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Come posso parlare di aborto a mio figlio adolescente?

Gentile redazione,

sono Giovanna, mamma di una ragazzina di 13 anni. Sono rimasta colpita dalla vicenda di quanto successo al Liceo classico Giulio Cesare di Roma, dove la preside ha impedito ai ragazzi di organizzare dei corsi sull’interruzione di gravidanza durante la settimana dello studente. La scuola non dovrebbe essere un luogo in cui discutere anche di queste problematiche? Noi genitori spesso ci troviamo impreparati e in difficoltà a parlare ai figli di aborto e contraccezione, la scuola potrebbe essere un aiuto importante anche per noi. Cosa ne pensate?
Grazie per la risposta che vorrete darmi

Giovanna

 

Cara Giovanna,

la sua domanda, più che legittima, apre davvero tanti fronti di discussione interessanti.
La prima, ci permettiamo, coinvolge i media e il pensiero dominante della società: l’interpretazione che la preside abbia “vietato” i corsi sull’interruzione di gravidanza è figlia proprio di questo, perché, nei fatti, la Dirigente ha chiesto di riformulare la proposta di tali corsi, anche perché, secondo la legge, per affrontare determinati argomenti di materia eticamente sensibile, serve il consenso dei genitori. Questo per mettere nella giusta luce i fatti accaduti.

Stimolare il ragionamento, non presentare un solo punto di vista

Dopodiché, la questione sul come parlare ai giovani di aborto rimane. E, onestamente, non pensiamo che quella del corso proposto ai ragazzi del Liceo Giulio Cesare fosse la migliore. Perché anziché invitare un’unica dottoressa, dichiaratamente impegnata nella lotta contro l’obiezione di coscienza, sarebbe stato forse più giusto, e più utile per gli stessi ragazzi, dare la parola anche a medici di diversa opinione, a donne che magari hanno sperimentato l’aborto e si sono pentite. Questo è il metodo che una scuola dovrebbe adottare, stimolando i ragazzi a ragionare con la propria testa sulla base di una conoscenza di tutti i punti di vista.

Questo non significa negare la libertà delle donne, anzi, significa mettere in atto un metodo di conoscenza che vale per tutto quello che i ragazzi si trovano a dover imparare.
Perché parlare di interruzione di gravidanza significa anche spiegare come e in che contesti sono nate le leggi sull’aborto; significa non tacere sulle possibili sofferenze che una decisione del genere comporta, perché a fronte di una donna che non ha sofferto per la sua scelta, ce n’è un’altra che ancora si interroga su quanto fatto anche ad anni di distanza.

Non è un vero aiuto ai ragazzi quello di tacere sul fatto che la legge dello Stato mira ad aiutare la donna a portare a termine la gravidanza. Che quello che manca non è l’aiuto a chi sceglie di abortire (nonostante quanto si dica, a nessuna donna che abbia deciso in tal senso è mai stata negata assistenza medica) quanto piuttosto delle politiche vere in aiuto della famiglia, in sostegno a chi sceglie di portare avanti, nonostante paure e difficoltà, la gravidanza di “quel” bambino.

Ogni gravidanza è unica e irripetibile

Perché, ultima questione che ci pare importante, ogni gravidanza non è “una” gravidanza, ma è qualcosa di unico e irripetibile. Si può scegliere di interromperla, magari con l’illusione di riprovarci in seguito come se fosse la stessa cosa. Ma la realtà è che “quel” bambino, di “quella” gravidanza, è unico e non tornerà mai più se si decide di non farlo nascere.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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