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Maria nel mistero dell’abbandono: il saluto dell’angelo (7)

La nascita di Gesù viene presentata quasi come un compito che Maria dovrà realizzare e per il quale riceve una speciale assistenza di Dio. Entrando da Lei l’angelo dice: «Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).

Nel quinto fascicolo della rivista Lemà sabactàni? sono pubblicate e disponibili gli studi e gli approfondimenti presentati in occasione della V Giornata di Studio e Confronto per una Spiritualità dell’Adozione, un evento promosso dalle Associazioni Ai.Bi. Amici dei Bambini e La Pietra Scartata, intenzionalmente dedicato alla figura di Maria, con particolare attenzione alle sue relazioni con Dio, con suo figlio Gesù, il Figlio di Dio, nonché con la nascente storia della prima comunità cristiana.

Con “Maria nel mistero dell’abbandono” vengono ripresi, commentati e contemplati alcuni dei tratti peculiari di Maria, del suo essere scelta da Dio, della sua disponibilità a divenire Mamma di Gesù, Madre di Dio, del suo prendersi cura del Salvatore e della salvezza.

Lo studio, curato dalla biblista Rita Torti Mazziche riproponiamo in 10 distinte tappe, di cui oggi pubblichiamo la settima (QUI la sesta), esplora alcune delle dinamiche della dialettica chiamata/ascolto – vocazione/risposta nelle vicende di alcuni dei protagonisti del rapporto tra Dio ed Israele, rintracciando alcuni aspetti del decidersi di Dio, del suo rivelarsi nella storia non senza coinvolgere l’uomo: una chiamata che si fa annuncio, un appello che suscita una libera disponibilità.

Settima tappa

(QUI la sesta)

Il saluto dell’angelo

La nascita di Gesù viene presentata quasi come un compito che Maria dovrà realizzare e per il quale riceve una speciale assistenza di Dio. Entrando da Lei l’angelo dice: «Chaîre, kecharitōménē, ho kýrios metà soû (nella traduzione latina Ave gratia plena, Dominus tecum), che in genere è tradotto con «Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).

 È un saluto molto particolare, di cui Maria stessa si meraviglia: “si turbò” (reazione emozionale) e “si domandava che senso avesse un tale saluto” (reazione razionale) (Lc 1,29). Come in Gdc 6,13 Gedeone riflette (ad alta voce) sulle parole dell’angelo, così ora Maria riflette, pondera, ma in silenzio. Il turbamento e la meraviglia non sono dovuti alla presenza dell’angelo, ma – il testo lo dice chiaramente – alle sue parole, che, ad un esame attento, si rivelano un elemento straordinario, che non si riscontra in nessun altro annuncio di nascita:

Chaîre

Potrebbe essere l’usuale saluto greco (e normalmente lo è: cf Mt 26,49; 27,29; Mc 15,18; Gv 19,3), ma vi si può vedere il vero significato dell’imperativo: “gioisci/esulta/rallegrati! In Luca, infatti, questo verbo è relativamente frequente (12 volte) e (prescindendo da Lc 1,28) non come saluto, ma sempre col senso “gioire”*. È improbabile che nell’annuncio a Maria manchi la gioia, che è parte essenziale in altri annunci (cf Lc 1,14; 2,10). Nella traduzione greca dell’AT (LXX) l’espressione è usata 4 volte sempre col significato: “gioisci!” (Gl 2,21; Sof 3,14; Zc 9,9; cf Lam 4,21): è l’invito alla gioia messianica, sempre rivolto a una collettività, alla Figlia di Sion (cioè all’Israele personificato**), mai ad una persona singola. Segue l’espressione più usuale “Non temere” e l’oggetto del messaggio è lo stesso: Yhwh viene a “risiedere in Sion”, come “re” e come “salvatore”.

Kecharitōménē (participio perfetto passivo da charitóō, un verbo che ricorre molto raramente)

Maria, caratterizzata da una speciale benevolenza da parte del Signore, è stata riempita di grazia. Il termine è usato al vocativo, quasi al posto del nome proprio” (ma non lo sostituisce). Solo in Gdc 6,12 il destinatario di un’apparizione angelica (in questo caso Gedeone) non viene designato col nome proprio, ma con una denominazione qualificante, “uomo forte e valoroso”, riferita al compito da eseguire: «va’ e con questa tua forza salva Israele dalla mano di Madian!» (Gdc 6,14). Questo fa pensare che anche kecharitōménē sia usato in riferimento a una missione di Maria, una missione determinata dallo speciale, benevolo amore di Dio: in Lc 1,30-33, infatti, l’angelo riprenderà questa qualificazione iniziale («Hai trovato grazia presso Dio»), per rivelare il suo ruolo.

 Ho kýrios metà soû

«Il Signore è con te». La frase, che assicura una speciale assistenza da parte del Signore***, esprime una forza dinamica: è una dichiarazione che si fa nei riguardi di persone particolari, che devono realizzare un compito importante (Giacobbe, Mosè, Giosuè, Gedeone, Saul, Davide, Geremia) e spesso la stessa persona è portatrice dello Spirito di Dio.

Già questa breve analisi ci fa capire che Lc 1,26-38 non è solo l’annuncio di una nascita, ma, allo stesso tempo, il racconto della chiamata di Maria, da paragonare soprattutto con quella di Gedeone (una chiamata che mette Maria accanto ai grandi della storia del popolo di Israele). Nel saluto dell’angelo l’invito alla gioia (Sof 3,14-15; Gl 2,21; Zc 9,9; cf Lam 4,21) è inserito per Maria, in modo originale, nel mistero di una chiamata. R. Laurentin, che ha approfondito soprattutto il testo di Sofonia, da cui sembrano dipendere gli altri due, crede di poter concludere che la presentazione dell’annunciazione in termini ripresi da Sofonia implica una duplice identificazione di Maria con la Figlia di Sion e di Gesù con Yhwh, re e salvatore: «La “figlia di Sion”, personificazione astratta di Israele, è attualizzata nella persona di Maria, che accoglie la promessa messianica in nome di Israele. La residenza di Yhwh nella figlia di Sion è attualizzata nel mistero della concezione verginale»****.

Inoltre, non si deve dimenticare che lo sfondo generale è uno sfondo davidico (Giuseppe è della casa di Davide: Lc 1,27; il Bambino otterrà il trono di Davide suo padre: 1,32). Davide e la città di Sion sono intimamente collegati. Maria viene esortata alla gioia come la figlia di Sion. E la sua gioia è destinata a diventare la gioia di tutto il popolo, come dirà l’angelo ai pastori in Lc 2,10. Certamente Maria non ha compreso sin dall’inizio tutte le implicazioni e i riferimenti delle parole dell’angelo. Ma quello che comprende, la commuove profondamente, la turba e la porta a riflettere, a chiedersi che senso abbia tale saluto. La sua prima reazione è il silenzio. (1,29), un silenzio che chiede di capire. Solo in un secondo tempo dal silenzio scaturirà una domanda (1,34) e infine, fidandosi totalmente di Dio, Maria darà la sua piena disponibilità al progetto di Dio (1,38).

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*Per il saluto, Luca usa la forma ebraica: “pace a questa casa” (Lc 10,5); «pace a voi» (Lc 24,36). Non è probabile, quindi, che qui usi la forma greca del saluto, specialmente considerando il fatto che è un testo situato in ambiente giudaico e ricco di riferimenti ai LXX, che per il saluto usano sempre la forma ebraica: cf S. Lyonnet, Chaire KecharitomeneBib 20 (1939), pp. 131-141; Idem, Il racconto dell’annunciazione, in La Scuola Cattolica 82(1954), pp. 411-446; R. Laurentin, Structure et Théologie de Luc I-II, Parigi 1957.

**Cf E. G. Mori, Figlia di Sion, in S. De Fiores – S. Meo (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Cinisello Balsamo (Mi) 1985, pp. 580-589.

***Solo in due passi dell’AT (Gdc 6,12 e Rt 2,4) l’espressione sembra avere la funzione di un saluto.

****R. Laurentin, O.c., pp. 66-67.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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