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Decidere, nella scelta dell’affido, di farsi mani e braccia di quel Gesù che vuole stringere tutti nell’abbraccio del suo Amore

27 febbraio 2022. Ottava domenica del tempo ordinario. Cristina e Claudio, del Gruppo Famiglie – Regione Lombardia, commentano il passo del vangelo secondo Luca (Lc 6,39-45)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»


Il commento di Cristina e Claudio

Quante volte ci accorgiamo di un atteggiamento, un gesto sbagliato, “qualcosa che non va” nelle relazioni tra le persone che incontriamo? E subito… siamo tentati di commentarlo con altri, oppure (quando troviamo il coraggio) di parlarne con i diretti interessati per spiegare loro come si affrontano certe situazioni. Già! Perché, di fatto, noi… sappiamo già affrontare qualsiasi situazione (in cui si trovano gli altri) e sappiamo dare consigli a tutti, su tutto e in qualsiasi momento. Beh… crediamo che questo brano di Vangelo si inserisca qui.
“Ipocrita, togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello” Ci va giù duro!
A una prima lettura sembrava una versione evangelica del: “Pensa agli affari tuoi, che di problemi ne hai già tanti”. O forse no? A ben vedere, cercando più a fondo c’è una parola che cambia tutto il senso. Potrebbe essere un pensa “prima” agli affari tuoi. E così va già meglio
Però, se pensassimo di risolvere “prima” tutti i nostri problemi, stiamo freschi! Visto che sempre nasce qualche problema nuovo… Così, ci è venuta in mente una frase di Madre Teresa di Calcutta appesa nella nostra cucina (nella speranza di viverla il più possibile): “Se pensi troppo a te stesso, non avrai tempo per amare gli altri”.
E, allora, anche questo brano ha trovato il suo senso nel nostro cuore: ciascuno di noi è capace di “amare alla Dio” (siamo “a Sua immagine”), di produrre “buoni frutti”. Si tratta di scegliere quali frutti vogliamo produrre. Possiamo continuare a individuare criticità e distribuire le nostre soluzioni. Oppure possiamo scegliere di farci vicini, ascoltare, accogliere, metterci a disposizione. Possiamo scegliere di essere l’uomo buono! Quello che “dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene”.
A ripensarci, sono un po’ le tappe che hanno avvicinato anche noi all’esperienza di famiglia affidataria. Anche noi sempre presi da mille e una cosa, incluse le attività pomeridiane dei nostri figli (naturali) e poi… abbiamo scelto di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di farci mani e braccia di quel Gesù che vuole stringere tutti nell’abbraccio del suo Amore.
E una volta “dentro”, abbiamo fatto anche esperienza di quel buon tesoro del brano di oggi, accogliendo insieme alla nostra terza figlia (in affido) anche i suoi genitori e andando “oltre” le pagliuzze presenti nei loro occhi, consapevoli che questo “andare oltre” aiuta a crescere soprattutto noi e la nostra famiglia, in una vera e propria palestra di perdono.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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