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Amoris Laetitia (12). La genuinità della relazione matrimoniale: una fiducia testarda, pervicace, indistruttibile

La fiducia nel prossimo riconosce che dietro all’oscurità che a volte avvolge le nostre anime, c’è sempre una luce accesa da Dio che non smette mai di brillare

Il 19 marzo 2021 è cominciato l’anno “Famiglia Amoris Laetitia”, che si concluderà il 26 giugno 2022 con l’Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma a dieci anni esatti di distanza da quello di Milano del 2012.


L’8 dicembre scorso, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, Papa Francesco ha proclamato anche l’anno speciale di San Giuseppe. Abbiamo vissuto, quindi, un doppio “anno speciale”, che ha messo felicemente insieme, al centro, la famiglia e colui che, avendo saputo custodire la Sacra Famiglia, è un modello e un intercessore per tutti i papà (e tutte le mamme) di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

Per aiutare ad approfondire i temi della famiglia e dell’amore coniugale, a cinque anni dalla pubblicazione di Amoris Laetitia, Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a “fare il punto della situazione”, donando un piccolo e prezioso vademecum sull’amore coniugale e familiare ed esortando a non considerarci mai arrivati all’obiettivo, ma a continuare a confrontarsi con il testo, per rimettersi in discussione e, se necessario, in cammino.

In particolare, il quarto capitolo è dedicato all’amore nel matrimonio, con un richiamo al famosissimo brano biblico, che nella tradizione cristiana viene chiamato “inno alla carità”. Proveremo ad approfondire la lettura che il Papa propone della carità e delle sue caratteristiche attraverso 16 contributi, coprendo così l’intero anno dedicato alla lettura, allo studio e all’approfondimento di Amoris Laetitia.

Puntata 12

(Per rileggere la puntata n.11 QUI)

Continuiamo il nostro percorso in preparazione all’Incontro Mondiale delle Famiglie in programma nel prossimo mese di giugno 2022, a Roma, a dieci anni di distanza dall’IMF di Milano 2012.

Quest’anno, purtroppo, l’Incontro sarà limitato nella partecipazione in presenza dalla pandemia ancora in corso, ma potrà naturalmente essere seguito a distanza tramite tv, internet, stampa e social senza nulla perdere.

Siamo giunti al dodicesimo passo del nostro cammino di riflessione sulla prima parte del capitolo quarto di Amoris Laetitia, pubblicata nel 2016, come raccolta e rilancio dei due sinodi dei vescovi sulla famiglia (tenutisi a Roma nel 2014 e nel 2015), che tratta di quello che la tradizione della Chiesa ha definito l’“Inno alla Carità paolino”, dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi (capitolo 13, versetti 4-7): “La carità è paziente, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

Ricordiamo ancora una volta che Papa Francesco ha dedicato ben 31 numeri della sua esortazione apostolica Amoris Laetitia alla descrizione delle caratteristiche e dei frutti maturi della carità, mettendoli in rapporto all’amore sponsale, genitoriale e filiale nella quotidianità della vita familiare (dal numero 89 al 119, quasi un decimo dei numeri dell’intero documento, che sono 325). Questo a sottolineare quanto l’amore coniugale sia fondamento della famiglia, della Chiesa e della vita sociale.

Le prime dieci caratteristiche e frutti maturi della carità, di cui abbiamo proposto un commento nei mesi scorsi sono quelli della pazienza, della benevolenza, della guarigione dall’invidia, dell’umiltà, dell’amabilità, del distacco generoso, dell’assenza di violenza interiore, del perdono, del rallegrarsi con gli altri e del compiacersi del bene altrui.

Questo mese esamineremo i numeri dell’esortazione dal 114 e 115, dedicati dal Papa di Buenos Aires alla carità che tutto crede.

Questa fa parte dell’insieme di quattro espressioni che ricomprendono il concetto di “tutto” e che costituiscono nell’inno paolino le caratteristiche della carità dalla decima alla tredicesima ed ultima. Le quattro espressioni sono: la carità tutto scusa, tutto crede, tutto spera e tutto sopporta.

Il “tutto”, nell’amore coniugale e familiare, esprime molto bene la totalità di questo amore che scusa, sopporta ma soprattutto crede e spera. Con questi presupposti nella relazione familiare sembra che non ci possano essere limiti alla serenità, alla pienezza di vita, alla fecondità, alla generatività e alla libertà di ognuno.

Questo “tutto crede” della carità, ci dice Francesco, va inteso non nel senso della fede in Dio, ma nel senso del credere nell’altro, nell’avere fiducia.

La fiducia nel prossimo è una disposizione dell’animo importantissima. Questa fiducia riconosce che dietro all’oscurità che a volte avvolge le nostre anime, dietro i nostri limiti e difetti, dietro alle incomprensioni, c’è sempre una luce accesa da Dio che non smette mai di brillare e che è insita in ogni creatura pensata e voluta da Dio proprio così come si mostra.

L’avere fiducia permette all’altro spazi di libertà.

“Io mi fido di ciò che tu deciderai di fare, muoviti come pensi sia giusto e condividiamo”: questo dovrebbe essere l’atteggiamento che tutto crede, ma purtroppo è sempre molto difficile applicarlo sia nelle piccole che nelle grandi e importanti azioni del quotidiano.

Quante volte, soprattutto le mogli, non si fidano di come i mariti svolgono le faccende di casa o di cura dei figli andando a controllare se i lavori fatti sono “a regola d’arte”? sono sicuramente queste le piccole manie che all’interno di una coppia diventano abitudini tollerate, ma in fondo sono piccole mancanze di fiducia delle quali non abbiamo certezza non ci siano conseguenze. O meglio, subendo tale sfiducia, un marito potrebbe sorridere pensando alle manie di controllo della moglie, potrebbe mettere meno impegno in quello che fa (“tanto non basta mai”) oppure sentirsi offeso e non libero di poter fare anche a modo suo alcune cose raggiungendo lo stesso obiettivo. Lo stesso vale per i mariti nei confronti delle mogli, magari per altri aspetti del quotidiano.

Questi comportamenti portati all’estremo possono creare quelle situazioni in cui ogni passo di un coniuge deve essere controllato dall’altro, telefonate frequenti per chiedere “dove sei e cosa fai?”, piuttosto che indagini sulle spese, sui messaggi telefonici, sui rapporti con persone esterne alla famiglia … situazioni umilianti e logoranti.

Se non c’è fiducia e libertà nella coppia di sposi, si rischia un’”endogamia senza orizzonti” (AL 115).

L’endogamia è un matrimonio contratto solo all’interno del proprio gruppo sociale, in questo caso Francesco fa riferimento a matrimoni che non si aprono agli altri, che si chiudono in se stessi proprio per la mancanza di fiducia reciproca nella coppia.

L’espressione del Papa indica una relazione asfittica, non feconda, mortifera; una relazione in cui non c’è la possibilità di esplorare in autonomia il mondo esterno, ricco e vario, da cui trarre anche stimolo per la vita della stessa coppia. Infatti, la possibilità che moglie e marito siano liberi di esplorare in autonomia ciò che sta al di fuori di loro, consente di condividere nella gioia o nella fatica quanto conosciuto, sperimentato, in un arricchimento reciproco che è una delle bellissime opportunità del matrimonio, come il Papa sottolinea.

Naturalmente non può esserci fiducia e libertà senza sincerità.

È un circolo virtuoso: quando so che gli altri hanno fiducia in me e percepiscono la mia bontà di fondo anche nell’errore, è allora sono libero di essere pienamente me stesso, senza infingimenti e senza maschere.

Ecco, quindi, che il nostro Papa ci dà, con semplicità e chiarezza, una possibile ricetta per la genuinità della relazione matrimoniale, per la sincerità e al contempo per la libera e autentica espressione di noi stessi come singoli e come coppia.

Questa ricetta, naturalmente, pare particolarmente utile anche nelle relazioni tra genitori e figli e tra fratelli, tra amici. Nelle famiglie dove si coltiva quotidianamente questa fiducia reciproca che la carità ci dà come suo dono, questa permette il sorgere della vera identità di ognuno tenendo lontani in modo del tutto naturale e spontaneo la falsità e l’inganno.

È una fiducia che si riproduce costantemente nel tempo, che si ricrea nonostante tutto quello che può succedere e che spesso succede. È una fiducia testarda, pervicace, indistruttibile. Permette di amare in modo incondizionato e di ricominciare ogni volta, al di là delle inevitabili debolezze e cadute.

Nelle famiglie in cui non c’è questa fiducia, si vivrà costretti sulla difensiva. Si manterranno i propri segreti, si nasconderanno i propri sbagli e le proprie debolezze, si sarà costretti a fingere di essere ciò che non si è. Ci si controllerà invece di lasciarsi andare, si vivrà nel sospetto e nel giudizio reciproco. Ecco, qui vediamo come la famiglia possa trasformarsi in una specie di inferno: dove si condanna senza pietà, ci si inventa un sé falso e bugiardo, tutti i rapporti sono inquinati e si tira avanti così, sopravvivendo anziché vivere pienamente.

Ti preghiamo Padre, fa che la carità, vento d’amore inestinguibile che può soffiare nei nostri cuori spazzi via le falsità dei nostri rapporti e porti aria pura nelle nostre famiglie. In esse si possa così vivere nella fiducia reciproca e nella libertà, nella genuinità e nella spontaneità positiva del proprio essere. Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo. Amen

Cristina e Paolo Pellini



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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