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Maurizio Chiodi: adottare significa acconsentire, nella libertà, a un dono ricevuto

Il teologo Maurizio Chiodi, già consigliere spirituale de La Pietra Scartata, riflette sul significato e “il rischio” dell’adozione: la risposta generosa e bella al dramma dell’abbandono

Maurizio Chiodi è docente di teologia morale presso il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” di Roma e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, autore del libro Dramma, dono, accoglienza. Antropologia e teologia dell’adozione (Edizioni San Paolo – 2020), è stato primo Consigliere Spirituale e ispiratore dell’Associazione La Pietra Scartata, direttore della rivista “Lemà Sabactani?”.
Qualche tempo fa, in occasione di un intervento di Papa Francesco in relazione al dramma dei bambini senza famiglia, aveva rilasciato un lungo articolo pubblicato da Avvenire dal titolo “Bambini abbandonati, ferita che sanguina in ogni coscienza”.


Adozione come risposta al dramma dell’abbandono

Una riflessione attenta e molto profonda che parte dalla constatazione del calo internazionale delle adozioni e richiama subito il monito del Papa a “Non avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere ‘il rischio’ dell’accoglienza”.
Ma, si chiede Chiodi, come vincere la paura di questo “rischio”? Prima di tutto, mettendosi in ascolto del grido di dolore, a volte anche molto silenzioso, di chi “pur essendo stato generato come figlio, non è più figlio”. Perché “ogni abbandono è un’esperienza di dolore e di fatica”.
L’adozione, sottolinea Chiodi: “è la risposta generosa e bella al dramma dell’abbandono”, ma bisogna sottolineare che questa risposta non è mai un ripiego: “L’adozione non può essere una scelta per riempire il vuoto e la delusione legati alla difficile esperienza della sterilità… Si tratta, al contrario, di una risposta che trasforma l’abbandono in occasione di un dono e questo, va sottolineato, è tutt’altro che un atto compassionevole, nel senso pietistico della parola. L’adozione è un atto di responsabilità in cui sia la famiglia che accoglie sia chi viene accolto hanno molto da donare e molto da ricevere. Tutto questo non va senza il dramma, la fatica, il rischio”.

Il “rischio” dell’adozione

E proprio “rischio” è l’altra parola decisiva. Perché generare, sia nella carne sia attraverso l’adozione, è sempre un rischio. Generare è “un atto di fiducia e di fede”. Ma nell’adozione questo rischio ne racchiude uno ulteriore, ovvero quello di desiderare il figlio perfetto, confondendo il “figlio del desiderio” con il “desiderio del figlio”. Si tratta di un rovesciamento che va a incidere sul senso stesso dell’atto generante di un padre e di una madre. Nessun figlio è riducibile a oggetto del proprio desiderio”. Al contrario – prosegue Chiodi: “Desiderare un figlio significa aprirsi a un altro, irriducibile a sé”. Perché generare un figlio è un dono “a perdere”: “È dando che si riceve, è donando che si scopre il dono che abbiamo anzitutto ricevuto”.
E se ha ragione il Papa nel dire che generare è un rischio, si può dire che più rischioso ancora sia non generare, non aprirsi al dono e, in fondo, “non sapere ricevere”. Per questo, come dice il Papa, l’adozione “è tra le più altre forme di amore e di paternità e maternità”.

“L’accoglienza adottiva  – continua Chiodi – accetta la sfida di “inventare” con un figlio, da altri generato, un processo di maternità e paternità, che coinvolge la carne, il tempo, gli affetti, il tempo, le risorse, le attese, le paure, le fatiche e le gioie, proprio come tutti coloro che generano, nel corpo, il proprio figlio”.
Volere un figlio significa “rispondere a una grazia” che sorprende e supera i genitori stessi. “Ogni figlio va ‘adottato’, acconsentendo nella libertà al dono ricevuto. La paura di adottare, dunque, si supera solo imparando a prendersi cura della solitudine, della “ferita” di chi non è più figlio, perché quella ferita diventi una cicatrice e dunque un segno di rinascita, di vita e di speranza… L’adozione è un atto di cura, di responsabilità e di generatività, che dà carne a questa speranza, come testimoniano le molte famiglie che hanno adottato”.

Tutti gli articoli di Maurizio Chiodi si possono trovare nei diversi numeri della rivista Lemà Sabactani?, acquistabili sul sito della Fondazione Ai.Bi.



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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