Maria e Luigi, una coppia come tante, unita da un amore forte e fecondo. Una coppia impegnata per il bene comune. Quel bene che permette ad ogni genitore di non disperare mai per i propri figli anche di fronte alle esperienze più difficili
Quante coppie nella loro “cristiana normalità”, hanno condotto un cammino di vita santo, portando la luce della fede in famiglia, nell’educazione dei figli e nella vita che li ha circondati?
San Giovanni Paolo II desiderava fossero canonizzati coniugi cristiani esemplari. Coppie impegnate come tante, forti nella fede ma non senza momenti di dubbio e paura. Santi della porta accanto.
Oggi vi presentiamo la prima.
La vita dei beati Maria Corsini e Luigi Beltrame Quattrocchi
Luigi nasce a Catania nel 1880. Suo padre Carlo Beltrame, originario del Friuli, è un funzionario di prefettura, questo impegno causa alla famiglia molti trasferimenti in giro per l’Italia. La madre si chiama Francesca.
A Catania, i Beltrame vivono vicino ai coniugi Stefania e Luigi Quattrocchi, loro cognati e zii del piccolo Luigi. Quando per lavoro i genitori del piccolo Luigi, che hanno già diversi figli, devono partire per Urbino, gli zii Stefania e Luigi, che invece non ne hanno e sono molto legati al piccolo, propongono ai cognati di poter allevare Luigi promettendo che l’avrebbero amato come se fosse stato un loro figlio ma senza con questo sostituirsi ai genitori o privarlo del loro amore.
Luigi Beltrame Quattrocchi potrebbe essere considerato il patrono degli affidati
I genitori di Luigi, con un atto d’amore fraterno grandissimo, accettano, e Luigi si trasferisce dagli zii, che diventano così a tutti gli effetti i suoi genitori affidatari. Luigi Beltrame Quattrocchi è quindi un bambino affidato che, attraverso il travaglio dei suoi passaggi esistenziali, arriva a condurre una vita piena di amore e significato, tanto da essere additato dalla Chiesa come santo e posto come esempio a tutti i fedeli. Potrebbe essere considerato il patrono degli affidati a cui potrebbero rivolgersi per intercessione tutti gli affidati, i genitori e i fratelli affidatari.
Luigi quindi si trasferisce con gli zii affidatari da Catania ad Ancona poi a Roma, dove frequenta al liceo classico. Si iscrive infine a Giurisprudenza. Il padre affidatario, anch’egli di nome Luigi è severo, secondo i dettami dell’epoca, addolcito dal carattere di Stefania. Lo spirito che anima la famiglia è quello tipicamente laicista dell’epoca: lontano dalla religione, ma improntato al senso di responsabilità e del dovere. Il giovane Luigi assorbe questi valori. Nel 1902 si laurea in Legge e avvia la sua carriera di avvocato. È un uomo colto, ama i classici della letteratura, il teatro, la musica, la natura e i viaggi.
La lontananza di Luigi dalla Chiesa e dalla religione non gli impedisce di coltivare uno spirito onesto e rispettoso delle persone.
Maria Corsini. Donna dalla fede profonda
Maria nasce a Firenze nel 1884, figlia unica di genitori fiorentini. Anche la sua è una famiglia borghese. Il padre è un ufficiale dell’esercito, autoritario e irascibile. La mamma è vivace e forte. La piccola Maria ha un carattere sensibile e introverso, ma nello stesso tempo forte e deciso.
Anche la famiglia Corsini è impregnata dello spirito laicista dell’epoca, che mette in primo piano i valori della patria e della libertà. Nonostante questo Maria sviluppa una fede molto profonda, che col tempo riuscirà a trasmettere anche a Luigi. Come per altri sposi servi di Dio della Chiesa cattolica del XX secolo, è l’elemento femminile ad apportare alla coppia una fede robusta e matura, che poi si allarga allo sposo.
Nel 1903 la famiglia Corsini si trasferisce a Roma. Maria ama la letteratura, ma i genitori la iscrivono a una scuola femminile di ragioneria, inseguendo i loro ideali di libertà e di emancipazione femminile.
Gli studi contabili non impediscono a Maria di coltivare la sua passione per la letteratura, le lingue e la musica.
La famiglia di Maria fa amicizia con la famiglia Quattrocchi a Roma e ciò permette ai due giovani di incontrarsi ed innamorarsi.
Maria, ragazza di fede, nella sua semplicità, mostra al giovane avvocato una giustizia divina che va oltre ai libri di diritto e gli parla di intenzioni e di moralità umane.
Durante il fidanzamento un mese di lontananza porta la coppia a scambiarsi numerose lettere che sono testimonianza di un amore struggente e appassionato, incarnato.
Luigi, intanto, si ammala di peritonite ed è in fin di vita. Maria prega incessantemente per Luigi e Luigi guarisce.
Maria e Luigi si sposano nel 1905. I giovani sposi vanno a vivere in casa dei genitori di lei, dove ci sono anche i nonni. La convivenza non è facile ed è Luigi ad aiutare Maria nella gestione della faticosa situazione relazionale tra le tre generazioni.
L’anno dopo nasce Filippo. Due anni dopo nasce Stefania. Nel 1909 nasce il terzo figlio, Cesarino, dopo un parto difficile.
Alla quarta gravidanza, nel 1913, a partire dal quarto mese viene diagnosticata a Maria una placenta previa. Questo voleva dire, in base alle conoscenze mediche dell’epoca, una condanna a morte per mamma e bambino. Maria e Luigi sono sconvolti.
Durante gli otto anni di matrimonio, la fede di Luigi è cresciuta molto e ora proprio questa fede dà loro la forza di stringersi insieme e di dire no al consiglio dei medici di abortire.
Nei quattro mesi di attesa la comunione tra i due sposi, radicata nella realtà trascendente di Dio, diventa d’acciaio. Il 6 aprile del 1914, al termine dell’ottavo mese Enrichetta viene al mondo. Sta bene. La mamma anche. È un miracolo. Ad agosto scoppia la Prima guerra mondiale.
Nel 1918 Luigi affronta una grave crisi spirituale.
È legata alla severa ascesa spirituale intrapresa da Maria guidata del suo padre spirituale. La guerra ha costretto Luigi a farsi molte domande e sembra avere paura di Dio. Lo vede quasi come un rivale che può portagli via la sua sposa, attirandola troppo in alto verso di sé, dove lui sente di non poter arrivare. Ma Maria aiuta Luigi a capire, confortata dalla preghiera ed invitandolo ad affidarsi insieme a lei a Dio.
L’imparare insieme a tenere lo sguardo verso Cristo, trovando in questo modo la forza e la serenità per affrontare l’impegno educativo dei figli e l’impegno sociale, portò i Beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi a insegnare ai loro figli ad affrontare le fatiche e le gioie della vita “guardando sempre dal tetto in su”. Come poi tutti e quattro effettivamente fecero.
La vita di una famiglia “normale”
I due coniugi, dopo la guerra, conducano così una vita “normale”. Non sono protagonisti di avvenimenti straordinari. Semplicemente realizzano in modo esemplare la loro vocazione matrimoniale. Luigi svolge la sua professione di avvocato con onestà e competenza. Rinuncia alle possibilità di carriera quando è in gioco la scelta tra la sua carriera e i suoi valori. Quando subisce delle ingiustizie preferisce il silenzio. Maria ammira sempre di più Luigi, soprattutto quando gli apparenti insuccessi agli occhi umani, hanno radice nei valori e nei principi del marito.
I due coniugi, inoltre, sono impegnati nei movimenti cattolici, che in questo periodo conoscono un grande sviluppo, prima della svolta negativa imposta dal fascismo.
Dal 1916 Luigi si impegna nello scoutismo, cooperando colla ASCI, la progenitrice dell’AGESCI. Nel 1919 fonda un oratorio festivo nella basilica di Santa Prudenzana a Roma.
Collabora all’Azione Cattolica e, dopo la guerra, in vista delle elezioni del 48, ai Comitati Civici. È impegnato nell’Agenzia ORBIS, nel Centro Studi Politici, nella GIAC (Gioventù italiana di azione cattolica), nel Fronte della Famiglia (attività per la famiglia all’interno dell’Azione Cattolica).
Insieme a Maria, partecipa al Movimento di Rinascita Cristiana (nato nel 1944, sul finire della guerra), all’UNITALSI e diventano insieme terziari francescani.
Maria è già crocerossina durante la guerra e al termine realizza, come catechista, dei corsi fidanzati, una novità per l’epoca come primi passi della pastorale familiare.
Il 13 agosto 1940 Maria, preoccupata dalla guerra, affida i suoi 4 figli alla protezione di Maria presso il santuario della Madonna del Divino Amore.
Luigi muore, nel 1951, stroncato da un infarto. Maria ha 14 anni di vedovanza. Morirà infatti nel 1965 a Bibbiena, in provincia di Arezzo.
Il dolore della vedovanza è forte, ma Maria non si chiude a Dio. Si dedica alla scrittura, suo grande dono. Dei loro quattro figli, tre si consacrano in ordini religiosi differenti, la quarta, Enrichetta, unica laica e anche mamma adottiva, è stata proclamata dalla Chiesa Serva di Dio.
Nel 1994 si apre la causa di beatificazione dei coniugi
Nel 1994 viene aperta la causa di beatificazione dei due coniugi, sotto l’impulso profetico di San Giovanni Paolo II, che desiderava che fossero canonizzati coniugi cristiani esemplari. È significativo che la prima coppia di coniugi beati italiani proclamata dalla Chiesa sia di estrazione borghese. Una coppia impegnata come tante, forte nella fede ma non senza momenti di dubbio e paura. Santi della porta accanto.
Ma Dio ha confermato immediatamente la profezia di San Giovanni Paolo II.
Gilberto Grossi è un giovane affetto da una grave patologia, la rettocolia ulcerosa, che gli viene diagnosticata a dieci anni. Non riesce più a camminare. Ha dolori. Nonostante questo Gilberto, reagisce, vuole studiare medicina. Finisce il liceo classico e si iscrive a medicina. Proprio nel ‘94 le sue condizioni si aggravano e questa volta ai dolori si aggiungono lo sconforto e la depressione. In questo periodo padre Paolino Beltrame Quattrocchi, figlio dei coniugi Beltrame Quattrocchi, conosciuto anni prima, gli propone di trascorrere un po’ di tempo nella casa di Roma dei coniugi, per aiutarlo a inserire nel computer le lettere dei genitori, per memorizzarle. Gilberto, che ormai ha abbandonato le speranze di diventare medico, accetta volentieri. E lì, in casa, man mano che inserisce le parole di queste due splendide persone sulla tastiera, Gilberto capisce che questi due Servi di Dio sono delle persone a cui può affidarsi per intercessione. Chiede loro tre cose: la guarigione, la laurea in medicina e il matrimonio con la sua fidanzata.
Nel giugno del ‘95, improvvisamente, le sue piaghe si chiudono e i suoi insopportabili dolori ossei spariscono. I successivi controlli medici attestano che la malattia non è sparita, ma, inspiegabilmente, i sintomi non ci sono più.
Gilberto si laurea, si sposa, si specializza in neurochirurgia, fa operazioni importanti ed impegnative e i sintomi non ricompaiono più.
Questo miracolo porta alla beatificazione di Maria e Luigi, il 21 ottobre 2001, regnante Giovanni Paolo II, e, speriamo, alla loro futura canonizzazione.
Maria e Luigi, una coppia come tante, unita da un amore forte e fecondo. Una coppia dedita alla cura dei figli, alla loro educazione ed impegnata per il bene comune. Delle loro vicende quella che appare particolarmente degna di santità è l’aver accettato di portare alla vita Enrichetta, scelta che anche altre mamme hanno fatto mettendo in gioco la propria vita. Ciò è stato possibile per Maria e Luigi ma anche per gli altri genitori che si sono assunti il “rischio” di una gravidanza estremamente difficile, quando lo sguardo al Cielo permette di contemplare un bene più grande, un bene inspiegabile a parole, il mistero. Quel bene che permette ad ogni genitore di non disperare mai per i propri figli anche di fronte alle esperienze più difficili. È la fede cieca, la speranza certa dell’affidarsi al Padre. Ma questa stessa fede può permeare ogni nostra scelta, decisione quotidiana in un cammino di santità.
Leggi anche:
Tags: coppie sante