Due sposi del Ruanda, veri testimoni di quanto l’amore nel matrimonio possa portare a realizzare ciò che sembra umanamente impossibile
Quante coppie nella loro “cristiana normalità”, hanno condotto un cammino di vita santo, portando la luce della fede in famiglia, nell’educazione dei figli e nella vita che li ha circondati?
San Giovanni Paolo II desiderava fossero canonizzati coniugi cristiani esemplari. Coppie impegnate come tante, forti nella fede ma non senza momenti di dubbio e paura. Santi della porta accanto.
Oggi vi presentiamo la seconda coppia santa, per conoscere la prima QUI
Servi di Dio. Daphrose Mukansanga e Cyprien Rugamba
Cyprien nasce a Cyanika, in Ruanda, nel 1932.
Nel 1948, appena dopo la guerra, a 16 anni viene ammesso al seminario minore San Leone. Terminato il seminario minore, nel 1954, a 22 anni, entra nel seminario maggiore di Nyakibanda. Paradossalmente studiando in seminario la filosofia esistenzialista, perde la fede e lascia il seminario. Tra il 1960 e il 1962 studia storia in Burundi e in seguito per proseguire gli studi andrà in Belgio.
In questi anni si innamora di Xaverine, una ragazza del suo villaggio. Le rispettive famiglie si accordano e vengono fissate le nozze. Sono però gli anni dei primi massacri etnici post-indipendenza e la fidanzata di Cyprien muore durante uno di questi. Cyprien cade in depressione e per due anni si rifugia nella scrittura, sua unica consolazione; ha un talento per la poesia, per la musica, per la coreografia e per le forme ancestrali dell’arte ruandese.
Secondo le usanze locali è la famiglia di Cyprien che cerca per lui una seconda moglie e la trovano in una giovane e bella ragazza del villaggio, nipote di Xaverine, di nome Daphrose. In questo modo continua a essere onorato l’accordo di matrimonio tra le due famiglie.
Daphrose nasce nel 1944, in una famiglia profondamente cristiana.
Preghiera quotidiana e Messa sono parte fondamentale della vita della famiglia. Frequenta le superiori dalle Suore Bianche. Quando il paese ottiene l’indipendenza, nel 1962, ha diciotto anni e subito iniziano i massacri interetnici. La famiglia di Daphrose, come molte altre, viene deportata. Il padre si ammala e muore, sua sorella viene uccisa. Intanto Daphrose è diventata maestra di scuola primaria.
Daphrose e Cyprien si sposano nel 1965.
Il matrimonio non è felice. Lui sembra non riuscire a guarire dalla ferita causata dalla morte della sua prima fidanzata. Il loro primo figlio muore poco dopo la nascita. Il secondo, Olivier, nasce nel 1967. Ne avranno 10, tra cui alcuni adottivi.
Daphrose, come capita spesso nei villaggi rurali ruandesi, senza un particolare motivo o forse perché cattolica, viene accusata di stregoneria. Cyprien, purtroppo, crede alle accuse e ripudia la sua sposa, riconsegnandola alla sua famiglia.
Il figlio che, secondo la cultura locale appartiene al padre, rimane con lui. Daphrose prova immensa umiliazione e sofferenza. Lei sa di essere innocente.
Successivamente le accuse a Daphrose si rivelano essere infondate. Cyprien la riaccoglie in casa, ma non ha il coraggio o il desiderio di chiederle scusa per averla abbandonata. Sa di essere in torto ma si limita a un rapporto educato con la moglie. Daphrose invece desidera perdonare il marito per quanto le ha fatto, anche senza riceverne richiesta. Chiede insistentemente la forza del perdono e prega per lui.
Cyprien ha varie relazioni fuori dal matrimonio ormai di facciata. Da una di queste nasce una bambina che Daphrose accoglie in casa come figlia. Accetta questa ulteriore umiliazione e non cessa di pregare per il marito.
Cyprien, intanto, fa una discreta carriera lavorativa. È un intellettuale stimato e nel 1973 diventa direttore del Centro nazionale di studi scientifici ruandese a Butare. Gli studi approfonditi compiuti da Cyprien lo convincono che il popolo del Ruanda è uno. Non ci sono radici etniche o culturali diverse ma un unico popolo, intrecciato da legami di parentela.
Nel 1980 Cyprien si ammala e diventa non autosufficiente.
La malattia è un rebus per i medici che non riescono a diagnosticarla con precisione.
Daphrose, intanto ha incontrato un gruppo di Rinnovamento carismatico. La sua preghiera cresce e si intensifica. Questo le dà una forza straordinaria, consentendole di dedicarsi completamente al marito nonostante le ferite e le umiliazioni subite da lui e una richiesta di perdono che da parte sua non è mai arrivata. Cyprien, vedendo la fede della moglie, inizia a vacillare nella sua incredulità. Daphrose prega incessantemente per la sua guarigione.
Cyprien torna in Belgio per cercare di curarsi, non trovando soluzioni in Ruanda. Qui succede una cosa straordinaria: improvvisamente sente uno strano calore e i sintomi invalidanti scompaiono.
Cyprien intuisce che quanto è avvenuto è frutto della preghiera di sua moglie e del suo gruppo di preghiera e sperimenta una conversione radicale.
Questa esperienza lo porta a chiedere perdono a Daphrose, rompe anche con le usanze del suo popolo non vergognandosi di manifestare in pubblico gesti di affetto verso la moglie.
Traslocano a Kigali, la capitale, dove sanno esserci molti i bambini di strada, abbandonati a se stessi. Si occupano di loro, fondano un centro per la loro nutrizione dove ne accolgono a decine.
Nel 1989 incontrano la Comunità dell’Emmanuele, quindi vanno in pellegrinaggio a Paray-le-Monial, in Borgogna, nell’est della Francia.
Al loro ritorno in patria, fondano un gruppo di preghiera settimanale della Comunità dell’Emmanuele a casa loro. In questo modo la Comunità avvia ufficialmente le sue attività ruandesi. I coniugi introducono anche nel loro paese anche il Rinnovamento nello Spirito.
L’indipendenza ruandese dal Belgio, raggiunta nel 1962, come detto condusse purtroppo, a forti tensioni etniche tra gli Hutu e i Tutsi. Cyprien sa bene che la divisione tra hutu e tutsi è assolutamente infondata. È convinto che ci siano solo figli di Dio. Sente che deve fare qualcosa per propagare questo messaggio. Usa i doni che il Signore gli ha messo a disposizione: scrive libri, poesie, compone canzoni. Diventa famoso nel suo paese. Mette a rischio la sua incolumità perché sa che dichiararsi cristiano è molto pericoloso nel clima di tensione interetnica esistente. Afferma con decisione e coraggio: “siamo una sola etnia, quella di Gesù”.
I coniugi Rugamba chiedono fortemente la pace.
Cyprien si espone consigliando al presidente Habyarimana di non registrare più l’appartenenza etnica sulle carte di identità.
I Rugamba vengono uccisi nel 1994 con sei dei loro dieci bambini e una loro cuginetta il giorno dopo l’assassinio del presidente del paese, giorno che ha marcato l’inizio del genocidio dei tutsi ruandesi, durante il quale, in soli 100 giorni, furono massacrati tra i 500.000 e 660.000 tutsi ruandesi.
Il centro per l’alimentazione degli “street children” a Kigali, fondato dai Rugamba, nel 1992 esiste ancora ed è gestito da Fidesco, la ong della Comunità dell’Emmanuele.
Nel 2015 i Rugamba sono stati dichiarati Servi di Dio ed è iniziato il loro processo di beatificazione.
Daphrose e Cyprien, sposi per imposizione della tradizione, segnati da una serie di tradimenti, di perdono non chiesto ma concesso, sorretti dalla fede in un contesto sociale pericoloso, sono martiri con i loro figli. Sono esempio di un amore che coltivato, a volte sofferto, può portare a realizzare ciò che sembra umanamente impossibile: il perdono che si rigenera nella gratitudine come forte esigenza di restituire. Testimoni di fede, attraverso la preghiera, con la loro vita hanno narrato la bellezza del Vangelo che si fa storia quotidiana nell’accoglienza dei più piccoli, di chi ha fame, fame di amore.
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