Ciò che colpisce in Laurita e Eduardo è lo stile della serenità di chi ha una fede forte e si affida, di chi lascia spazio all’ascolto della Parola e alla preghiera, di chi riconosce nei propri figli il vero dono, di chi contempla quel proprio figlio imperfetto come Cristo nella propria casa
Quante coppie nella loro “cristiana normalità”, hanno condotto un cammino di vita santo, portando la luce della fede in famiglia, nell’educazione dei figli e nella vita che li ha circondati?
San Giovanni Paolo II desiderava fossero canonizzati coniugi cristiani esemplari. Coppie impegnate come tante, forti nella fede ma non senza momenti di dubbio e paura. Santi della porta accanto.
Oggi vi presentiamo la terza coppia santa, per conoscere la seconda QUI
Servi di Dio: Laura ed Eduardo Ortiz
Eduardo
Nel 1910 Eduardo nasce a Segovia, una cittadina vicina a Madrid. Nonostante la tradizione familiare lo indirizzi verso la carriera militare, Eduardo sceglie di studiare medicina. Si laurea nel 1933, a 23 anni e, terminata la guerra civile spagnola nel 1939, ottiene anche un dottorato. Persegue la carriera universitaria e, nel 1958 entra nel corpo docente della neonata Università di Navarra, nel nord della Spagna, e nella corrispondente Clinica Universitaria. Eduardo lavorerà poi a Pamplona, la capitale della regione.
Durante la guerra civile il padre di Eduardo è un militare di carriera che viene catturato, processato e condannato dai rivoluzionari. Eduardo riesce a negoziare il suo rilascio, ma il padre rifiuta un indulto che l’avrebbe messo contro i propri compagni. Eduardo vive questa esperienza al fianco della sorella Guadalupe. Il coraggio, l’imperturbabilità della giovane danno la forza a Eduardo e a sua madre di accettare l’ineluttabile.
Furono questi per il giovane spagnolo i giorni della prova e del dolore. A seguito di essi Eduardo sperimentò una profonda crisi religiosa che lo portò alla ricerca, alla conversione e all’affidamento a Dio.
Laura
Nel 1918 Laura nasce a Zumarraga, un villaggio dei Paesi Baschi. È la più piccola di sei fratelli. La sua è una famiglia conosciuta e stimata in paese e Laura si fa notare per le sue buone qualità.
Laurita, come viene chiamata, ha un temperamento forte. Fa scelte coraggiose. Riesce a laurearsi in farmacia a Madrid. Cosa non semplice se si pensa che solo il 5% delle ragazze spagnole giungeva alla laurea. A Madrid alloggia in un pensionato chiamato Institution Libre de Ensenanza, un luogo frequentato da gente molta colta ma dove la fede in Dio non è osteggiata, ma è vista purtroppo con indifferenza. La fede di Laurita in questo ambiente culturale, di conseguenza, si indebolisce, si raffredda.
Laura ed Eduardo si conoscono nell’ospedale a Madrid nel 1935.
Laurita fa i prelievi di sangue, Eduardo lavora come medico presso i malati contagiosi. Laurita ha solo 17 anni. È amore immediato.
Si sposano 6 anni dopo, nel 1941, e trascorrono alcuni anni a Madrid, dove nascono i primi tre figli. Poi Eduardo assume un incarico a Granada e qui nascono gli altri 4 figli. Nel 1958, infine, il trasferimento a Pamplona. Nel 1952 Eduardo chiede intanto l’ammissione all’Opus Dei. L’incontro con l’Opera lo aiutò a migliorare la sua vita cristiana, seguendo il cammino aperto dalla vita santa e dall’insegnamento di San Josemaria Escrivà, per il quale cominciò a provare un grande affetto.
I figli ricordano come la loro casa fosse sempre frequentata da tante persone, in particolare amici, colleghi e studenti del papà, che arrivavano per cena anche all’ultimo momento. La mamma non perdeva il sorriso ed era sempre molto ospitale. Una casa vivace, anche culturalmente, ed accogliente.
Laurita sceglie di rinunciare al lavoro di farmacista per dedicarsi totalmente alla famiglia e permettere così al marito di poter dedicare al lavoro tutto l’impegno che questo necessitava.
Nonostante il lavoro intenso, Eduardo è un padre presente: si interessa e segue la vita dei figli.
Laurita ed Eduardo sono ambedue molto devoti. Anche Laura, infatti, con il matrimonio torna a vivere con maggiore intensità l’esperienza di fede. Si accostano con regolarità alla Confessione e all’Eucarestia. Tutte le mattine Eduardo, prima del lavoro, va alla Messa e la sera, prima di dormire, la coppia recita insieme il Rosario. Così raccontano i figli.
Ma nella famiglia di Laura ed Eduardo ci sono anche situazioni difficili e molto dolorose: l’internamento in un centro psichiatrico del terzo figlio a causa di una malattia mentale che non permetteva la cura a casa e, con ancora i figli piccoli, a Laura viene diagnosticata una malattia invalidante alla colonna vertebrale che le provoca grandi dolori. Lei, quale mamma e moglie, accoglie il male cercando di non farlo pesare sulla famiglia. Ma questi dolori, purtroppo, la accompagneranno fino alla morte.
Quando poi finalmente Eduardo arriva alla pensione, gli viene diagnosticato un tumore già metastatizzato e in breve tempo si trova ricoverato nella sua stessa clinica ad essere visitato dai suoi colleghi. Anche lui, come Laura, accoglie la sua sofferenza. In essa si sente unito alle sofferenze di Gesù sulla croce. Muore nel 1985 con Laura accanto.
Il processo di beatificazione di Eduardo e di Laura
Laura trascorre i 15 anni di vedovanza tra le mura domestiche. È amata dai nipoti che ancora oggi riconoscono in lei una persona estremamente attenta a loro.
Nel 1998 ha la gioia di assistere a Pamplona alla sessione di apertura del processo diocesano di beatificazione sulle virtù del marito. È la prima testimone al processo. Laura muore due anni dopo, nel 2000. Anche per lei inizia la causa di beatificazione che viene unita a quella del marito.
Monsignor Francisco Perez, che ha seguito le due cause diocesane ha scritto: “Laura ed Eduardo hanno condiviso 44 anni di una felicità basata sull’amore incondizionato, il rispetto, l’educazione dei figli, la generosità senza limiti e la comprensione. Potrebbero servire di esempio a molti coniugi cristiani”.
Vite straordinariamente normali
La straordinaria normalità di questa coppia, infatti, è ciò che colpisce. Forse molti potrebbero chiedersi cosa abbiano di straordinario per essere indicati dalla Chiesa come servi di Dio.
Forse molti leggendo la loro storia potrebbero pensare che anche loro si sarebbero comportati nello stesso modo. Laura, madre e sposa dedicata, continua ad esserlo fino alla fine mettendo da parte i suoi dolori.
Eduardo, padre e marito attento, si dedica profondamente alla sua famiglia e al suo lavoro vissuto come una missione a cui è stato chiamato andando contro il desiderio e volere della famiglia. Ma quanti padri, nonostante quello che comunemente si dice della figura paterna, riescono ad essere bravi padri e bravi lavoratori?
Ma quante mamme e papà fanno le stesse cose per il bene dei propri figli? Soprattutto quando i figli non sono “perfetti” come vorrebbe il pensiero comune, quando la loro educazione sembra non segnare la differenza per farne adulti felici. E che dire di quelle mamme e di quei papà che si fanno carico di figli addirittura “scartati”? Non è questa via alla santità?
Ciò che in Laurita e Eduardo fa la differenza è lo stile con cui hanno fatto ciò che forse tante altre coppie fanno. Lo stile è quello della serenità di chi ha una fede forte e si affida, di chi lascia spazio all’ascolto della Parola e alla preghiera, di chi riconosce nei propri figli il vero dono, di chi contempla quel proprio figlio imperfetto e quel malato da curare o quello studente da formare, come Cristo nella propria casa.
Cristina e Paolo Pellini
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