In occasione della Giornata internazionale delle donne, l’8 marzo, si è tenuto un evento presso la Pontificia Università Urbaniana, intitolato “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano”
Si è tenuto l’8 marzo, presso la Pontificia Università Urbaniana, l’evento promosso dal comitato composto da rappresentanti dell’Università Cattolica di Ávila (UCAV), della Pontificia Università Urbaniana, della Pontificia Università della Santa Croce, della Pontificia Facoltà Teologica Teresianum e dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
I saluti di apertura
Nel saluto iniziale il Rettore della Pontificia Università Urbaniana, padre Leonardo Sileo richiama la Santità al femminile: “vengono alla mente folle di donne sante”. Richiama le parole del Santo Padre su mente, cuore e mani, le tre intelligenze e i linguaggi che portano frutto quando vibrano insieme. In mani sensibili risiede la carità che è nel tratto femminile. Mutua la domanda di Martin Heidegger, che nel ‘46 alla domanda “perché i poeti nel tempo della povertà?” rispondeva che i poeti sono scintille della contemporaneità e ascoltarli aiuta a superare fragilità e l’assenza di consapevolezza.
Perché, dunque, “i santi in tempo di povertà?”: abbiamo bisogno di imparare da loro a vivere con mente cuore e mani sensibili.
La prima parte del convegno
Il Rettore dell’Università Cattolica di Avila, María del Rosario Sáez Yuguero ha ripreso il Convegno 2022 sulle Dottori della Chiesa e le Patrone d’Europa. Ha evidenziato come in questi momenti in cui Papa Francesco ci chiama a vivere un cammino di conversione sinodale, l’esempio delle sante donne diventa attuale e ci incoraggia ad essere testimoni dell’amore di Dio per il mondo e per l’umanità, rivitalizzando l’essere donne di Dio, impegnate per i bisogni degli altri e un grande senso ecclesiale che ci rende corresponsabili nella missione della Chiesa. Ha ricordato, inoltre, la felice vicinanza del convegno alla celebrazione degli anniversari dei Dottorati di Teresa d’Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen e del riconoscimento dell’eredità spirituale e dottrinale di Teresa Benedicta de la Cruz e Santa Brigida di Svezia, co-patrone d’Europa con Caterina da Siena.
Il Pro-Prefetto della Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’Evangelizzazione, S.E. Mons. Rino Fisichella affronta il tema Santità e Giubileo del 2025, ha messo uno sguardo all’ultimo Giubileo ordinario del 2000 e fa notare qualcosa di interessante. Proprio nella sua conclusione, san Giovanni Paolo II scriveva: “Occorre riscoprire in tutto il suo valore programmatico il capitolo V della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, dedicato alla “vocazione universale alla santità”. È un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”[1].
Il richiamo alla Lumen gentium è sintomatico, perché Papa Francesco, proprio in preparazione al prossimo giubileo, ha chiesto a tutti i credenti di riscoprire l’insegnamento delle quattro costituzioni conciliari ed è quanto la Chiesa sta pastoralmente realizzando in questo tempo. Il dono di santità per ciascun battezzato è un impegno per la vita.
La Chiesa imago trinitatis porta in sé la santità e ogni credente ha la responsabilità di scegliere e portare avanti la santità. Papa Francesco in Gaudete et exultate n.7 ricorda la santità della porta accanto, che impegna la vita personale a scegliere liberamente e personalmente Dio. Santità che si rivela, in una dimensione del divenire, del percorso, avendo in mente ciò che la Chiesa deve essere, prima ancora di avere in mente ciò che è. Da Dio a Cristo alla chiesa la nota della santità di trasferisce anche a ciò che i credenti fanno. Non ci sono scappatoie. Appartenenza e consacrazione devono essere visibile testimonianza secondo la regola della sequela.
L’elezione alla santità è un atto per cui Dio sceglie e innalza. La via della santità evidenzia che nessuno è escluso da questa chiamata. Il prossimo giubileo “Pellegrini di speranza” richiama uno stile di vita coerente. È il cammino progressivo di chi si impegna a rendere visibile la comunione con lui. È un pellegrinaggio che porta alla conversione del cuore con fiducia e speranza, senza confini dove si è disponibili a far agire Dio.
L’esibizione musicale
I lavori sono stati allietati a questo punto da una pausa musicale a cura della Prof.ssa Maeve Heaney, dell’Università Cattolica dell’Australia. Il testo proposto in esibizione video, Woman of God , Donna Di Dio, racconta la donna che come Maria attraversa sentieri di difficoltà e di contemporaneità senza paura e con fede.
La seconda parte del convegno
Nella seconda parte della Giornata, il Segretario del Dicastero per le Cause dei Santi, S.E. Mons. Fabio Fabene ha affrontato il tema Santità al femminile nella Chiesa. Il pregiudizio sulla fragilità delle donne in alcuni casi, sulla loro “imprudenza” in altri, è smentito dalla testimonianza concreta della vita di tante di loro. Il Segretario ha richiamato la santità e le virtù femminili con uno sguardo sempre più attento della chiesa allo spazio che la donna ha in società, al dramma attuale dei femminicidi e l’importanza delle madri spirituali e dell’accompagnamento spirituale delle donne. Alcuni significativi dati sono stati riportati dalla sua relazione.
Le Cause “al femminile” di beatificazione e canonizzazione sono 493, 26 sono giunte alla canonizzazione durante il Pontificato di Francesco, 130 nello stesso periodo sono state beatificate, 186 hanno ricevuto il titolo di «Venerabile» e per 151 cause riguardanti donne si è chiesto, da parte delle rispettive diocesi, di poter iniziare la Causa.
Nella quotidianità del vivere la Santità di donne laiche, mistiche, religiose, fondatrici, martiri, si esprime nel perfezionare sé stesse e prodigarsi per gli altri.
Ha sottolineato altresì l’importanza di dare risposta alla questione femminile oggi. Tante sante donne ci hanno dimostrato che c’è qualcosa di unico, di particolare, nel loro apporto alla vita della Chiesa. E non solo ce lo hanno fatto comprendere: lo hanno vissuto. Possa la loro testimonianza dare avvio a processi di rinnovamento religioso, sociale, culturale, secondo quel dinamismo spirituale di cui le donne sono protagoniste. Dalla carità familiare a quella lavorativa, la santità femminile si esprime nella quotidianità, nelle periferie geografiche che assumono una rilevanza internazionale, fino a valicare i confini del mondo.
Il Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, Antonella Sciarrone Alibrandi: nel suo intervento Santità femminile ed educazione ha richiamato una figura molto importante per l’Università Cattolica del Sacro Cuore e una delle figure femminili più rilevanti nel contesto culturale dell’Italia del primo ‘900: Armida Barelli – cucitrice di opere come spesso viene definita, refrattaria all’amore comunemente inteso, fuori dagli schemi, aperta all’amicizia, coraggiosa, capace di leggere il suo tempo e nello stesso momento di avere una visione del futuro. Impegnata nell’editoria e fundraiser per l’università. Animata da grandi ideali, aveva una originale personalità, sorridente e accogliente, porta avanti con determinazione quasi ostinata quello che all’epoca risultava poco opportuno se non addirittura incomprensibile ai più: la necessità di intestare proprio al “Sacro Cuore” il nascente Ateneo dei cattolici italiani, volendo coniugare le qualità migliori del logos e le forze più vitali delle affezioni per le cose della vita.
A lei si deve la spinta la gioventù femminile dell’azione cattolica. Lei spingeva le ragazze a studiare e a votare per essere protagoniste nella società. Cultura ed educazione per lei erano valori alti ma non elitari. Il bisogno di educare a un pensiero capace di non fermarsi a banalizzazioni e stereotipi è un suo tratto e di grandissima attualità.
Il Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Gabriella Gambino nella sua relazione Santità e famiglia affronta il tema della santità vissuta oltre la dimensione individuale, nel sacramento del matrimonio come vocazione. In famiglia si tende insieme alla santità.
Nel matrimonio lo Spirito Santo scende sugli sposi che come trama e ordito, filo per filo sono esempi concreti di una storia d’amore piena di vicissitudini dove Dio può operare grandi cose quando trova spazio nei cuori. Cita in proposito le parole di Giovanni Paolo II, nella Tertio Millennio Adveniente 3: «In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell’eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel Matrimonio: convinti come siamo che anche in tale stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone degli altri sposi cristiani».
Nella giornata che oggi celebriamo, chissà quante donne, appassionate e innamorate della loro vocazione sponsale, del loro ruolo educativo e della loro maternità percorrono un quotidiano cammino di santità accanto al loro uomo, spesso insieme, nella reciprocità, ma sempre più di frequente anche sole, in contesti sociali dove la paternità spesso è latitante. Quante famiglie al femminile sopravvivono oggi, specialmente nelle località geografiche più povere del pianeta, dove madri eroiche con fiducia e amore appassionato si donano per salvare e custodire i legami familiari, per dare un futuro ai propri figli, per mostrare loro che, nonostante le ingiustizie, siamo stati generati per tessere legami d’amore, per generare altri, oltre noi, alla vita vera, quella che sa trovare il senso di ogni cosa perché si affida a Dio, perché a Lui consegna il proprio dolore, le gioie, le fatiche, l’impegno, la speranza mai delusa di un Bene più grande.
Gambino ha richiamato i segni della santità anche tra le macerie della guerra, dove le donne hanno un ruolo fondamentale. Donne che, pur con gli occhi pieni di dolore e di ferite insanabili, sanno diffondere con fedeltà quell’amore cristiano che sa di vera compassione e di autentica dignità (FT, 62).
Infine, al termine, la Vice-Rettore della Pontificia Università della Santa Croce, Cristina Reyes, presenta quello che sarà il prossimo Convegno Internazionale del 2024: “Donne nella Chiesa: Artefici dell’Umano”. Ha richiamato le parole di Papa Francesco al Congresso Internazionale Interuniversitario sulle Donne Dottori della Chiesa e le Compatrone d’Europa, “l’esempio di vita di queste sante mette in evidenza alcuni degli elementi che compongono quella femminilità così necessaria nella Chiesa e nel mondo”. E prosegue sottolineando come, sulla scia della lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, la donna come “artefice” mette in gioco la propria originalità al fine di creare le condizioni adeguate perché ogni singolo essere umano possa crescere e svilupparsi in accordo con il mistero della propria identità.
Ha inoltre evidenziato come la giornata sia di preparazione al Convegno Internazionale che, sotto questo tema, si terrà nei giorni 7 e 8 marzo 2024, con l’intento di far conoscere nel miglior modo possibile le dieci sante scelte, diverse per culture e continenti. Il convegno che sarà preparatorio al Giubileo del 2025.
L’iniziativa ha visto il patrocinio del Dicastero delle Cause dei Santi, del Dicastero per la Cultura e l’Educazione e del Dicastero per l’Evangelizzazione – Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo.
All’iniziativa è intervenuta anche S.E.Marija Efremova, ambasciatore della Macedonia del Nord presso la Santa Sede, in rappresentanza del corpo diplomatico. Donne mentori portatrici di sviluppo, genio, abilità e perizia tecnica. Evidenzia l’impegnò delle ambasciatrici donne nella chiesa che contribuiscono a un lavoro di pace.
L’esibizione musicale in chiusura
L’evento viene concluso con un secondo momento musicale a cura delQuartetto di Maria, studenti provenienti da diverse università pontificie: Marcela De Maria all’organo, Gregorio Donoso al flauto, Eloi Chimaral al violino e Sebastiano Zanin al clarinetto. I giovani si sono esibiti con un Ave Maria, composizione di Marcela De Maria y Campos, e Madre fiducia nostra, di Marco Frisina
Il commento di Marzia Masiello (Ufficio di presidenza Ai.Bi.)
«Questo incontro si è rivelato entusiasmante: la santità è una virtù che tutti possiamo praticare con fede e testimonianza quotidiana. La nostra vita personale e professionale è ricca di possibilità per esercitare la santità della porta accanto e per rinnovare ogni giorno la nostra scelta di seguire Cristo. In quanto donna penso a tutte quelle donne che stanno soffrendo nel mondo, e che possono scegliere, pur piagate, la gioia, perché sono animate dalla speranza e dall’amore per il prossimo. Come moglie, vedova, penso a quelle spose che nel matrimonio hanno trovato, tra tante cadute, la via per riconoscere e testimoniare Cristo, lasciandolo operare per la salvezza. Da cittadina penso alle Suore che nelle comunità svolgono un ruolo importantissimo e insostituibile, spesso educatrici, infermiere, missionarie. Da professionista penso a tutte quelle madri adottive e affidatarie che in questo momento stanno esprimendo la loro santità, nell’attesa di incontrare i loro figli dall’altra parte del mondo, o nel supportarli per curare le ferite dell’abbandono. Penso alle tante colleghe che ogni giorno si impegnano come operatrici di pace, dalla Russia all’Ucraina dalla Cina all’italia… ognuna di noi, nell’esempio come nelle difficoltà, sempre in relazione ai colleghi e alle comunità in cui interveniamo, spesso lontani dalle nostre famiglie. Da figlia, penso a mia madre e mia sorella, con cui ci sosteniamo a vicenda nell’affrontare compito di vivere e onorare la memoria dei nostri cari appena scomparsi, convertendo il lutto in quotidiano in impegno amorevole: chi per la terra, chi per i bambini, chi per l’umanità ferita».
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