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È così anche oggi. Perché il Cristo vittorioso della morte non si impone alla storia come un apocalittico supereroe? 

Domenica 9 aprile 2023 (Domenica di Pasqua) Don Massimiliano Sabbadini (Consigliere spirituale de La Pietra Scartata) commenta il passo del Vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-10)


Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-10)

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Il commento di Don Massimiliano

Il vangelo della Veglia pasquale ha al suo centro l’annuncio che fonda la nostra fede: “Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto”. Le parole dell’angelo sono rivolte a due donne di nome Maria, non sono pronunciate genericamente, cercano uditori e interlocutori precisi che possono ben rappresentare i discepoli di ogni tempo, quindi anche noi.

Maria di Magdala e l’altra Maria vengono coinvolte a partire dalla loro presenza sulla tomba di Gesù. Probabilmente anche la nostra povera fede ci porta talvolta a onorare il Signore affettuosamente, con devozioni e preghiere che esprimiamo sinceramente, ma che forse sembrano spesso rivolgersi a chi è lontano, a chi ci ha amato tanto, il Crocifisso, ma che non è più davvero con noi o almeno non ci sembra sprigionare tutta la luce e la forza del Risorto di cui avremmo bisogno. La nostra partecipazione alla Messa domenicale assomiglia o no, tante volte, alla visita a un cimitero? La scena evangelica, con il terremoto e l’angelo sfolgorante, dovrebbe fugare ogni dubbio, ma non è così. I diversi testimoni, infatti, reagiscono diversamente: le guardie restano scosse e tramortite e si lasceranno poco dopo corrompere sul racconto dei fatti, mentre le donne corrono dagli altri discepoli a riferire con gioia. In tutti i successivi testi dei Vangeli, degli Atti degli Apostoli e di san Paolo che narrano della Pasqua si susseguono annunci e apparizioni del Risorto che suscitano sia entusiasmo e testimonianze gioiose, sia dubbi, incredulità e smarrimento.

Il Cristo vittorioso della morte

È così anche oggi. Il Cristo vittorioso della morte non si impone alla storia come un apocalittico supereroe, si affida piuttosto alla testimonianza diffusiva delle persone che ascoltano la sua rivelazione, che lo cercano con desiderio e che, soprattutto, lo incontrano per poi annunciarlo ad altri. Tra noi, anche nella stessa famiglia, anche nella medesima coppia di sposi, anche tra fratelli e nella stessa comunità, la fede nel Risorto può essere diversamente sentita e testimoniata. Ma non c’è una graduatoria, non è una questione di merito, capacità o fortuna. Semplicemente e come sempre, l’amore di Dio chiede libertà, intelligenza e coscienza che a tutti sono date e che ciascuno può elaborare in tempi e modi diversi per lasciarsi coinvolgere pienamente.

Gli insegnamenti dalla pagina evangelica

Due cose però ci vengono consegnate dalla pagina evangelica in maniera stringente.

La prima è che Gesù “viene incontro” a chi, come le donne, è in cammino; ma non si lascia trattenere per i piedi e consegna invece una missione. Dunque, chi ritiene, giustamente, di aver incontrato Dio, non può tenerlo per sé, ne fa sempre esperienza portandone ad altri l’annuncio e l’invito.

La seconda certezza è la ripetuta esortazione che viene dalla Pasqua: “voi non abbiate paura; non temete”! La fede pasquale non trascura le nostre paure, le conosce e le comprende; ma ci invita a non lasciarci imprigionare da esse e a muoverci nel buio verso la direzione da cui proviene la Luce.

“Alleluia” fa sempre rima con “coraggio”!



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