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Mattarella ricorda don Milani e onora il valore della scuola

Nel centenario della nascita prete di Barbiana, il capo dello Stato ed esponenti del cattolicesimo democratico si sono riuniti per onorare “un prete scomodo” e parlare dell’importanza della scuola


In occasione del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, il presidente della Repubblica lo tratteggia così: “Un maestro, un educatore, un grande italiano: coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana”. Davanti a quella che fu la parrocchia e la scuola del prete di Barbiana, Mattarella ricorda la scuola di Milani insieme, tra gli altri, al presidente della Cei, Matteo Zuppi. Ciò che ha lasciato Don Lorenzo Milani è ancora un’eredità viva. 

Merito, nella visione di Don Lorenzo Milani

“Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all’Italia talenti; preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito. A Barbiana per il centenario della nascita del grande profeta fiorentino, di origine ebraica, sacerdote cattolico perseguitato dalla Gerarchia, educatore illuminato e finito sotto processo per il suo ripudio della guerra e di ogni ideale militarista. I suoi ragazzi non possedevano le parole. Per questo venivano esclusi. E se non le avessero conquistate, sarebbero rimasti esclusi per sempre. Nella sua inimitabile azione di educatore pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale, come leva per contrastare le povertà. Anche oggi la scuola deve essere per tutti. In un Paese democratico non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine”.

Le parole per il ministro Roccella 

“La scuola di Barbiana cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere”. Un riferimento abbastanza chiaro che si riferisce all’episodio avvenuto al Salone del Libro di Torino lo scorso weekend, in cui alcuni contestatori hanno impedito alla ministra Eugenia Roccella di parlare e presentare il suo libro.



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