E’ la storia di una coppia straordinaria nella sua ordinarietà, i coniugi Alvira nonostante il dolore della perdita del primogenito non sono stati distolti dalla fede, elemento costitutivo della loro famiglia
Chi è Tomàs
Tomàs nasce nel 1906 a Villanueva de Gallego un paese dell’Aragona, nel nord della Spagna, a soli 12 km dalla grande città di Saragozza. È figlio di un insegnante ed è un ragazzo molto intelligente e volonteroso, basti pensare che riesce a laurearsi in chimica a Saragozza a soli 16 anni! Decide poi di dedicarsi all’insegnamento, attività per la quale si sentiva portato. Per tutta la vita di fatto insegnerà in diverse scuole. Dal 1936 al 1939, purtroppo, la Spagna è come sappiamo sconvolta dalla guerra civile. Tomàs, con un gruppo di giovani, è costretto ad attraversare i Pirenei insieme a San Josèmaria Escrivà (presbitero spagnolo, fondatore dell’Opus Dei, canonizzato nel 2002 da papa San Giovanni Paolo II), fuggendo la persecuzione anticattolica per rifugiarsi in una zona in cui poter praticare la propria fede. Due anni dopo la fine della guerra civile, nel 1941, Tomàs entra a far parte del collegio docenti del prestigioso Istituto Ramiro di Maetzu di Madrid, un liceo di eccellenza della capitale.
Chi è Paquita
Paquita nasce nel 1912 a Borau, un piccolissimo paese dei Pirenei aragonesi, nel nord della Spagna, quasi al confine con la Francia. Il padre muore giovane e la madre si ritrova vedova, incinta, con quattro figli piccoli da crescere. Decide di trasferirsi a Saragozza, dove ha un fratello che la può aiutare. Quando qui Paquita termina la scuola media, un suo insegnante invita la madre a farle proseguire gli studi perché è molto intelligente e studiosa. Mamma Maria sa che non può far studiare tutti i figli. Convoca una riunione di famiglia e tutti insieme decidono di sacrificarsi per far studiare Paquita. Lei entra nell’istituto magistrale di Saragozza col massimo dei voti all’esame di ammissione. È convinta di voler fare la maestra.
Mamma Maria educa cristianamente i suoi figli. In casa sono pochi i mezzi economici, ma c’è unità, serenità, allegria e aiuto reciproco.
Finiti gli studi, Paquita diventa finalmente maestra in una scuola elementare femminile. Le sue allieve la ricordano come una bravissima maestra.
Il loro incontro
Tomàs ha 20 anni quando incontra la quattordicenne Paquita, impegnata in una gita scolastica a Barcellona organizzata dal padre di Tomàs, professore di Paquita. Tomàs rimane folgorato dalla ragazzina, che incontrerà nuovamente solo anni dopo. Ma la fiamma sarà ancora viva: si riconoscono e si fidanzano. La guerra civile finisce il primo di aprile del 1939. I due giovani si sposano due mesi e mezzo dopo a Saragozza. Lui ha 33 anni, lei 27. Dal loro matrimonio nascono 9 figli. Entrambi i coniugi diventano soprannumerari dell’Opus Dei: Tomàs nel 1947, Paquita nel 1952. I soprannumerari sono persone sposate appartenenti al movimento dell’Opus Dei, le quali si impegnano nel seguire Gesù nelle circostanze ordinarie della loro vita, sia nella vita famigliare che professionale. Questa appartenenza contribuisce a far sì che gli Alvira diventino un esempio di vita familiare cristiana per molti. San Josèmaria Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei, parlando della loro famiglia dice più volte che è “un focolare luminoso e allegro”.
L’eucarestia al centro della loro vita
Il centro della loro vita è l’eucarestia, da cui traggono la forza per affrontare e per riempire di contenuti soprannaturali le loro attività ordinarie, famigliari, professionali, di impegno sociale e per affrontare le difficoltà. Purtroppo il loro primogenito, Josè Maria, muore all’età di cinque anni. Per Paquita è un colpo tremendo. In realtà nella sua vita non superò mai il dolore per questa perdita. Entrambi moriranno sopportando le loro malattie con grande pazienza e coraggio. Tomàs muore di tumore nel 1992, a 86 anni. Paquita lo segue due anni dopo, a seguito di una malattia cerebrale che l’aveva immobilizzata. Ha 82 anni.
La causa di canonizzazione dei coniugi Alvira è stata aperta nel 2009 quando Paquita e Tomàs sono stati dichiarati dalla Chiesa Servi di Dio.
Le sette vie per la cura dei loro figli
Uno dei loro figli, Rafael in una conferenza che ha tenuto sui suoi genitori presso l’Università di Piura a Lima, descrive sette vie con le quali i genitori si sono presi cura l’uno dell’altra e hanno educato i loro 9 figli. In queste sette vie c’è un esempio di vita famigliare e professionale che gli Alvira possono proporre a tutte le famiglie.
La prima via è l’amore coniugale: Paquita e Tomàs si sono amati per tutta la vita e il loro amore continuava a crescere giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, gioia dopo gioia.
La seconda via è l’amore per gli altri: con piccole attenzioni, gesti gentili avevano la capacità di far sentire profondamente amati i figli, i parenti e gli amici, i colleghi e i loro studenti.
La terza è l’insegnare con l’esempio e non colle parole: ciò che importava a Paquita e Tomàs era creare un luogo sereno di vita in cui educare i figli, meglio se con poche parole; in questo modo hanno trasmesso la religiosità ai propri figli senza mai forzarli, ma semplicemente mostrandosi coerenti.
La quarta è insegnare ai figli ad amarsi tra loro: rispettarsi, rivolgersi gli uni verso gli altri con parole gentili, non entrare in competizione, sono modi di relazionarsi che possono solo scaturire dall’esempio e dall’attenzione che gli Alvira avevano per ognuno dei loro figli.
La quinta è la correzione dei figli: gli Alvira, attenti educatori, non abdicavano dal dovere di correggere i figli, ma lo facevano con delicatezza, senza offendere. Lo stesso facevano coi loro alunni.
La sesta è l’essere amici degli amici dei propri figli: Paquita e Tomàs conoscevano tutti gli amici dei loro figli e li invitavano spesso a entrare in casa e a esperimentare la serena atmosfera famigliare, forse nel tentativo di contagiare altri nella ricerca della serenità che nasce dal rispetto, dall’attenzione reciproca.
La settima via, infine, è il rispetto della libertà dei figli: non hanno mai forzato i figli a cercare di diventare ciò che desideravano diventassero, benché probabilmente come tutti i genitori qualche aspirazione l’avessero. Rispettavano la loro libertà.
Ecco la santità della porta accanto. Ancora una volta, come nelle cinque storie che abbiamo precedentemente esaminato, ci troviamo di fronte ad una coppia straordinaria nella sua ordinarietà. Nella loro storia sicuramente anche Paquita e Tomàs hanno avuto, come tutti, momenti di scoramento, di stanchezza, di senso del limite, di dolore (ricordiamo che hanno perso un figlio molto piccolo) ma non sono stati distolti, nelle normali vicende della vita, dalla loro fondamentale scelta di fede, tanto profonda da diventare costitutiva della loro famiglia.
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