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  • Data di Pubblicazione
    17 Ottobre 2023
  • Ultimo aggiornamento
    17 Ottobre 2023

Dinamiche recenti del consumo di suolo in Italia. Mezzo secolo di sprinkling e insostenibilità della conversione urbana dei suoli.

Francesco Zullo – Professore Associato in Pianificazione Territoriale e Valutazione Ambientale all’Università dell’Aquila

La lezione ha l’obiettivo di mostrare gli esiti di una ricerca che ha analizzato le modalità evolutive dell’insediamento disperso in Italia nei cinquanta anni successivi al Secondo conflitto mondiale, evidenziando dinamiche inedite e profonde differenze strutturali con il consolidato standard internazionale dello sprawl urbano. Lo sviluppo urbano disperso a bassa densità su grandi sezioni di territorio è ormai da anni riconosciuto come una patologia territoriale con effetti su diverse sfere (economia, ambiente, trasporti…) ed incide fortemente sulla qualità della vita umana. Attraverso le tecniche dell’ingegneria degli indicatori, la lezione illustra i comportamenti insediativi delle varie parti del Paese che, come è ben noto, presenta da sempre profonde differenze economiche, sociali e culturali tra nord e sud che ancora oggi le politiche governative cercano di colmare. Un risultato significativo ha riguardato la configurazione di un nuovo modello dispersivo denominato sprinkling, modello questo molto meno controllato e ben più difficilmente gestibile dello sprawl. Tale modello di crescita deriva da uno sviluppo urbano sempre meno controllato nelle forme e nelle funzioni, che ha portato nel tempo ad una scarsa cogenza della pianificazione strategica di area vasta (provinciale o regionale) e ad un rafforzamento del ruolo decisionale dei singoli piani regolatori comunali. Il risultato del pervasivo assetto urbano che oggi si rinviene nei territori italiani deriva in sostanza dalle trasformazioni che ogni singolo comune decide all’interno dell’ambito amministrato con pochissime interazioni di scala. Questo ha portato ad una ridondanza di funzioni, di aree urbane oggi dismesse, di servizi non sostenibili economicamente con effetti maggiori in termini di suolo consumato derivante dalla realizzazione della viabilità necessaria per la connessione di queste nuove aree insediate. Oggi la consapevolezza politica e sociale della non sostenibilità di insediamenti estremamente polverizzati e diffusi è aumentata notevolmente, ma nonostante questo il suolo continua ad essere eroso. Secondo l’ultimo report ISPRA (2022), in Italia nel 2021 il consumo di suolo è tornato a crescere ed ha sfiorato i 70 km2 (velocità media 19 ha/giorno), una superficie pari a quella del comune di Vasto in Abruzzo. Sempre secondo questi report, l’Italia tra il 2006 ed il 2021 ha perso 1.153 km2 di suolo con un consumo procapite pari a 2.400 mq (l’incremento demografico è stato pari a poco più di 485.000 unità) e con un danno economico stimato sulla base dei servizi ecosistemici persi pari a quasi 8 miliardi di euro l’anno. Le politiche europee (Agenda 2030, Obiettivo di azzeramento del consumo di suolo nel 2050 solo per citarne alcune) ed anche quelle nazionali riconoscono l’assoluta necessità di riorganizzare le strutture urbane per contenere la loro espansione, di agganciare le previsioni trasformative alle reali dinamiche demografiche rendendole più sostenibili sia in termini ambientali che sociali ed economici. In questa direzione si stanno muovendo autonomamente, in assenza di una norma quadro nazionale, le diverse regioni italiane varando nuovi articolati normativi che contengono indicazioni su limiti e soglie di manifestazione dei fenomeni urbani e di contenimento del consumo di suolo. La parte conclusiva della lezione evidenzia le forti differenze che si rilevano nelle diverse normative e gli sviluppi della ricerca sia in termini di servizi ecosistemici che di metodi per arginare il fenomeno del consumo di suolo.