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Nullità del matrimonio religioso. Ma perché la riforma di Papa Francesco non è ancora in vigore?

Nel 2015 Papa Francesco ha completamente riordinato i processi per la richiesta di annullamento matrimoniale, prevedendo l’istituzione di un tribunale diocesano ma ad oggi la riforma resta ancora non applicata in molte delle Diocesi italiane

 


Spettabile redazione,

sono purtroppo da molti anni separato da mia moglie: essendo credente e avendo contratto un matrimonio religioso, non ho mai voluto procedere con la strada del divorzio. Adire la Sacra Rota mi è stato sconsigliato per via degli alti costi e delle complessità burocratiche. Mi hanno invece detto che il nostro Papa, sempre attento ai problemi delle famiglie in difficoltà, avrebbe riformato totalmente la procedura della nullità matrimoniale: ho chiesto al mio parroco il quale ha sentito anche la Curia locale ma non hanno saputo dare informazioni precise, solo che la riforma in effetti esiste, ma non è operativa.
Voi potete fornirmi qualche precisazione in merito?

Grazie, Roberto

 

Caro Roberto,

nel 2015 Papa Francesco ha completamente riordinato i processi per la richiesta di annullamento matrimoniale, con due Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus, pubblicati nello stesso anno, semplificando da un lato il processo ordinario e, dall’altro, introducendo per il processo breviore la possibilità di rivolgersi al proprio Vescovo, chiedendogli di pronunciarsi personalmente su casi più manifesti di nullità.

La funzione pastorale del Vescovo contempla e si esprime anche nel suo ufficio personale di giudice, esprimendo anche per tale via sia la vicinanza del pastore diocesano ai suoi fedeli, sia la presenza del Vescovo nella propria chiesa locale quale segno di Cristo sacramento di salvezza.

Diocesi: l’istituzione del tribunale diocesano

A tal fine ogni Vescovo è quindi stato chiamato a procedere con l’istituzione di un proprio o condiviso tribunale diocesano, se ancora non presente.

Una riforma voluta da papa Francesco basata sulla prossimità e sulla gratuitàProssimità alle famiglie ferite vuol dire che per giungere ad un giudizio sarà avviato un procedimento, per quanto possibile, nella Chiesa diocesana, senza indugio e senza vani prolungamenti. Per quanto riguarda l’orizzonte della gratuità, richiamando il mandato evangelico secondo cui gratuitamente si deve dare così come si è ricevuto (cf Mt 10,8), la richiesta di pronunzia ecclesiastica di nullità non dovrà prevedere un elevato costo, spesso non sostenibile da talune persone.

Papa Francesco ha successivamente rivolto un appello all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, esprimendo nel 2019 il proprio rammarico nell’aver constatato che la riforma, dopo quattro anni, restava ancora non applicata in molte delle Diocesi italiane.

Avendo abolito il Motu Proprio di Pio XI Qua cura (1938), che istituiva i Tribunali Ecclesiastici Regionali in Italia, papa Francesco auspicava al contempo che l’applicazione della riforma potesse trovare piena ed immediata attuazione in tutte le Diocesi italiane al fine di assicurare anche così il volto materno della Chiesa che cura il bene dei propri figli, in particolare quelli segnati dalla ferita di un amore spezzato.

Tutti operatori dei Tribunali, ciascuno per la propria parte e specifica competenza, venivano quindi sollecitati ad agire affinché l’applicazione della riforma si realizzasse, senza anteporre impedimenti o null’altro che potesse procrastinarla, secondo la sua originaria spinta caratterizzata dalla prossimitàcelerità e gratuità delle procedure.

Convinto che il buon esito della riforma debba passare attraverso una conversione delle strutture e delle persone, a sei anni dalla riforma e a due dalle sollecitazioni rivolte ai Vescovi, Papa Francesco il 17 novembre 2021 ha ripreso il tema istituendo, presso il tribunale della Rota Romana, una “Commissione pontificia per verificare e sostenere tutte le diocesi in Italia” nell’applicazione della riforma, così da dare “nuovo impulso” a quelle norme.

Nullità del matrimonio: la potestà giudiziale del Vescovo

Papa Francesco con questa ultima iniziativa ha evidenziato ulteriormente che il vescovo ha la potestà di giudicare, sottolineando ancora che “il ministero giudiziale” del vescovo per sua natura “postula la vicinanza tra il giudice e i fedeli”.

La Conferenza episcopale italiana distribuirà “equamente alle Diocesi le risorse umane ed economiche per l’esercizio della potestà giudiziale”, aiutando le singole diocesi nel porre in essere quanto previsto dalla riforma del processo matrimoniale.

La Commissione è presieduta dal Decano della Rota, S.E. mons. Alejandro Arellano Cedillo; vi fanno parte i due giudici rotali rev.mi mons. Vito Angelo Todisco e Davide Salvatori, e il vescovo di Oria S.E. mons. Vincenzo Pisanello.

Il compito della Commissione sarà “constatare e verificare la piena ed immediata applicazione della riforma” nelle diocesi italiane, “nonché suggerire alle stesse quanto si ritenga opportuno e necessario per sostenere e aiutare il proficuo prosieguo della riforma, di modo che le Chiese che sono in Italia si mostrino ai fedeli madri generose, in una materia strettamente legata alla salvezza delle anime”, come peraltro ben espresso anche dal Sinodo straordinario sulla famiglia. Al termine del suo operato la Commissione è chiamata a predisporre un rapporto sull’applicazione delle nuove norme sulla nullità matrimoniale in Italia.

Gianmario Fogliazza – Centro Studi La Pietra Scartata



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