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Ecco come due genitori affidatari hanno salvato la mia vita

“Ero già passata per molto affidi  ma tutti mi mandavano via verso una nuova famiglia …poi arrivarono loro due …e tutto cambiò”


Può un affido salvare una vita? Può l’accoglienza, la solidarietà, l’apertura e l’amore di due genitori affidatari ridare speranza ad una bambina che non ha mai conosciuto cosa voglia dire il vero senso della parola “famiglia”?

La storia di Marika (nome di fantasia), 25 anni ed un futuro luminoso davanti a sé, grazie al miracoloso incontro con Carla e Stefano (nomi di fantasia), sembra proprio scolpire un lapidario e meraviglioso “Sì” a questa domanda.

A raccontare l’evoluzione del suo percorso è il web magazine Emilia-Romagna Mamma, a cui Marika affida le sue vicissitudini, cariche di sofferenza, di violenza e di abbandono che l’hanno portata a chiudersi in se stessa, ad innalzare muri altissimi fuori, ma carichi di sofferenza dentro, a ribellarsi alle varie famiglie affidatarie a cui nel tempo è stata destinata, fino a quando non è approdata finalmente nel SUO porto sicuro, fino all’incontro con Carla e Stefano e da lì è partita la sua rinascita.

Un’infanzia segnata dalla violenza e dal non amore

Sono figlia di una donna che ha una dipendenza da alcol – racconta Marika sulle pagine di Emilia-Romagna Mamma – e di un padre tunisino che, quando ha scoperto che mia madre era incinta, l’ha picchiata, perché non mi voleva. Di lui so solo il nome, l’ho cercato una volta e ho scoperto che si è fatto un’altra famiglia. […] Con mia madre, invece, ho vissuto fino ai 12 anni, anche se quando era troppo ubriaca e mi picchiava, andavo a dormire da mia sorella di parecchio più grande di me, ma anche lì le cose non andavano meglio. Suo marito è un violento ed entrambi mi maltrattavano, ognuno a suo modo”.

Quando sono arrivata da Carla e Stefano, i miei genitori affidatari – spiega la giovane– ero già passata per altri affidi, ma nessuno mi aveva tenuto. Ogni volta, a un certo punto, dopo qualche mese, io cominciavo a comportarmi maleCredo che fosse il mio modo per metterli alla prova, per vedere se volevano veramente tenermi e ogni volta le mie aspettative venivano smentite: mi mandavano via verso una nuova famiglia”.

Ma con Carla e Stefano le cose sono andate diversamente. Hanno riversato su quella giovane ragazza tutto il loro amore. La chiamavano “tesoro”, la ascoltavano, le davano delle regole. I primi 6 mesi trascorsero ma sembrava che tutto questo bene, non riuscisse a lenire le sue ferite: “Allora l’assistente sociale volle parlarmi – spiega Marika- Io gridai con quanto fiato avevo in gola: “Con quegli stronzi non ci rimango!”. Da allora cambiò qualcosa. Loro mi tennero nonostante tuttoe io iniziai a stare meglio. Dopo qualche anno, arrivò un’altra bambina e poi un’altra ancora e adesso sono io a occuparmi di loro”.

Affido: dall’amore ricevuto, l’inizio di una nuova vita

Sì, perché dall’amore ricevuto è nato un nuovo germoglio nel cuore di Marika, la voglia di divenire lei a sua volta, riparo e porto sicuro per altri minori che come lei provengono da contesti familiari difficili. Diventare un’educatrice. Ed è proprio vero che, dalla sofferenza può nascere l’amore.

Qualche anno fa – racconta- Carla e Stefano mi hanno chiesto se volessi lavorare per loro. Io ho fatto un percorso da una psicologa, perché avevo paura di non riuscire a elaborare tutte le emozioni negative che avevo vissuto e di ritrovarle, oppure di riversarle sui bambini. E sta andando tutto benissimo”.

Tutto ciò che mi è accaduto è la mia storia e mi è servito a diventare quella che sono oggi. Mi sento felice, circondata da persone che mi amano. I miei genitori affidatari mi hanno salvata…”.

Chi volesse conoscere meglio l’istituto dell’Affido familiare o fosse desideroso di aprirsi all’accoglienza può partecipare ai corsi che Ai.Bi. costantemente organizza. Maggiori informazioni QUI



L’Associazione LA PIETRA SCARTATA da anni accompagna e supporta le famiglie nella vocazione a prendersi cura dei bambini abbandonati o temporaneamente allontanati dalla propria famiglia, conservando o restituendo loro la dignità di figli, mentre si rende testimonianza dell’Amore di Dio nell’accoglienza familiare affidataria o adottiva, secondo il carisma proprio del sacramento matrimoniale, vissuto nell’ambito fecondo delle relazioni coniugali.


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