Un affido “leggero” che affianca i genitori naturali e offre ai minori stabilità, sostegno e nuove opportunità di crescita
Quando si parla di affido familiare, spesso si pensa subito all’accoglienza di un minore all’interno di una famiglia diversa dalla propria, per un periodo più o meno lungo, in attesa che i genitori naturali superino le difficoltà che stanno vivendo. Non tutti sanno, però, che esistono altre forme di affido, meno conosciute ma altrettanto preziose: è il caso delle cosiddette famiglie solidali.
Diventare famiglia o single solidale non significa necessariamente aprire le porte di casa a un bambino o a un ragazzo, ma piuttosto offrire sostegno concreto e continuativo senza arrivare alla convivenza. Questo approccio, flessibile e complementare rispetto all’affido tradizionale, consente a molti minori in situazioni di vulnerabilità di avere comunque figure di riferimento stabili e affettuose. Si tratta di legami che, pur non sostituendo la famiglia d’origine, possono rappresentare un punto di appoggio determinante per la crescita e lo sviluppo di bambini e adolescenti.
Sensibilizzare il territorio
Affinché queste esperienze possano diffondersi, il primo passo è la conoscenza. Non basta che le istituzioni offrano strumenti: serve una cultura dell’affido familiare che raggiunga comunità e territori, mostrando i diversi volti della solidarietà. Eventi informativi, testimonianze dirette di chi ha già vissuto l’affido, collaborazioni tra enti pubblici e associazioni, ma anche campagne sui social media e interventi nelle scuole possono contribuire a diffondere consapevolezza.
Un altro aspetto fondamentale è il supporto a chi decide di intraprendere questa esperienza. Famiglie e single che si rendono disponibili non devono sentirsi soli: servono percorsi di formazione, momenti di condivisione delle esperienze e sostegno psicologico e pratico, per evitare che burocrazia e difficoltà organizzative diventino un ostacolo.
Famiglie solidali: un aiuto concreto
Il ruolo delle famiglie solidali si traduce in gesti quotidiani, che possono cambiare la vita di chi li riceve. Significa affiancare i genitori naturali, aiutandoli nella gestione dei figli, favorire l’inclusione sociale attraverso attività educative e ricreative, garantire sostegno scolastico, o semplicemente diventare un punto di riferimento affettivo. La forza di questa formula sta nella sua flessibilità: i bambini e i ragazzi non vengono allontanati dalla loro famiglia, ma trovano accanto a sé adulti capaci di esserci nei momenti importanti.
Storie di solidarietà
Le esperienze reali aiutano a capire meglio il valore di queste relazioni. Sara e Luca, giovane coppia senza figli, affiancano Giulia, madre single di un bimbo di tre anni. Si occupano del piccolo alcuni pomeriggi alla settimana, dandogli attenzioni e momenti di gioco, mentre la mamma riesce a conciliare lavoro e vita quotidiana con maggiore serenità.
Anna e Roberto hanno invece sostenuto Marco, 15 anni, in un momento difficile: lo hanno aiutato nei compiti, coinvolgendolo in attività sportive e culturali. Grazie a loro, il ragazzo ha ritrovato fiducia in sé stesso e migliorato il rendimento scolastico.
Carla e Fabio, genitori di tre figli, hanno scelto di aprire la loro casa ogni sabato a un bambino in difficoltà: un pranzo insieme, giochi al parco, momenti di serenità che hanno arricchito sia lui che la famiglia ospitante.
Un bene per tutti
Questi esempi dimostrano come la solidarietà familiare non sia un gesto unilaterale, ma un arricchimento reciproco. Essere famiglia solidale significa costruire legami che vanno oltre le difficoltà del presente, donando stabilità e fiducia. È un modo diverso, ma altrettanto prezioso, di fare affido: un aiuto concreto che non sostituisce, ma integra, il ruolo dei genitori naturali e della comunità.