“Sei tu la mia mamma?” Come spiegare, per la prima volta, l’adozione ai bambini…

Vedete? Quella mamma lì ha il pancione perché sta aspettando un bambino; altri invece arrivano già nati e vanno in famiglie dove sono stati tanto aspettati e diventano i loro bambini”.

Avete intrapreso il percorso (lungo) ma meraviglioso dell’Adozione Internazionale. Siete finalmente diventati “famiglia”.  Ora il vostro piccolino è cresciuto ed inizia a porsi delle domande… come affrontare il delicato tema dell’adozione e delle origini?

Premettendo che, ogni bambino ed ogni genitore ha la sua storia e le sue peculiarità, la regola fondamentale è “non evitare l’argomento”.

Bisogna parlarne, parlarne in tempi relativamente brevi, con termini chiari, semplici e in maniera trasparente.

L’ideale sarebbe aspettare le loro domande, o al massimo anticiparle ma non di troppo: sappiate che il tema di solito salta fuori alla scuola dell’infanzia, quando i bambini iniziano a scoprire il mondo anche fuori dalla loro famiglia attraverso confronti e paragoni con i loro compagni” sottolineano Marta Stella Bruzzone, pedagogista e Sara Luna Bruzzone, psicologa e psicoterapeuta, sul web magazine “Nostro Figlio”.

Serenità e attenzione alle parole

La parola d’ordine per i genitori che si apprestano ad affrontare un tema così delicato è serenità. Non bisogna aver timore della reazione del bambino, né aver paura di recidere il legame che con lui si è instaurato. “Paure comprensibili, ma infondate – spiegano le esperte- perché per un bambino è molto più importante il vissuto quotidiano. Le parole che userete, però, sono fondamentali, perché il bambino le farà sue per raccontare la propria adozione a se stesso e agli altri».

Per aiutare i piccoli, anche a scuola,  a comprendere meglio cosa sia l’adozione, potrebbe essere utile attingere dalla vita di tutti i giorni, portando come riferimento immagini semplici e quotidiane: “Vedete? Quella mamma lì ha il pancione perché sta aspettando un bambino; altri invece arrivano già nati e vanno in famiglie dove sono stati tanto aspettati e diventano i loro bambini” suggeriscono le dottoresse Bruzzone.

Una mamma di pancia e una mamma di cuore

Ciò che è veramente importante per un bimbo che si confronti per la prima volta con la storia delle sue origini è la certezza di non essere un figlio “rifiutato” ma di essere un figlio amato, lungamente atteso, pensato e soprattutto voluto.

Che esistano due mamme non una buona e una cattiva, ma una di pancia ed una di cuore. Una che gli ha donato la vita e una che gli ha donato e gli donerà il proprio amore per sempre.

Infine, spiegano Marta Stella e Sara Luna Bruzzone, Cercate alleanze: “Avvisate della situazione educatori e insegnanti, affinché tutti gli ambienti educativi attorno al bambino siano attenti ed eventualmente pronti ad affrontare l’argomento con lui o con l’intera classe”.