L’incidenza è particolarmente grave tra i giovani ed è la quinta causa di morte tra i 10 e 19 anni, la quarta tra 15 e 19 anni, e addirittura la terza, se si considerano solo le ragazze
Dal 2003, il 10 settembre è stato riconosciuto dall’OMS, giornata mondiale per la prevenzione al suicidio.
Su Nurse24.it si apprende che ogni anno un milione di persone decide di mettere fine alla propria vita, per mezzo del suicidio. Si tratta di numeri agghiaccianti: con un tasso di mortalità del 14,5 su 100.000 abitanti. “Una perdita di vite umane inaccettabile”.
In Italia, il fenomeno del suicidio, colpisce circa 4.000 persone. Durante la pandemia, purtroppo, in tutto il mondo il numero si è notevolmente incrementato.
L’Istituto Superiore di Sanità evidenzia, come le richieste d’aiuto presso i servizi sanitari, abbiano avuto un incremento del 55% rispetto al 2020, coinvolgendo specialmente gli under 26.
Di “Suicidologia” e sanità pubblica, si è parlato anche a Roma in un convegno internazionale, giunto alla sua ventesima edizione, tenutosi presso l’Università La Sapienza, nel quale si è proposto di “Elaborare indicazioni sulle modalità di aiuto, rivolte a coloro che hanno segni precoci di alto rischio al suicidio”.
My Personal Trainer, sottolinea come questo terribile problema, investa particolarmente i giovani, visto che il 28% delle richieste d’aiuto, arriva dagli under 26. L’incidenza, quindi è particolarmente grave tra i giovani ed è la quinta causa di morte tra i 10 e 19 anni, la quarta tra 15 e 19 anni, e addirittura la terza, se si considerano solo le ragazze.
ALETEIA, sottolinea in un articolo la cruciale importanza di riconoscere i segnali da cogliere in un giovane che pensa di suicidarsi. Ma è possibile identificarli?
È di questi giorni, la notizia del suicidio del tredicenne Alessandro di Gragnano, probabilmente, perché bullizzato. TELEFONO AMICO, nel 2021 ha avuto quasi 6.000 chiamate per casi di persone con pensieri di suicidio o per comunicare il timore di un possibile tentativo, con un incremento del 55% rispetto al 2020 e di quattro volte in confronto al 2019.
Secondo l’ISTAT sarebbero 220.000 i ragazzi tra i 14 e 19 anni insoddisfatti e con scarso benessere psicologico. L’AVVENIRE, ha intervistato il prof. Maurizio Pompili, ordinario di psichiatria, che ha evidenziato alcuni segnali che possono far pensare a tendenze suicide: affermazioni tipo “Non ce la faccio più“, “A che serve vivere” o ancora “Mollo tutto“, non vanno sottovalutate.
Anche l’insonnia e l’agitazione notturna possono essere sintomi di disagio. Inoltre, non bisogna trascurare: “Cambiamenti repentini di umore, gesti eloquenti ad esempio la rinuncia a cose a cui si teneva tanto“. Questi segnali premonitori devono essere colti da genitori, amici, insegnanti e da medici che devono impegnarsi nella prevenzione. Continua il professore “Bisognerebbe farlo a cominciare dalla scuola e proprio dai ragazzi: dobbiamo parlare a loro di cosa può accadere nella mente, quando ci si trova in un tunnel senza uscita…” Infine, il prof. Pompili evidenzia come nella rete, in internet, le notizie dei suicidi tra i giovani abbiano un grosso impatto e di come sarebbe utile dare una formazione per l’uso di questi mezzi.