Più di 2 bambini su 10 danno l’amicizia su piattaforme online a persone che non conoscono e quasi il 20% di loro interagisce con utenti sconosciuti.
A causa dell’emergenza sanitaria è aumentato il numero di ore che i giovanissimi trascorrono ogni giorno in compagnia del web. Un po’ per svolgere le lezioni attraverso la didattica a distanza ed un po’per sentirsi più vicini agli amici o per trascorrere momenti di svago tra social, youtube e playstation. Sta di fatto che i bambini e gli adolescenti sono ormai iperconnessi, con il rischio di divenire le ignare vittime di adulti con pochi scrupoli, pronti ad adescarli on line.
Secondo alcuni dati riportati dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, nonostante i divieti, 3 bambini su 10, tra i 9 e i 10 anni già possiedono un profilo Tik Tok, mentre un minore su 10, sempre della stessa età ha aperto un profilo Instagram o un proprio canale YouTube. Ma ciò che è davvero preoccupante è che più di 2 bambini su 10 danno l’amicizia a persone che non conoscono. Quasi il 20% di loro interagisce con utenti sconosciuti e il 36% dei minori, vi gioca assieme in rete, relazionandosi con loro direttamente.
Un problema grave e preoccupante del quale non si parla ancora abbastanza
Con l’abbassamento dell’età media, in cui un minore è presente in rete, aumentano in maniera repentina per i piccoli i rischi del web.
“Purtroppo tanti genitori e insegnanti si fanno ingannare dalla dimestichezza con la quale i bambini utilizzano gli strumenti tecnologici. Il fatto che sappiano usare uno smartphone e tutte le sue applicazioni, non significa che abbiano la consapevolezza di ciò che fanno e che siano pronti per un corretto utilizzo. Non sono in grado di riconoscere i pericoli della rete e di identificare quando qualcuno sta cercando di entrare nella loro cerchia di fiducia per adescarli – spiega Maura Manca, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza – Un figlio in rete non è immune ai pericoli. Per essere immune deve essere in grado di pensare in maniera critica e deve essere abituato dal genitore a farlo quotidianamente attraverso una costante e continua educazione digitale efficace. Per contrastare il grooming si deve insegnare ai bambini a non interagire mai con utenti sconosciuti, a non dare informazioni personali a nessuno, anche all’utente che sembra più amichevole e più in sintonia con loro”.
E allora cosa fare?
Servono delle regole chiare. “Il telefono non è un calmante. Si devono impostare i blocchi, le impostazioni della privacy, controllare la cronologia delle loro attività in rete. – spiega in un comunicato l’Osservatorio Nazionale Adolescenza – Più sono piccoli, MENO lo devono usare da soli, neanche nelle chat con i compagni di classe perché spesso sono proprio le chat private il maggior diffusore di materiale che non deve circolare tra bambini.
Parola d’ordine: rimanere vigili, cercando di non invadere la loro privacy. Tenere d’occhio gli eventuali cambiamenti di stato d’animo e il loro atteggiamento nei confronti della tecnologia ma soprattutto “insegnargli a navigare correttamente e se un genitore ha delle lacune deve avvalersi dell’aiuto di esperti in grado di insegnargli come essere una guida efficace”.