Adolescenti. Arriva in Italia il vamping: che cos’è e quali rischi può comportare per la salute dei giovani

Si chiama Vamping, e deriva dal termine “vampireggiare”, il fenomeno che indica chi rimane sveglio durante la notte per socializzare su internet e sui social

Secondo quanto riportato dall’ Osservatorio Nazionale Adolescenza e segnalato dal web magazine Aleteia:6 adolescenti su 10 dichiarano di rimanere spesso svegli fino all’alba a chattare, parlare e giocare con gli amici”.

Questo fenomeno, nato negli Stati Uniti d’America ma ormai diffuso anche nel nostro Paese, deleterio per la salute dei nostri ragazzi, prende il nome di “vamping”, dal termine “vampireggiare”, per indicare chi rimane sveglio gran parte della notte a causa della dipendenza dai dispositivi elettronici e per chattare.

Il vamping, spiega Aleteia: “permette di partecipare a una sorta di cybercomunità notturna, dove ritrovarsi e darsi degli appuntamenti virtuali: nei post condivisi in orari notturni, infatti, gli adolescenti utilizzano proprio l’hashtag #vamping in modo da essere notati o da interagire con quelli che, come loro, decidono di restare svegli tutta la notte”.

I motivi per cui i giovanissimi sperimentano questo comportamento possono essere molti: dall’approvazione dei coetanei, alla ribellione, fino ad arrivare alla semplice socializzazione.

Ciò che è certo è che tale comportamento se protratto nel tempo si può ripercuotere sulla salute dei giovanissimi comportando un vero e proprio disordine nei ritmi sonno – veglia e conseguente irritabilitàstanchezza e calo dell’attenzione, del rendimento scolastico, oltre che aumento dei livelli di ansia e depressione.

Noi adulti cosa possiamo fare?

Riprendiamo alcuni suggerimenti forniti dal web magazine Aleteia:

1) educare i figli alla tecnologia fin da piccoli, con regole precise che scandiscano tempi e modalità per il consumo degli strumenti tecnologici.

2) Concedere ai ragazzi lo spazio necessario a un’adeguata socializzazione, cioè dei momenti in cui possano essere liberi di stare con gli amici.

3)   Essere qualitativamente presenti nell’adolescenza dei figli, in modo da configurarsi come dei punti di riferimento su cui poter fare affidamento in caso di dubbi e bisogno.