Dispersione scolastica in Italia: pubblicato il rapporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

Carla Garlatti (AGIA): “Se i giovani lasciano prematuramente la scuola significa che corrono maggiori rischi di disoccupazione, povertà, esclusione sociale e devianza”

È stata recentemente pubblicato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza un’indagine conoscitiva sulla “dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale”.

Gli obiettivi generali del progetto, si legge nell’introduzione al documento, sono quelli di:

-individuare processi partecipati, strumenti e buone prassi volti a prevenire e ad arginare la dispersione scolastica;

– suggerire un modello replicabile nei territori;

– formulare raccomandazioni al Governo, alle istituzioni competenti, agli enti locali, alla società civile.

L’educazione è un diritto umano fondamentale, universale, inalienabile e indivisibile

Sistemi educativi – si legge sempre nel documento- efficaci ed equi sono essenziali per lo sviluppo e il benessere individuali, come per la prosperità economica e la coesione sociale. Garantire la riuscita scolastica si configura così come un’azione di giustizia sociale, oltre che una necessaria strategia di occupazione e crescita”.

Ecco allora l’importanza di prevenire la dispersione scolastica

Dai risultati dell’indagine posta in essere dall’AGIA è emerso come siano  gli studenti provenienti da contesti familiari, culturali e sociali più fragili ad avere maggiori difficoltà scolastiche e ad essere più esposti al rischio di abbandonare gli studi.

Dalla ricerca, si apprende infatti come non arrivi al diploma il 22,7% degli studenti i cui genitori abbiano conseguito al massimo la licenza media, mentre circa il 22% di chi decide di abbandonare gli studi ha genitori con professioni non qualificate o disoccupati.

Permane ancora in Italia, in generale un pesante divario tra Nord e Sud della penisola e tra gli alunni stranieri, riporta sempre l’Autorità Garante per l’Infanzia, il tasso di abbandono è tre volte quello degli italiani (9,1% contro 2,9%).

Riportiamo di seguito una parte della nota introduttiva al documento a firma del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: Carla Garlatti

La dispersione scolastica, al di là della sua rappresentazione numerica, è un fenomeno complesso che coinvolge diverse dimensioni della vita sociale della persona di minore età e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro.

I fattori connessi possono dipendere dalla disoccupazione, dalle situazioni di esclusione sociale e di povertà, ma non si possono escludere nemmeno quelle motivazioni riconducibili a disagi personali e/o familiari, difficoltà nell’apprendimento e, più in generale, il modo in cui il singolo studente reagisce al sistema scolastico. Altre cause, da non sottovalutare, sono da attribuire a motivazioni individuali che possono spingere verso l’abbandono precoce degli studi e, fra queste, un peso notevole è attribuito ai disturbi d’ansia. Questi studenti non sono disinteressati alla cultura e all’istruzione che, anzi, cercano di completare poi come autodidatti o iscrivendosi ai CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), ma semplicemente non ce la fanno a sostenere gli alti livelli di stress correlati all’ambiente scolastico.

Per tali motivi, le risposte al fenomeno non possono essere unidirezionali, ma molteplici e multidimensionali, rivolte alle politiche educative, sociali, del lavoro e della salute.

Quando gli studenti decidono di allontanarsi dal sistema scolastico e formativo di fatto si allontanano da un luogo “di protezione”, ma soprattutto vanno incontro a una mancanza, cioè alla mancanza di opportunità.

L’abbandono scolastico è da considerarsi un fenomeno molto preoccupante, perché riguarda la fascia di età giovanile: se i giovani lasciano prematuramente la scuola significa che corrono maggiori rischi di disoccupazione, povertà, esclusione sociale e devianza. Il precoce abbandono scolastico ha conseguenze anche sulla formazione di quella sacca di popolazione minorile e giovanile, numerosa soprattutto nel Sud Italia, costituita dai NEET.

La proporzione di NEET in relazione alla popolazione scolastica, inoltre, costituisce uno degli indicatori, insieme ad altri, per misurare la povertà infantile a livello europeo. Lo stesso PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza) ha dedicato attenzione al fenomeno; infatti, nell’ambito della Missione 5 “Inclusione e Coesione”, ha previsto un investimento “Interventi speciali per la coesione territoriale” con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa delle Regioni del Sud attraverso il potenziamento dei servizi socioeducativi a favore dei minori di età, finanziando iniziative del terzo settore, con specifico riferimento ai servizi assistenziali nella fascia 0-6 anni e a quelli di contrasto alla dispersione scolastica e di miglioramento dell’offerta educativa nella fascia 5-10 e 11-17.

La presente pubblicazione, promossa dell’Autorità garante, in linea con la legge istitutiva n.112 del 2011 e con la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, firmata a New York il 20 novembre 1989, intende porre all’attenzione degli attori politici, dei soggetti istituzionali, degli stakeholder di settore e di tutta la comunità educante il fenomeno della dispersione scolastica in Italia, con la finalità di promuovere una riflessione sulle possibili azioni di prevenzione e di individuare buone prassi che partano sia dal territorio, sia dall’istituzione scolastica stessa.

Il documento ha mosso i primi passi a partire dalle riflessioni e dalla lettura dei dati che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha raccolto attraverso l’ascolto qualificato di esperti del settore, guidati da una Commissione creata appositamente per approfondire lo studio del fenomeno. Si tratta, pertanto, di un lavoro corale che ha raccolto le voci provenienti dalle istituzioni, dai territori, dagli esperti e, non da ultime, quelle degli studenti. Il risultato è un documento denso di contributi, spunti e interpretazioni del fenomeno che trovano la sua sintesi nelle raccomandazioni dell’Autorità, rivolte al Governo, alle altre istituzioni e alla società civile e stilate in maniera articolata, con l’ambizione di redigere un piccolo piano di azione, al fine di agevolarne l’applicazione e il monitoraggio.

Per leggere il rapporto completo dell’AGIA:  QUI