Da marzo a settembre 2020, sono stati 224 i piccoli pazienti a presentare casi di “anticipo puberale o pubertà precoce”, per la precisione 215 bambine e 9 maschietti, nel 2019 erano stati 93.
Secondo uno studio effettuato dagli specialisti del reparto di Endocrinologia dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù, è stato osservato, nei piccoli pazienti del nosocomio, un aumento esponenziale dei casi di pubertà anticipata o precoce.
Lo studio, guidato dal professor Marco Cappa e pubblicato sull’Italian Journal of Pediatric, mostra la sproporzione dei numeri rilevata nel 2020, anno in cui è iniziata la pandemia da coronavirus ed il conseguente lockdown affiancato dal cambio di alcune importanti abitudini nello stile di vita, rispetto agli anni precedenti.
Secondo la ricerca infatti, nel periodo che va da marzo a settembre 2020, sono stati 224 i piccoli pazienti a presentare casi di “anticipo puberale o pubertà precoce”, per la precisione 215 bambine e 9 maschietti. Nello stesso periodo del 2019 i numeri erano stati nettamente inferiori, con 93 casi osservati in totale, di cui 87 femmine e 6 maschi.
Quando si parla di pubertà precoce, si legge sulla pagina web dell’ospedale pediatrico romano, si tengono in considerazione minori al di sotto degli 8 anni di età: “per la precisione, nel 2019, l’età media si è attestata per le bambine a 7,51 anni e a 7,97 nei maschi. Nel 2020, invece, le rilevazioni hanno segnato un’età media di 7,33 anni nelle bambine e di 8,14 nei maschi”.
Tra i problemi che la produzione anticipata di ormoni sessuali può comportare nei bambini vi può essere quella di una accelerata crescita in altezza e di un’anticipazione dello “sviluppo di ossa lunghe” a cui però fa seguito, nell’età adulta, una statura che potrebbe essere inferiore alla media.
Cosa c’è alla base della crescita del fenomeno?
Secondo gli esperti di endocrinologia del Bambino Gesù, alla base del fenomeno potrebbero collocarsi una “modifica di fattori coincidenti durante il lockdown: modifiche dello stile di vita (scarsa attività fisica), modifiche dell’alimentazione (è stato il momento in cui tutti si sono cimentati ai fornelli) e l’uso prolungato di Pc e tablet (per seguire la scuola a distanza)”.
È già partita la seconda fase della ricerca che vedrà questa volta coinvolti anche i centri di endocrinologia pediatrica di Genova, Cagliari e Napoli.