“Essere educatrice vuol dire entrare nella vita di una persona nel momento e nel modo in cui lei ha bisogno di noi. Costruire un nuovo senso di famiglia e darle la spinta per riuscire a farle spiccare il volo da sola”.
Villa Capitanio è un progetto di co-housing che offre un servizio d’aiuto alle donne che stanno attraversando momenti difficili della loro storia personale, aiutandole a diventare completamente autonome per poter vivere con i loro figli una vita piena.
A Villa Capitanio ci sono tre appartamenti di “alta autonomia” per mamme con figli. Ognuno è una piccola casa in miniatura allestita ad hoc per rispondere alle esigenze peculiari di ogni nucleo familiare.
Nello stesso stabile è presente inoltre un “piccolo” pensionato con quattro camere che vengono affittate a donne studentesse o a lavoratrici che a fronte di un affitto calmierato, prestano aiuto e sostegno alle mamme ed anche alla coordinatrice… Una sorta di “condominio femminile”, caratterizzato da una spiccata convivialità e aiuto reciproco.
Una rete importante di aiuto e sostegno per le mamme e i bambini
Il progetto è anche affiancato e sostenuto dai volontari e delle famiglie adottive ed affidatarie della zona, il cui coinvolgimento crea un’ulteriore rete di aiuto e sostegno.
Lavorare in questa realtà vuol dire sostenere le mamme nel loro progetto di crescita personale, aiutarle a legalizzare la loro presenza in Italia, scrivere cv e insegnare loro come trovare offerte di lavoro (magari dare anche suggerimenti sull’abbigliamento per il loro primo colloquio).
Vuol dire affiancarle nell’economia domestica o nel rapporto con i figli. Stare loro accanto quando i piccoli non stanno bene o quando sono eccessivamente nervosi!
Cosa vuol dire aiutare una mamma fragile?
Aiutare una mamma fragile significa aiutarla ad essere una donna soddisfatta di se stessa e dei propri bambini. Capace di trasmettere loro l’amore, il calore e la protezione che forse lei stessa non ha mai ricevuto.
Per ottenere tale risultato la mamma inizialmente accolta viene affiancata e sostenuta dalla presenza di un educatore: le sue esigenze, idee e progetti di vita vanno infatti supportati, non relegando in secondo piano il suo essere donna, riuscendo così a far convivere le sue necessità con la figura genitoriale che ricopre.
Un progetto educativo individualizzato
Per ogni persona inserita si elabora un progetto educativo individualizzato in cui vengono coinvolti tutti gli operatori: educatore, servizi sociali del territorio, Tribunale per i Minorenni ed in alcuni casi altri servizi specialistici.
La presenza di un educatore di riferimento permette di seguire ed accompagnare le donne accolte in alcune fasi ed in determinate azioni utili per
Accompagnarle verso la completa autonomia
Essere coordinatrice di un tale servizio, vuol dire essere educatrice, confidente, amica, maestra, mamma e anche carabiniere!
Ci si deve affiancare alla mamma in punta di piedi ma facendo percepire fin da subito disponibilità, accoglienza e presenza. La professionalità ti porta a dare risposte trasparenti, comprensibili e coerenti al fine di aiutarle ad aprirsi ed a fidarsi.
La relazione non deve mai venire meno
Ci sono abbracci, pianti e a volte anche urla… ma la relazione non deve mai venire meno. Insieme a loro si cresce un poco anche noi operatori.
Vedere una donna sola che riesce a raggiungere i propri obiettivi grazie anche al nostro aiuto, ci ripaga completamente di tutti gli sforzi fatti, dei momenti negativi e delle difficoltà.
La serenità del nucleo scalda il cuore. Si esula dai rapporti professionali e nasce una reale affettività. Ci si vuole bene e si fa il tifo gli uni per gli altri. Ci si scalda reciprocamente negli abbracci non solo coi piccoli ma anche con gli adulti. Ci si ritrova bambini giocando con i minori e vivendo con nuova intensità le festività e le ricorrenze.
Le loro vittorie sono trofei che ci appuntiamo con orgoglio sul petto
Le loro cadute sono dispiaceri anche per noi, le loro vittorie sono trofei che ci appuntiamo al petto con orgoglio. Vederle poi spiccare il volo fa gioire con lacrime amare. Si è soddisfatti del percorso compiuto insieme e degli obiettivi finalmente raggiunti… ma non è facile pensare di non tenerle più “per mano”, di vederle andare via, perché un pezzettino di noi se ne va con loro.
Essere educatrice vuol dire entrare nella vita di una persona nel momento e nel modo in cui lei ha bisogno di noi. Starle accanto il più possibile. Condividere con lei la quotidianità e costruire un nuovo senso di famiglia… ma vuol dire anche darle la spinta per riuscire a farle spiccare il volo da sola.
È bello ritrovarle di tanto in tanto e sentire che continuano a farcela, che quello che hanno vissuto con noi ha fatto la differenza e le ha rese donne e mamme indipendenti ma soprattutto felici e realizzate… queste sono le vere soddisfazioni!
Francesca Turra
Coordinatrice Villa Capitanio