Il malessere degli adolescenti: che cosa fare quando un figlio è in crisi

Cambiamenti di umore, ritiro sociale, alterazioni dell’alimentazione e del sonno, autolesionismo. Sono alcuni dei sintomi del disagio psicologico che colpisce molti ragazzi. Come riconoscerli, comunicare con loro e trovare aiuto qualificato?

L’adolescenza è una fase delicata della vita, in cui si affrontano cambiamenti fisici, emotivi e sociali. Spesso i ragazzi si sentono insicuri, confusi, inadeguati. A volte il malessere diventa così forte da sfociare in disturbi psicologici, come depressione, ansia, anoressia, bulimia, autolesionismo, tentativi di suicidio. Il Covid-19 ha aggravato la situazione, aumentando l’isolamento, la paura, la frustrazione.
I genitori si trovano spiazzati di fronte a questi problemi. Non sanno come riconoscere i segnali di allarme, come comunicare con i figli, come aiutarli a superare le difficoltà. Si sentono in colpa, impotenti, spaventati. A volte negano la realtà, sperando che sia solo una fase passeggera. A volte si rivolgono al Pronto Soccorso, quando ormai la situazione è critica.

Affrontare il disagio dei figli

Ma che cosa si può fare per prevenire o affrontare il disagio psicologico degli adolescenti? Quali sono le risorse a disposizione dei genitori e dei ragazzi? Quali sono le buone pratiche da seguire?
Innanzitutto, è importante prestare attenzione al comportamento e all’umore dei figli. Se si notano cambiamenti significativi e persistenti, come ritiro sociale, tristezza, irritabilità, perdita di interesse, alterazioni dell’alimentazione, del sonno, della scuola, bisogna intervenire. Non si tratta di essere invadenti o giudicanti, ma di mostrare cura e ascolto. Chiedere come stanno, cosa li preoccupa, cosa li appassiona. Cercare di coinvolgerli in attività che li facciano sentire bene, valorizzati, stimolati. Trasmettere loro fiducia e speranza nel futuro.
Se il malessere persiste o si aggrava, è bene rivolgersi al pediatra di fiducia o al medico di famiglia, che possono fare una prima valutazione e indirizzare verso i servizi specialistici del territorio. Purtroppo, in Italia ci sono pochi posti letto e ambulatori dedicati alla salute mentale dei minori, e le liste d’attesa sono lunghe. Per questo, è fondamentale agire tempestivamente, prima che il problema si cronicizzi o si complichi.

Le iniziative pubbliche

Esistono anche altre iniziative, pubbliche o private, che offrono sostegno psicologico gratuito o a basso costo agli adolescenti e alle loro famiglie. Per esempio, a Milano c’è il servizio AccogliMI, con un numero verde e un cellulare a cui si può chiamare per avere una consulenza. La Fondazione Soleterre ha creato una rete di 90 psicologi in tutta Italia, che rispondono a un centralino e offrono aiuto da remoto o in presenza. Il Gruppo Abele ha lanciato il programma Nove e 3/4 per gli hikikomori, i giovani che si ritirano in casa.
Ci sono anche progetti portati avanti dai ragazzi stessi, che sfruttano il potere della comunicazione tra pari. Per esempio, la community Tutto annodato, nata a Torino dopo il suicidio di un compagno di scuola, ha una pagina Instagram dedicata alla salute mentale, dove si condividono informazioni, testimonianze, consigli, indirizzi utili.
Insomma, non si è soli. Ci sono persone e strutture che possono aiutare i ragazzi in crisi e i loro genitori. L’importante è non avere paura di chiedere aiuto, di aprirsi, di confrontarsi. Perché il disagio psicologico non è una vergogna, ma una sfida che si può vincere insieme.