Il bullismo e le sue sfaccettature: aumentano i giovani colpiti.

Secondo l’Osservatorio Bullismo e Cyberbullismo, almeno un adolescente su cinque è stato vittima di bullismo. Il “non-consensual sharing” e l’“orbiting”,  intromissioni ancora più invasive nella sfera privata

Un adolescente su cinque dichiara di esser stato vittima di bullismo. A segnalarlo è l’Osservatorio Bullismo e Cyberbullismo, tramite un sondaggio condotto da Skuola.net nell’ultimo trimestre dello scorso anno scolastico.
Secondo Laura Corvaglia, consigliera dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia, si è dinanzi a un problema di deformazione educativa che si dipana dal livello macro-sociale a quello delle relazioni familiari. “Per molti ragazzi il ritorno a scuola significa anche tornare a fare i conti con il bullismo. Si tratta di un fenomeno che enfatizza i comportamenti di prepotenza e aggressività come unico canale comunicativo e relazionale, che ha modificato il naturale comportamento sociale in esibizioni comportamentali esagerate, nelle quali ogni freno inibitorio è carente”.
Dalla ricerca si evince che tra i bersagli preferiti dai bulli ci sono prevalentemente l’aspetto fisico ed eventuali disabilità, a seguire l’orientamento sessuale, le origini o l’etnia. I più vessati dalle diverse forme di bullismo sono prevalentemente gli adolescenti della fascia d’età tra gli 11 e i 16 anni. Addirittura, quattro adolescenti su dieci sono stati vittime di bullismo proprio per il loro orientamento sessuale.
“Per quanto se ne parli, il bullismo sessuale continua a essere un fenomeno poco conosciuto – continua la psicologa -. Sono diversi i motivi che possono spingere un bullo a mettere in atto certi comportamenti: spesso la superficialità d’animo e la mancata comprensione dei sentimenti dell’altro sono i motivi principali, ai quali segue l’omofobia o il semplice diritto di denigrare il prossimo”.
I bulli non agiscono esclusivamente dal vivo, ma anche a distanza, sui social. Come si legge dalla ricerca, soprattutto nell’ambito digitale si affacciano nuove forme di vessazione che, più o meno sottilmente, possono avere un impatto negativo sulla psiche di chi le subisce. Una di queste è il cosiddetto “orbiting”, ovvero la pratica che vede una sorta di controllo esterno sui propri canali social da parte di un ex partner, senza alcuna comunicazione diretta, ma limitandosi a commentare o lasciare reactions dopo la conclusione della relazione sentimentale. Ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca. Questo fenomeno provoca conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5). Anche in questo caso le categorie più colpite sono le ragazze e i non-binary.
“Il cyberbullismo rappresenta una delle conseguenze più pericolose presenti nel mondo virtuale: un vero e proprio reato, in quanto sfrutta le insicurezze personali e le vulnerabilitàdelle vittime per causare loro umiliazioni e danni psicologiciAnsiedepressione e, nei casi peggiori, gli istinti suicidi sono le conseguenze psicologiche legate a questo fenomeno. Uno degli errori che commette la vittima di cyberbullismo è quello di non parlarne con nessuno, assumendo quindi un atteggiamento passivo che altro non è che linfa vitale per i carnefici”, continua Corvaglia.
C’è poi chi subisce un’intromissione ancora più invasiva nella sfera privata, che si concretizza nella circolazione sul web, senza il proprio consenso, di materiali intimi spesso estorti da parte di un partner. Si tratta del cosiddetto “non-consensual sharing”, una delle manifestazioni più fastidiose del più ampio revenge porn: seppur ancora adolescente, ci si è imbattuto almeno una volta il 14% degli intervistati (1 su 7).
Occorre individuare un’area di intervento, che è quella dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui famiglie e istituzioni che si interessano dello sviluppo dell’individuo orientino i propri processi formativi e di socializzazione alla ricostruzione di sentimenti di identità. In quest’ottica, è necessaria la prevenzione e il rapido intervento, realizzati anche attraverso il potenziamento dei centri di ascolto per le famiglie, dei consultori familiari e dei servizi dell’età evolutiva ma, soprattutto, la concretizzazione del servizio di psicologia scolastica.
“È fondamentale riflettere sulla natura predatoria di alcuni comportamenti in cui l’io, ancora una volta, si riafferma a danno dell’altro. Occorre, in questo caso, predisporre interventi di psicologia di comunità, al fine di recuperare il valore della alterità e della comunità solidale come contenitore sociale. Le scuole e le agenzie educative, che interagiscono con gli adolescenti, oggi hanno una missione più complessa da affrontare, nella quale il nostro Ordine è sempre pronto a giocare un ruolo di collaborazione e supporto”, conclude la consigliera Ordine Psicologi pugliesi Laura Corvaglia.