La sindrome del “pesce rosso”. Lo smarthpone ci sta rubando l’attenzione?

La nostra soglia di attenzione si è abbassata vertiginosamente: “dai 3 minuti di 10 anni fa, siamo passati ai 40 secondi di oggi, come tempo massimo oltre il quale si decide di cambiare attività”.

Qual è l’impatto che smartphone e social media hanno sulla nostra attenzione? Se lo chiede in un articolo Avvenire.

Il problema è che la tecnologia oggi è programmata per sfruttare le nostre debolezze – si legge sul quotidiano, che riprende la riflessione di Tristan Harris, capo dello Human Tech Laboratory nel documentario “Social Delemma” disponibile su Netflix – per esempio quella di non saper resistere alle gratificazioni costituite dai like a ciò che postiamo, che ci porta a controllarli di continuo, come un giocatore d’azzardo con una slot machine”.

Siamo sempre vigili, con i sensi in allerta per captare senza ritardo i segnali ( le notifiche ) inviate da quel piccolo apparecchio.

Ma qual è la posta in gioco?

Lo spiega Avvenire riportando quando individuato da Lisa Lotti, nel suo libro inchiesta “8 secondi, viaggio nell’era della distrazione”

 Da una ricerca di Microsoft del 2015, ripresa nel titolo del librosembrerebbe infatti che: “La soglia della nostra capacità di concentrazione – si sia – abbassata vertiginosamente negli ultimi anni, fino a toccare gli 8 secondi, meno della memoria di un pesce rosso. Una provocazione forse – Aggiunge il quotidiano – ma un dato è certo: secondo Gloria Marck ricercatrice dell’Università della California a Irvine, dai 3 minuti di 10 anni fa, siamo passati ai 40 secondi di oggi, come tempo massimo oltre il quale si decide di cambiare attività”.

E allora cosa possiamo fare?

 Cerchiamo di utilizzare il nostro smartphone con più equilibrio. Riflettiamo prima di agire. Iniziamo a imporci di spegnere il telefonino in una parte prestabilita della nostra giornata, come ad esempio un’ora prima di andare a dormire. Non portiamolo con noi durante i pasti, ma conversiamo con chi ci sta di fronte. Insomma come scrive Avvenire, riportando le parole di Lisa Lotti disinneschiamo: “ il pilota automatico, con cui reagiamo invece di agire”.