L’inclusione dei minori con background migratorio in Italia

Nel vasto panorama dei minori stranieri presenti nel nostro Paese, elemento comune è la necessità di una politica dell’inclusione. Le discriminazioni possono influire sulla percezione di sé nella società. Ecco i dati in Italia

Nel nostro Paese ci sono circa un milione di minori stranieri o italiani per acquisizione. Si tratta di bambini e ragazzi che, nella maggior parte dei casi, frequentano regolarmente la scuola e condividono con i loro coetanei le stesse preoccupazioni e speranze. Sono oltre 1,3 milioni i minori che in Italia hanno un background migratorio e una delle principali sfide del nostro Paese è raggiungere la piena inclusione sociale. 

I dati Istat

Nell’ultimo rapporto annuale Istat è emerso che gli stessi minori (il 78,5%) parlano e pensano in italiano. Oltre l’84% di loro è nato in Italia o è arrivato in età prescolare, la percentuale scende al 70,3% tra chi è arrivato tra i 6 e i 10 anni e al 49,3% tra chi è arrivato dopo gli 11 anni.

Quando si parla di minori stranieri o italiani per acquisizione ci si riferisce a un gruppo molto eterogeneo di bambini e ragazzi, che hanno tante storie e percorsi diversi. 

I ragazzi nati nel paese di immigrazione da genitori stranieri sono 1 milione e sono circa ¾ dei minori stranieri, il restante 25% sono nati all’estero. Di questo 25%, la maggior parte sono stranieri e solo pochissimi di loro hanno la cittadinanza italiana. Nel milione di bambini e ragazzi nati in Italia, i minori senza cittadinanza sono quasi 780mila, contro i 220mila naturalizzati. 

La necessità di inclusione e integrazione

Questi numeri indicano chiaramente che il mondo dei minori con background migratorio è molto più articolato di quanto si possa pensare. Si deve andare oltre la dicotomia “italiani/stranieri” se si vuole restituire un’immagine aderente alla realtà: ci sono situazioni ed esigenze molto diverse tra loro, che necessitano di politiche di inclusione e integrazione che più si adattino agli specifici casi.

Lo stesso concetto di minori stranieri è molto ampio: ci sono i minori stranieri non accompagnati e quindi bisognosi di assistenza, come anche giovani di seconda generazione nati in Italia o arrivati da piccoli che invece sono perfettamente integrati. 

L’elemento comune nel panorama dei minori stranieri è la politica dell’inclusione, la lotta a qualsiasi forma di discriminazione etnica o di altro tipo. 

In questi mesi Istat sta predisponendo la documentazione per l’avvio di una indagine pilota sulle discriminazioni, volta a definire l’adeguatezza degli aspetti tecnici di misurazione dei fenomeni discriminatori. Alcune chiavi di lettura su questo fenomeno, già fornite, hanno indicato come il 12,6% degli studenti stranieri abbia vissuto durante il percorso di studi episodi di discriminazione dovuti alle proprie origini straniere. Con un picco nella fascia d’età tra 14-19 anni, dove la quota ha raggiunto il 17,4%. Un’indagine successiva ha invece indicato come il 49,5% dei ragazzi di seconda generazione abbia subito almeno un episodio di bullismo da parte di altri ragazzi nel mese precedente. Una quota di 7 punti superiore rispetto ai coetanei italiani (42,4%).

La percezione di sé nella società 

Le discriminazioni possono influire sulla percezione di sé nella società. I dati sulla discriminazione sottendono il rischio di isolamento e segregazione, che può avere un impatto anche sulla percezione di sé e del proprio ruolo nella società.

È interessante osservare come cambino le diverse aspettative sul lavoro svolto da adulto. Le diverse aspettative possono essere influenzate da diversi fattori, spesso intersecati tra loro: dalle preferenze individuali alle risorse a disposizione della famiglia di origine, dai risultati scolastici al livello di inclusione sociale.

Le studentesse delle superiori aspirano a diventare insegnanti o medici. A queste professioni seguono la commerciante (5,8%) e l’hostess (5%) per le straniere, e la psicologa, antropologa, criminologa (5,1%) e avvocata, notaia, magistrata per le italiane (3,9%).

Tra gli studenti maschi italiani alle superiori, invece, la prima aspirazione è l’ingegnere (6,2%), il militare (5%), il carrozziere (4,5%) e l’operaio (4,4%). Per gli stranieri è il meccanico, il carrozziere o l’elettrauto (9,4%), seguita dall’operaio (7,4%) e dal calciatore (6,2%).

La situazione nelle diverse zone d’Italia

I minori con background migratorio vivono soprattutto nell’Italia centro-settentrionale. Sono il 13,2% dei minori del centro, il 14,9% di quelli del nord-est e il 15,8% di quelli del nord-ovest, mentre non raggiungono il 5% nel sud e nelle isole.

Inoltre, nelle grandi città l’incidenza è più elevata: nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, sono il 14,5% dei residenti con meno di 18 anni. E superano il 10% dei minori anche nei comuni di cintura, gli hinterland di queste città maggiori. Complessivamente, su un milione di minori stranieri, 855mila vivono in un comune polo o cintura. Parliamo dell’81,6% dei bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana. Nelle aree interne sono, invece, molto meno presenti. Sono il 9,2% dei bambini e ragazzi nei comuni intermedi, distanti circa 25-40 minuti dai poli. Scendono al 6,9% nei comuni periferici e al 4,6% in quelli ultraperiferici.

Prato è la città capoluogo con la maggiore incidenza di bambini e ragazzi con cittadinanza non italiana. Nel comune toscano i minori stranieri sono oltre un terzo di quelli residenti (34,3%). Seguono le città di Piacenza (29,1%), Brescia (27,8%), Imperia (25,4%) e Milano (25,2%), dove sono più di un residente under-18 su 4. 

Minore incidenza si rileva in capoluoghi del sud come Taranto (1,8%), Potenza (1,8%) e Andria (1,6%). In questi comuni i minori stranieri sono meno del 2% del totale.

Rispetto al centro-nord, dove la presenza è diffusa in modo più omogeneo sul territorio, nell’Italia meridionale si registrano zone a maggiore concentrazione in mezzo a territori dove non abitano stranieri. Ad esempio, tra i comuni maggiori, spiccano San Giuseppe Vesuviano, nella città metropolitana di Napoli (18%), Castel Volturno (Caserta, 16,6%), Eboli (Salerno, 14,5%), Comiso (14,4%) e Vittoria (13,8%) nel ragusano. Nonché la stessa Ragusa (11,5%), Mondragone (Caserta, 12,6%) e molti altri centri medi e grandi.