Scuola. Dimmi che voto hai preso e ti dirò quanto ti voglio bene. L’affetto verso un figlio si misura in voti?

A volte i figli accusano l’esigenza di dover essere sempre all’altezza delle aspettative di mamma e papà. Eczemi, stress, attacchi di panico, insonnia. Per rispondere alle attese degli adulti non riescono a “connettersi con i loro desideri più profondi”.

“È difficile avere fiducia in sé stessi quando si esiste solo, agli occhi dei propri genitori, attraverso i propri risultati” si legge in un articolo su Aleteia.

 Per alcuni genitori, le performance scolastiche del figlio, avere ottimi voti, eccellere in tutte le materie, scegliere il percorso di studi più indicato ( secondo mamma e papà) o magari più gratificante agli occhi del mondo che ci circonda, sembra essere davvero importante.

Ma se nostro figlio avesse differenti attitudini e vocazioni? 

Se apprezzasse maggiormente un lavoro manuale ad uno intellettuale? Siamo certi che fornendo stimoli continui ed indicando scelte che, ai nostri occhi, sembrano essere le più adeguate, stiamo facendo il bene dei nostri ragazzi? Che spronarli ad essere sempre “i numeri uno” sia veramente la soluzione giusta? Che il percorso che abbiamo immaginato per loro sia quello che segue realmente le loro preferenze e che li renderà adulti sereni e soddisfatti?

 San Filippo Neri, parlando dei suoi anni di studio, racconta Aleteia, ha detto: “Sono un manuale e ho sempre sognato di avere una mia falegnameria, ma era impensabile in famiglia! Ho dovuto frequentare la scuola di medicina, senza passione… Ed eccomi qui, a 40 anni, frustrato di esercitare una professione, certamente gratificante agli occhi di chi mi circonda, ma che non mi rende felice”.

 Disoccupazione, malessere sociale e paura del futuro, gli adulti mancano di fiducia e fanno pesare le loro preoccupazioni sui loro figliSempre di più, sempre meglio: nell’inconscio dei genitori si impone la convinzione che bisogna eccellere per sopravvivere ed avere successo in un mondo di prepotenti – commenta il web magazine – La paura del domani provoca in molti genitori un perfezionismo educativo che scivola verso l’ossessione. Gli adulti sono così ansiosi che vogliono organizzare tutto per il loro figlio”.

 Ma fermiamoci a pensare.

Siamo veramente certi di fare veramente quanto è più giusto per i nostri ragazzi? O  “Esigere sempre il meglio per il proprio figlio non è forse intrattenere il mito del figlio ideale, un’estensione narcisistica del genitore che ha la missione di realizzare ciò che l’adulto ha mancato?” rimarca Aleteia.

E intanto i ragazzi, ognuno in base al proprio carattere, accusano l’esigenza di dover essere sempre all’altezza delle aspettative di mamma e papà. Eczemi, stress, attacchi di panico, insonnia. I bambini per rispondere alle attese degli adulti non riescono a “connettersi con i loro desideri più profondi”. C’è chi diviene iper performante e chi incapace di decidere da solo qualche cosa per sé.

E allora cosa fare?

 Facciamo un passo indietro. “Perché voglio così tanto che mio figlio vada alla scuola di ingegneria? È perché vedo in lui una vera attitudine o è per lusingare il mio ego di genitore meritevole?” suggerisce il web magazine

Accompagniamo i nostri figli verso il “loro” futuro. Mettiamoci accanto a loro. L’affetto non si misura in voti. La felicità è trovare una strada propria che rispetti ciò che sono e le loro vocazioni.