La “paghetta”ai figli? Darla o negarla? Ecco alcuni suggerimenti

Montesi: “Il suo unico obiettivo dovrebbe essere imparare a gestire autonomamente il denaro, e quindi ad autogestirsi”.

Come insegnare ai propri figli il giusto senso del denaro, la responsabilità e la corretta amministrazione delle proprie entrate?

Ad alcuni potrebbe sembrare strano, ma un modo per insegnare ai ragazzi a gestire le proprie finanze potrebbe arrivare proprio dall’amata o odiata “paghetta”.

A spiegarne il perché è la Dott.ssa Lucia Montesi, Psicologa e Psicoterapeuta sul web magazine Centro Pagina.

La paghetta può essere un utile strumento educativo, a patto che abbia certe caratteristiche e ne venga fatto un preciso uso – spiega la dottoressa Montesi, sottolineando come lo stesso termine “paghetta” convenzionalmente usato sia da considerarsi improprio – La paga, infatti, è una somma di denaro che viene corrisposta in cambio di un lavoro svolto. Al contrario, la paghetta non dovrebbe avere questo senso, ovvero non andrebbe corrisposta in cambio di qualcosa, ad esempio lavori domestici o buoni voti – chiarisce la psicologa – il suo unico obiettivo dovrebbe essere imparare a gestire autonomamente il denaro, e quindi ad autogestirsi”. Il rischio potrebbe altrimenti essere quello di incappare in ragionamenti del tipo: “Studio per avere i soldi”/ “Se non mi dai i soldi, non studio”,  “Rifaccio il letto per avere i soldi”/ “Se non mi dai i soldi, non rifaccio il letto – mette in guardia la dottoressa Montesi – Deve essere chiaro che si va a scuola e si studia per imparare, e che si svolge la propria parte in casa perché la famiglia è una squadra in cui ognuno ha il suo ruolo e si collabora e ci si supporta”.

 A quanti anni dare la paghetta ai nostri figli?

Partendo dal ruolo educativo che dovrebbe avere  conferire una somma di denaro ai propri figli, insegnando loro a comprendere il valore delle cose e a fare scelte ponderate, l’età giusta per iniziare a dare una paghetta potrebbe essere i 10 anni ma, suggerisce la psicologa: “L’indicazione è di massima e va ricalibrata in base alle caratteristiche del singolo bambino. L’ideale sarebbe introdurre la paghetta quando è il bambino e chiederla, ma anche in assenza di una esplicita richiesta, può essere una buona idea che sia il genitore a proporre di istituire una paghetta fissa”.

A quanto dovrebbe ammontare la paghetta?

Non c’è una cifra fissa. Tutto dipende dalla disponibilità familiare e dalle spese che la paghetta è destinata a coprire, ma “Qualunque sia la scelta – raccomanda la psicologa – deve essere stabilito in modo molto chiaro e condiviso cosa è compreso in quella somma e cosa no”.

 E qualora il bambino non la sappia gestire e la spenda subito o in cose futili?

All’inizio qualche difficoltà nella gestione è da mettere in conto: “Piuttosto che togliere la paghetta, è più utile aiutarlo a riflettere su come gestire meglio quel denaro – spiega la dottoressa Montesi – lasciando anche che compia errori e ne viva le conseguenze, evitando di intervenire decidendo al posto suo su come spenderli, a meno che non si tratti di circostanze gravi ed eccezionali”.