Minori in comunità: ecco cosa dicono i dati pubblicati dall’Autorità Garante per l’Infanzia

 La maggior parte degli ospiti (55%) ha una età compresa tra i 14 e 17 anni. Nelle comunità, quelli di origine italiana, sono stati il 55% nel 2018, il 61% nel 2019 e del 60% nel 2020

L’ Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha pubblicato i dati, relativi al periodo 2018-2020, raccolti dal garante, con il contributo delle procure minorili, che fotografano la situazione dei minori accolti in comunità.

Al 31 dicembre del 2020, risultavano essere 23.122 i minorenni ospitati nelle 3605 comunità specifiche, mentre alla fine del 2017, le comunità distribuite su 4027 strutture, hanno ospitatato 32.185 minorenni.

Dai dati raccolti si osserva un calo di circa 9000 ospiti, dovuto alla diminuzione degli stranieri minorenni non accompagnati.

Carla Garlatti, autorità garante, sottolinea, la stabilità delle presenze in comunità, nei singoli anni 2018-2019 e 2020: rispettivamente 22.613, 21.650 e 23.122 e che la variabilità era dovuta soprattutto a quella dei Minori stranieri non accompagnati.

Altra osservazione importante è che la maggior parte degli ospiti (55%) ha una età compresa tra i 14 e 17 anni e che nelle comunità, quelli di origine italiana, sono stati il 55% nel 2018, il 61% nel 2019 e del 60% nel 2020.

Gli stranieri nel 2020 erano presenti nelle comunità italiane per il 40% del totale, di cui 24% Msna. La prevalenza è maschile per il 61%.

Il 78% dei minori presenti a fine 2020 è stato collocato nelle strutture, a seguito di provvedimenti disposti dalle autorità giudiziarie, il 12% per decisione consensuale dei genitori, il restante 10% per allontanamento d’urgenza.

La normativa nazionale, europea e internazionale, prevede a carico delle istituzioni, il dovere di agire in termini di prevenzione e di attivare tutti gli interventi necessari, per evitare l’allontanamento del minore dal proprio nucleo familiare. Di conseguenza lo Stato è impegnato a garantire interventi di sostegno, in modo uniforme, in tutto il territorio nazionale. Vi possono essere situazioni di particolare gravità, in cui si rende necessario, interrompere la permanenza del minore, presso la famiglia d’origine, per offrirgli adeguata protezione, da situazioni pregiudizievoli e sostenendo la famiglia per superare le problematiche, che hanno condotto all’allontanamento.

Per i minori stranieri non accompagnati (Msna) si afferma il diritto (legge 184/1983 comma 1bis) che prevede l’affido familiare, quale misura prioritaria, rispetto al collocamento in una struttura d’accoglienza.

Al 31 dicembre 2021, i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, indicavano nel 64,7% i Msna presenti in strutture di seconda accoglienza, nel 31,3% quelli in strutture di prima accoglienza e il 4% presso privati.

Nel 2021 il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha istituito un tavolo sulle linee di indirizzo nazionale sull’affidamento familiare e sulle linee di indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni. Al tavolo partecipa come osservatore, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.