Genitori single: affrontare da soli gli effetti del Covid

Solitudine, incombenze, non avere qualcuno con cui condividere fatiche e pensieri… Per genitori single e small families affrontare la pandemia è ancora più dura. Qualche consiglio per superare le difficoltà

Se le famiglie, giustamente, si lamentano delle fatiche imposte dal lockdown, tra DAD, smartworking, lavori di casa, pranzi e cene… la situazione è evidentemente ancor più pesante per i genitori single che non hanno qualcuno con cui spartirsi doveri e preoccupazioni.

Le fatiche, amplificate, dei genitori single

A sottolineare questa particolare condizione è un lungo articolo del sito NostroFiglio.it, che interpella l’analista Carla di Quinzio, socia dell’associazione di promozione sociale Smallfamilies.
Il presupposto da cui parte la riflessione è che parlare di “emergenza” è sbagliato, perché i meccanismi che si attivano davanti a un pericolo immediato (quale, appunto, l’emergenza) non sono efficaci sul lungo termine. Ecco, dunque, che quella che era nata come situazione straordinaria di difficoltà, si trasforma, allora, in una patologia.

Disturbi del sonno, sbalzi d’umore, depressioni… sono solo alcuni dei problemi raccolti dagli sportelli dell’associazione, che evidenzia come le persone non abbiano più voglia di provare a ricercare il piacere, trascinandosi stancamente in una situazione che rischia di degenerare ogni giorno di più.

Succede anche all’interno delle famiglie tradizionali, ma certo chi si ritrova in casa da solo con uno o più figli (e in genere si tratta molto più spesso delle donne) si ritrova a dover affrontare tutto questo senza un interlocutore non solo con il quale dividere le fatiche, ma anche condividere pensieri e preoccupazioni.

La salute dei figli passa per la salute dei genitori

Ma mai come in questi casi la salute del genitore è fondamentale, perché solo stando bene con se stessi si può pensare di poter trasmettere serenità ai bambini. Ecco, allora, suggerisce la Di Quinzio, che diventa importante perdonarsi le imperfezioni e accettare se qualcosa non va come si vorrebbe, anche chiedendo ai vari interlocutori (datori di lavoro, colleghi…) di cambiare qualcosa di quello che, in questo momento, non ci fa stare bene.

Altra cosa importante è cercare di ritagliarsi degli spazi di piacere, dei piccoli momenti da dedicare a qualcosa che si percepisca come una “coccola” personale: può essere un libro, un’attività fisica, ma anche solo concedersi una tisana prima di dormire… Solo un adulto che sta bene, va ribadito, è un adulto che può prendersi cura e sostenere le sofferenze dei figli.
Uno step in più rispetto al “piccolo piacere” è quello di concedersi una microscopica trasgressione: fare qualcosa che altrimenti avremmo pensato di non poterci mai permettere. Questa è sicuramente una via che consente di evadere con la mente.

Capire le esigenze dei figli e farli sentire capiti nelle loro difficoltà

Naturalmente, come gli adulti faticano, bisogna considerare che anche per i più piccoli il momento è particolare e molto delicato: chi è nato nell’ultimo anno, per esempio, ha saltato la fase di socializzazione e anche il rapporto con i nonni, probabilmente, non ha avuto modo di svilupparsi come sempre avvenuto in passato. Per loro, quindi, l’inserimento in società sarà da monitorare con ancora maggior attenzione.

Con i bimbi più grandi, invece, se non altro si può instaurare un dialogo che aiuti ad affrontare non solo il presente, ma anche le incertezze del futuro: parlare di ciò che accade fuori, senza ossessionarsi sui numeri e i continui aggiornamenti, è sicuramente qualcosa di utile.

Allo stesso modo è importante assistere i figli nella Dad, accompagnandoli tanto nei successi quanto negli insuccessi. Specie in questi casi, bisogna far sentire al figlio la propria vicinanza e la propria comprensione del momento di difficoltà: aiutare, in questo caso, non significa tanto dare una mano per far capire quanto spiegato a scuola, quanto “contenere l’insuccesso”, facendo capire che un brutto voto o un’incomprensione scolastica non sono la fine del mondo.

Per quanto riguarda gli adolescenti, l’ascolto è l’arma principale. A quell’età le emozioni sono difficili da decifrare già in condizioni “normali”, figurarsi in una situazione straordinaria come quella della pandemia, in cui le esperienze di contatto e condivisione con gli altri sono limitate e come sospese. Il genitore, allora, ascoltando il figlio, può fargli capire che quella che sta vivendo è solo una fase momentanea.
Importante è non avere paura di come il figlio reagirà, perché anche lo sfogo, magari esternato urlando contro mamma o papà, è una richiesta di aiuto: stare in piedi di fronte al loro malessere è un modo per affrontare la situazione e trasmettere il messaggio di come il genitore non sia il “nemico” ma un alleato.

Farsi aiutare e condividere paure e pensieri con altri genitori single

A livello pratico, per un genitore single può essere importante avere una rete di sostegno: amici con cui confidarsi, un’associazione… Scoprire di condividere con altri genitori gli stessi problemi e provare a trovare insieme delle soluzioni è un formidabile aiuto per la propria tenuta fisica e mentale.