Scuola. Come devono reagire i genitori se il proprio figlio non gradisce un insegnante?

Non bisogna giudicarlo subito, perché potrebbe anche avere ragione. Ma bisogna anche dare il buon esempio

Come devono reagire i genitori se il proprio figlio a scuola non gradisce un insegnante? Questa è una di quelle situazioni che si verificano spesso, quando i bambini iniziano ad andare a scuola: è piuttosto normale che con alcune maestre e maestri si instauri un rapporto migliore e con altre o altri meno. In fondo è una questione di “feeling”. Spesso il rapporto è decisamente conflittuale. Come devono comportarsi allora mamma e papà? Devono necessariamente rimproverarlo? Oppure no? A queste domande ha provato a rispondere, con un articolo pubblicato su Aleteia.org, la saggista Ines De Franclieu. Secondo la quale è opportuno non giudicare subito il figlio. Per il semplice fatto che potrebbe anche avere ragione…

“Accompagnare il figlio – scrive la De Franclieu – significa ascoltarlo sempre, dimostrargli il proprio interesse, lasciargli esprimere i suoi pensieri fino alla fine e solo allora, se necessario, farlo riflettere su quanto ha appena detto. Il solo fatto di essere stato ascoltato, a volte gli permette di rendersi conto da sé di ciò che ha detto e di calmare gli animi. Se invece lo interrompiamo, la frustrazione (‘è sempre cosi, non mi ascoltano mai!’) non farebbe che aumentare la sua collera ed accentuare il suo problema. Dopo averlo ascoltato, bisogna interrogarlo perché potrebbe avere ragione e può darsi che non conosciamo bene l’insegnante in questione. Se le sue opinioni sono fondate, sarà necessario discuterne con l’insegnante, ma se vi rendete conto che il suo parere è ingiusto, conviene invitarlo a fare un passo indietro rispetto a quello che può aver sentito, per esempio dai suoi amici, perché è molto facile rafforzare l’opinione degli altri”.

Scuola. Come reagire se il proprio figlio non gradisce un insegnante

Importante è anche dare il buon esempio e, aggiunge l’autrice, “lo stesso vale per le amicizie. Diamoci il tempo di scoprire la ricchezza di ogni persona, insegnanti e compagni. I nostri figli devono capire quanto siano distruttivi i giudizi che rinchiudono non solo la persona che viene catalogata, ma anche chi la giudica, poiché non dà la possibilità di vedere le cose diversamente. Tali parole riguardando un insegnante frenano il desiderio di progredire. Una visione positiva, un atteggiamento di accoglienza verso gli altri sono essenziali per il successo scolare e lo sviluppo della persona. Allo stesso modo, in quanto genitori dobbiamo essere vigili sulle nostre parole. Una volta scelta la scuola, bisogna sostenere il lavoro degli insegnanti, accettare le loro richieste e capire il loro modo di agire. Le nostre critiche hanno l’effetto, sui nostri figli, di fargli mancare il terreno sotto i loro piedi, impedendogli di mettersi con impegno al lavoro. ‘Perché impegnarsi in francese visto che l’insegnante è cattivo? Lo dicono anche i miei genitori!’. Non si tratta di lasciare fare tutto in una fiducia cieca e comoda, ma di esercitare un discernimento prudente e illuminato nell’interesse di una vera cooperazione genitori-insegnanti”.

Chiunque volesse approfondire o avesse necessità di supporto professionale, può contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori al numero 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.