Si tratta di una figura fondamentale per la cura di parenti bisognosi o disabili, ma che manca quasi completamente di un riconoscimento giuridico. Per fortuna, qualcosa comincia a muoversi
Caregiver. In Italia si tratta di una parola ancora troppo poco conosciuta. Non tanto a livello pratico, perché, in realtà, sono molte le persone che prestano assistenza a un familiare che per malattia o disabilità non sia autosufficiente (questo il significato del termine), quanto per le leggi dello Stato, che non forniscono riconoscimenti e protezioni a queste persone, spesso lasciate sole con le loro fatiche, fisiche e psicologiche.
Caregiver, una figura in cerca di riconoscimento
Per fortuna, come riporta il Corriere della Sera Salute, qualcosa forse si sta muovendo, grazie a un fondo istituito con la legge di bilancio 2018 “per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver”, sbloccato da un decreto del dipartimento per le politiche della famiglia.
La palla, a questo punto, dovrebbe essere nelle mani delle Regioni, alle quali sono stati distribuiti circa 68 milioni di euro per gli anni 2018 – 2019 – 2020 da distribuire per interventi di sussidio ai caregiver, in particolare quelli che si occupano di persone con disabilità gravissime.
Ma questo non è che il primo passo, perché, come sottolinea la ministra Binetti al Corriere “Altrettanto importante è il Fondo, istituito quest’anno con legge di bilancio, finalizzato al finanziamento di un disegno di legge che dia finalmente un riconoscimento giuridico alla figura del caregiver”.
Si tratta dell’inizio di un percorso importante, che mira a distinguere il caregiver dalla figura del badante, lavoro riconosciuto da uno stipendio e un contratto. Il testo al momento è fermo in commissione lavoro del Senato, ma l’obiettivo è raggiungere una riconoscibilità dei diritti e, dal punto di vista previdenziale, dei relativi contributi figurativi.
Altrettanto importante è il parallelo riconoscimento dal punto di vista sociale, con la possibilità di affiancare al caregiver figure temporanee di assistenti socio-sanitari che possano consentirgli di conciliare l’attività di cura e il lavoro.
Gli interventi a livello regionale in favore dei caregiver
In attesa che la situazione si sblocchi a livello statale, qualcosa inizia a essere fatto dalle singole regioni, con, per esempio, assegni di cura e interventi per l’adattamento domestico, o accordi con i datori di lavoro per trovare orari più flessibili, nonché il rilascio di una tessera identificativa che permetta ai caregiver di avere accesso facilitato ai servizi.
Hanno promulgato leggi di questo tipo, dice il Corriere, l’Abruzzo nel 2016, la Campania nel 2017 e la Puglia nel 2020.