Covid. È nata una nuova emergenza sanitaria: la psicopandemia

La scuola dovrà prepararsi ad accogliere le situazioni più fragili con l’intervento di uno psicologo scolastico 

La pandemia da coronavirus ha spazzato via la nostra quotidianità. Senza nessun preavviso, ha sconvolto la nostra salute, le nostre abitudini di vita, ha messo in crisi il lavoro e le relazioni sociali. Ci ha allontanato in alcuni casi anche dai nostri affetti e dalla nostra famiglia.

Tutti ne siamo stati colpiti, ma i giovani, con le loro radici ancora da irrobustirsi e divenire solide nella terra della vita, senza socialità, senza scuola in presenza, senza i primi amori da poter vivere, gli amici da poter abbracciare. Soli con il loro smartphone nella loro cameretta, hanno sofferto davvero molto.

A parlarne è Il Quotidiano del Sud:

Un giovane su due sotto i 18 anni manifesta disturbi a causa dell’emergenza sanitaria e, soprattutto delle sue conseguenze in termini di libertà di movimento e socialità”.

E la socialità, al di fuori del proprio ambito familiare è davvero importante per la crescita dei ragazzi, senza, è stato tolto loro “l’alimento più importante per crescere – spiega Carmen Muraro, psicologa al Quotidiano del Sud – diventare più forti e consapevoli di sé, in altre parole per aprirsi al mondo e alle sfide della vita”.

E con l’aumento dei disagi giovanili causati dalla pandemia, la scuola, luogo nevralgico di vita e di crescita dei ragazzi dovrà prepararsi ad offrire loro il proprio supporto: “dovrà prepararsi ad accogliere le situazioni più fragili – sottolinea Muraro- anche con l’intervento ed il supporto specialistico di uno psicologo”. Ma non basta, perché, secondo la psicoterapista “le istituzioni preposte dovranno fornire risposte celeri in termini di prevenzione e sostegno non solo economico, ma anche psicologico soprattutto alle famiglie e ai genitori in difficoltà con i figli”.

Il governo si è già mosso in questo senso, annunciando l’assunzione di 600 psicologi del Sistema Sanitario Nazionale, un passo importante ma occorre fare di più. Occorre, ad esempio, come dichiara Carmen Muraro: “attivare convenzioni tra lo Stato e gli Studi professionali di psicoterapia… e quindi, avviare e dare corso alla figura dello psicologo di base e di quello scolastico”.