Gentile Redazione,
negli ultimi giorni, con l’aumentare dei casi di contagio da coronavirus, si è tanto parlato dei giovani, del loro atteggiamento nei confronti degli altri e della vita.Anche io ho una figlia di 18 anni e vedo lei e le sue amiche sempre attaccate ai social. Noi adulti alla loro età non eravamo affatto così.
Abbiamo forse sbagliato qualche cosa?
Giovanna
Cara Giovanna,
io non giudicherei i ragazzi “dall’alto”, nessuna generazione è migliore di un’altra o come spesso si sente dire “ogni generazione è figlia del suo tempo”!
In un articolo, lo scrittore e giornalista Maurizio Veneziani definisce i ragazzi del 2020 la “generazione farfalla” perché come questi delicati e bellissimi insetti sono: “Labili, volatili, inquieti, lievi, effimeri, colorati, esili, evanescenti, disegnano nell’aria cerchi di possibilità, non si radicano ma si posano”.
Ecco, questa definizione potrebbe descrivere, una parte, dei ragazzi di oggi.
I giovani del 2020 sono più “globalizzati”, viaggiano, conoscono il mondo, ma spesso non hanno una conoscenza approfondita della storia, della geografia e delle loro radici.
La tecnologia per loro non ha segreti, ma vivono il mondo attraverso una maschera virtuale.
Sembrano avere valori meno radicati di quelli che avevamo noi adulti alla loro età e un rapporto meno profondo con la religione.
Insomma, i ragazzi vivono nel presente, ma come racconta Veneziani, sono forse più poveri di passato e anche di futuro…
La generazione farfalla è fragile, impaurita, narcisa e questo non è solo il frutto della società in cui sono cresciuti. Questo è anche il frutto di famiglie dissolte o ristrette dove il figlio diviene unico e determinante. Il frutto di genitori iperprotettivi o iper assenti che afflitti dai sensi di colpa pensano alle volte di compensare mancanza di tempo e carezze tramite oggetti o per eccesso di amore cercano di alleviare ogni possibile sofferenza ai loro ragazzi.
Questi giovani sono cresciuti al riparo dalle asprezze della vita. Portati a vivere non la realtà, ma come loro stessi la percepiscono, ecco quindi che le sconfitte lasciano spazio alle depressioni, le incertezze della vita, alle insicurezze personali.
Ma non diamo a loro tutte le colpe perché i giovani sono il frutto di noi adulti e i loro errori sono in parte anche i nostri.
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Staff AIBC