Le vittime indotte del Covid. Gli adolescenti: una generazione dimenticata

Cosa è successo a questi giovani fragili in questo periodo di emergenza sanitaria, chiusi in casa con i loro problemi? Le riflessioni di Maria Carla Gatto, Presidente del dei Minorenni di Milano.

Come vivono i giovani questo periodo di emergenza sanitaria?

Quanto la pandemia ha stravolto le loro vite? E quanto questo influirà sulla loro crescita, sul loro futuro, sui sentimenti, sul modo di approcciarsi al mondo, agli altri, alla vita?

Degli episodi di violenza che hanno coinvolto in questo ultimo periodo i giovanissimi sono piene le pagine dei giornali, delle polemiche sulla scuola tra pro DAD e chi è contro la didattica a distanza ne abbiamo sentito parlare a sufficienza ma di un cosa invece non si parla, o almeno non abbastanza: dell’importanza della scuola non solo come luogo di istruzione e di socializzazione, ma della comunità scolastica quale “presidio educativo e sociale” dove i minori che vivono situazioni di disagio in famiglia possono essere individuati, monitorati e ricevere aiuto. Cosa è successo a questi giovani fragili in questo periodo di emergenza sanitaria, chiusi in casa con i loro problemi?

Una risposta la fornisce la dottoressa Maria Carla Gatto, magistrato e presidente del tribunale per i minorenni di Milano in un intervista alla Stampa:

Senza scuola, sport, incontri con gli amici, ciascuno di loro rimane confinato in spazi abitativi più o meno ristretti, costretto a un confronto permanente con i problemi familiari, senza più beneficiare degli interventi di controllo dei servizi socio sanitari o scolastici – sottolinea la dottoressa Gatto, un fenomeno purtroppo avvalorato anche da una repentina diminuzione dei procedimenti aperti nel 2020 dinnanzi al Tribunale per i Minorenni di Milano, quasi un migliaio in meno rispetto al 2019– Si tratta di un numero importante e che non indica affatto uno stato di salute migliorato nei rapporti tra adulti e minoriAnzi. Bisogna tenere presente che sono procedimenti a tutela dei bambini da situazioni di pregiudizio e la loro assenza è dovuta alle mancate segnalazioni dovute al lungo periodo di lockdown e all’interruzione di molte attività di controllo svolte prima di tutto dalla scuola. Significa insomma che nessuno controlla più cosa succede a questi bambini. Infatti non è un caso che siano aumentati invece i provvedimenti in via d’urgenza per proteggere i bambini dall’inadeguatezza e dalla violenza degli adulti che si dovrebbero occupare di loro. Sono stati 100 in più rispetto l’anno precedente”.

La disuguaglianza dovuta alla povertà digitale

Ma non basta, perché la scuola in presenza livella le diseguaglianze tra le famiglie che non si possono ad esempio permettere un pc e lo devono condividere con tutta la famiglia. Il ritorno a scuola, per loro “significherebbe il ritorno tra gli altri, i loro pari, la fine dell’isolamento accentuato dalla povertà digitale in cui vivono molti ragazzi in famiglie con difficoltà economiche. Si dice che in Italia siano almeno un milione i ragazzi senza accesso ai computer – commenta la dottoressa Gatti alla Stampa.

E la presidente del Tribunale dei Minorenni di Milano, nell’intervista tocca anche l’argomento adozioni evidenziando come “nel 2020 le domande di adozione nazionale sono state 577, un centinaio in meno rispetto al 2019, confermando un trend in atto ormai da qualche anno. Invece le dichiarazioni di adottabilità sono aumentate. Ci sono più bambini in cerca di una famiglia. E se vogliamo legger dei dati in positivo, possiamo dire che presentando domanda di adozione a Milano ci sono molte possibilità che venga accolta per le giovani coppie”..