“I ragazzi hanno idee, pensieri profondi che vanno però solleticati e stimolati”.
Come riuscire a combattere la violenza fisica, psicologica, verbale che trasforma i nostri ragazzi in vittime e carnefici? Come poter mettere un freno alla violenza dilagante anche sui social nell’orribile forma del cyberbullismo, ancora più accentuata oggi, che a causa dell’emergenza sanitaria i giovani si ritrovano chiusi in casa e in costante compagnia del web? Un luogo virtuale dove scovare i propri punti di riferimento e non si tratta sempre di modelli ed eroi positivi, quanto più trasgressivi…
Una risposta a queste domande si può trovare osservando il comportamento e l’impegno di quegli insegnanti che hanno deciso di mettere in gioco esperienza e competenza per “tentare” di debellare la piaga del bullismo e del cyberbullismo”, come la Professoressa Patrizia Chelini, che intervistata da Il Messaggero, racconta la sua esperienza di lungo corso, ben 23 anni, al servizio dell’insegnamento degli studenti del Corrado Melone di Ladispoli e dal 2017 come referente del progetto contro la violenza tra gli studenti della sua scuola.
“A scuola sono stati eletti 12 ragazzi dai loro compagni che ci aiutano”
Un impegno che la professoressa Chelini ha deciso di affrontare con una nuova tipologia di approccio: “in sostanza non sono solo più i prof a raccogliere le denunce o a verificare che nell’istituto non ci siano episodi incresciosi e rischiosi per la salute fisica e mentale degli alunni – scrive il Messaggero – A scuola sono stati eletti 12 ragazzi dai loro compagni che ci aiutano – spiega la professoressa Chelini al quotidiano – e ci avvisano se vengono a conoscenza di qualche episodio di bullismo o cyberbullismo, ma non come se fossero delle spie, il loro contributo è fondamentale perché riescono a vedere aspetti che magari a noi adulti sfuggirebbero e poi insieme decidiamo come intervenire”.
E di violenza sia fisica che verbale oggi nel mondo dei giovani ce n’è veramente troppa, ne abbiamo testimonianza tutti i giorni aprendo le pagine dei giornali. “C’è un vero sdoganamento della violenza fisica e verbale – racconta la professoressa al quotidiano – reso più facile anche dai modelli presi come riferimento. Penso alla musica ad esempio, ritenuta linguaggio universale. Molti giovani parlano come alcuni rapper ad esempio fanno propri quei linguaggi usandoli poi contro gli altri”.
Scrivere: un aiuto per stimolare i ragazzi
E il lockdown non ha certo aiutato. Chiusi in casa persi nella realtà virtuale dei web. I ragazzi hanno bisogno di essere guidati e stimolati, come ad esempio attraverso il racconto di se stessi e della propria opinione. “I ragazzi quando scrivono tirano anche fuori delle cose sorprendenti – commenta la professoressa Chelini – Ricordo ad esempio che tempo fa assegnai un tema partendo da Ariosto e dal Palazzo di Atlante per capire quali fossero i desideri da realizzare. Un’alunna scrisse che sognava la propria famiglia unita. Un altro compagno di poter avere una vita senza fretta. Ecco questi ragazzi hanno idee, pensieri profondi che vanno però solleticati e stimolati”