Spesso alla nascita di un figlio i ruoli di madre e padre vivono delle marcate differenze. Ma se la donna è più immediatamente portata a diventare “madre”, far diventare il padre il proprio migliore alleato è la strada da percorrere
Un po’ è questione di natura che, prima e dopo il parto, assegna a donne e uomini ruoli diversi. Un po’ lo fa lo stravolgimento delle abitudini quotidiane. Un po’ ci si mette anche l’atavica “divisione dei ruoli” che per quanto ci si senta moderni e progressisti ha ancora una certa presa… Fatto è che, quando nasce un figlio, la coppia è chiamata a trovare nuovi equilibri, nei quali non sia solo la donna, come vuole lo stereotipo, a trasformarsi in “mamma”, magari dovendosi destreggiare tra il bebè e un partner impacciato che fatica a trovare una sua collocazione all’interno della nuova situazione.
Rendere il padre dei figli il primo degli alleati
Vengono molto utili, allora, i consigli della psicoterapeuta Ivana Castoldi, autrice del libro Le ragioni degli uomini. Ciò che ogni donna deve sapere per fare del partner il suo miglior alleato (Feltrinelli, 2019) raccolti in un articolo del sito NostroFiglio, dove viene spiegato come il partner sia, proprio in momenti come questi, una risorsa su cui contare e non un ostacolo ulteriore.
Prima dei consigli, però, la Castoldi sottolinea un presupposto indispensabile: la scelta di avere un figlio deve essere condivisa. Se le motivazioni di partenza, infatti, non sono paragonabili, ricercare un equilibrio “dopo” sarà molto più complicato.
Altro presupposto è quello di prepararsi al fatto che, per quanto ben disposti, forti, consapevoli, ecc. l’arrivo si un figlio aggiunge un nuovo elemento alla relazione e ha un impatto imprescindibile sulle vite dei genitori.
La mamma, come abbiamo detto, è inevitabilmente catapultata subito nel suo ruolo di madre; questo, però, non significa che l’uomo non possa essere coinvolto fin da subito. Per esempio: spesso alla mamma viene spontaneo cercare l’aiuto della propria madre, sentendola naturalmente più vicina e “pronta”, questo, però, rischia di mettere l’uomo sullo sfondo, come se i bisogni di un neonato non fossero “affare suo”. Non è vero: anche i papà possono diventare buoni sostituti, e se non possono allattare (a meno di poppate artificiali), fare il bagnetto e cambiare il pannolino sono attività assolutamente… unisex.
Non annullarsi nella cura del bambino, né come singoli né come coppia
Ciò porta anche un altro vantaggio, quello di non rischiare che la donna di faccia completamente assorbire dal ruolo di mamma. Annullarsi per il proprio bambino non fa bene a nessuno e rischia di trasformare la cura di un neonato in una maratona sfiancante di cui non si vede l’uscita.
E il “non annullamento” passa proprio dall’alimentare la vita di coppia. Ok che può essere comodo dormire in letti diversi, magari perché la mamma si deve alzare per le poppate e il papà ha bisogno di riposare per andare al lavoro il giorno dopo, ma questo tipo di allontanamento rischia di aprire questioni che non si risolvono, portandosi dietro la perdita del desiderio e dell’intimità. “Sappiate – avverte la psicoterapeuta – che la stragrande maggioranza dei conflitti nel corso di un matrimonio si giocano sui figli e sul sesso”.
L’articolo, però, mette in guardia anche da un pericolo opposto: è bene che il papà partecipi e si faccia carico anche di quelle occupazioni che generalmente vengono attribuite alle madri, ma attenzione a non prolungare troppo questo atteggiamento, perché a un certo punto della crescita del bambino è bene che i ruoli di differenzino e di definiscano, con il papà che deve assumere “anche un ruolo più peculiare (per quanto certo non esclusivo): quello più autorevole e di riferimento in senso normativo.
La lunga riflessione si conclude con un punto fondamentale, che si ricollega al monito espresso in partenza della reale condivisione del desiderio di avere un figlio: all’interno della coppia ci deve sempre essere la capacità di collaborare e di essere coerenti. Anche nell’educazione e nel prendersi cura del bambino ci deve essere la volontà di portare avanti insieme un progetto. Ognuno darà il proprio apporto sulla base delle sue esperienze pregresse, della sua educazione, delle sue attitudini… ma sempre senza far mancare il dialogo, la collaborazione e il sostegno reciproco nel seguire una linea educativa comune.