Il tuo valore non è misurato da quanti like hai

Fondamentale è lavorare sull’autostima dei ragazzi per permettere loro di capire che sono molto di più di un cuoricino sotto una foto.

Sempre connessi, anzi  iper connessi. Sono così i giovanissimi di oggi, tanto a volte da confondere la realtà virtuale con la vita reale. Tanto da soffrire per un like. Tanto da morire per una incomprensibile sfida lanciata sui social e di certo pandemia ed isolamento non aiutano.

Quante volte scorrendo sui giornali gli ultimi terribili fatti di cronaca che coinvolgono adolescenti e web, leggiamo di genitori inconsapevoli, ignari di ciò che accadeva dietro la porta di quella cameretta  chiusa?

Ecco allora che per sconfiggere il cyberbullismo, per proteggere gli adolescenti dalla cattiveria che naviga sul web, dalla dipendenza dai social, non bisogna solo lavorare sui giovani, ma anche i genitori devono entrare in campo ed essere formati a conoscere e tutelare i propri figli dalle insidie della Rete.

“Scusi, ma lei ha mai provato a googolare il nome di sua figlia”?- chiede Michele Colajanni professore di sicurezza informatica nel dipartimento di ingegneria informatica dell’università di Bologna ad uno dei genitori presenti al webinar sulla sicurezza in rete e l’uso dei social organizzato dall’istituto comprensivo Castelfranco di Finale.

A raccontarlo è il quotidiano Gazzetta di Modena.

 Sono tanti i genitori “studenti” presenti alla diretta. Vogliono capire. Vogliono imparare. Soldati in prima linea per difendere i propri figli dai pericoli del web.

Basta googolare il nome di un figlio per scoprire immagini, linguaggi, commenti, di cui a volte non si immaginava nemmeno l’esistenza.

Se noi genitori possiamo trovare tutte queste cose in modo così semplice e banale, significa che tutti le possono e le potranno vedere – spiega Colajanni- L’oblio del nostro passato, delle nostre ragazzate non esiste più”.

Cosa possono fare allora i genitori per salvaguardare la “reputazione dei ragazzi” anzi per salvaguardare “i” loro ragazzi?

  1. Proteggerli fisicamente dalle continue e costanti aggressioni verbali ricevute in Rete

L’incitazione verbale e l’anonimato spingono i bulli a creare un’ondata di  centinaia di messaggi che travolge letteralmente il debole. I ragazzi pensano di potersi difendere, di farcela da soli ma si arriva ad un punto in cui non ci si spiega più il perché di tanta cattiveria e ci si abbandona – commenta il quotidiano – solo un adulto con cui confidarsi  può salvare la vittima di cyberbullismo”.

 Tutti noi adulti siamo coinvolti in questa lotta. Perché se spesso un genitore per un adolescente diviene una figura con cui porsi in contrasto, un insegnante, o un familiare, che ispiri fiducia al ragazzo potrebbe essere la persona giusta con cui parlare.

 

  1. Tutelare l’aspetto psicologico dei giovani utenti.

I social sono creati per essere attraenti, per coinvolgere gli utenti.  L’attesa di un like scatena dipendenza. Quando viene ricevuto, il cervello lo interpreta come una ricompensa e rilascia una “scarica” di dopamina.  Ci si sente bene.

Per questo motivo giovani e non solo, trascorrono così tanto tempo sui social, ma come tutte le dipendenze anche quella dalla Rete deve e può essere curata.

Fondamentale è lavorare sull’autostima dei ragazzi per permettere loro di capire che sono molto di più di un cuoricino sotto una foto e un commento o un apprezzamento non definiscono il loro essere, il loro valore o la loro personalità.