La scuola al tempo del covid: l’importanza del rapporto con studenti e professori

Quando sei piccolo hai bisogno di normalità e tutto quello che è regolare nella vita di un bambino da certezza e sicurezza. Da marzo queste certezze sono crollate. A partire dalla frequenza scolastica”.

In questo strano 2020 segnato dall’emergenza, la scuola è stata e continua ad essere uno tra gli argomenti caldi al centro dell’attenzione della politica e dell’opinione pubblica.

Al termine delle scorse vacanze invernali, nessuno si attendeva la repentina evoluzione che in pochi mesi avrebbe portato alla chiusura degli istituti scolastici e alla ripresa delle attività didattiche “da remoto” con grande fatica ed encomiabile impegno di dirigenti scolastici, professori, alunni e famiglie.

Ma l’impossibilità di poter frequentare le lezioni in presenza, nella prima fase della pandemia, ha portato, a molti studenti, anche un po’ di nostalgia per la “scuola tradizionale”.

Dalle anticipazioni sull’VIII rapporto di ricerca realizzato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” intervistando giovani tra i 16 e i 19 anni e rese note ad aprile, emerge infatti come il 43,2% degli studenti, pur giudicando positivamente l’esperienza della dad, ha provato nostalgia per la mancanza delle lezioni in presenza.

Un sentimento certamente condiviso dai più piccolini, per i quali la scuola riveste un ruolo chiave anche per la socialità e la relazione con i coetanei. Esperienza fondamentale per tutti i bambini, ma ancora di più per i minori ospiti delle comunità mamma e bambino, ai quali la vita scolastica regala quella “normale” quotidianità di cui sono temporaneamente privi.

L’importanza della scuola per i minori ospiti delle comunità mamma – bambino

Per i nostri bimbi la socialità e tutto quello che si vive a scuola ha a che fare con una routine quotidiana importante – racconta Rosa Flauto, coordinatrice pedagogica della comunità mamma – bambino Casa Caterina, in Ai.bi dal 2013 – vivono con i loro coetanei, si frequentano tutti i giorni. I bambini chiamano la comunità ‘la nostra casetta’ e noi facciamo di tutto per fargliela vivere come tale, ma di fatto rispetto ai loro amichetti che dopo la scuola tornano dalle loro famiglie, per loro non è cosi. Immaginiamo cosa significhi per dei bambini che già non vivono in quella che è la loro casa naturale, interrompere anche un pezzo di normalità com’è la frequenza scolastica”.

 I minori accolti nelle comunità mamma –bambino di Ai.Bi. sono piccoli giunti nelle strutture su segnalazione dei servizi sociali o del tribunale per i minorenni. Bambini fragili, che hanno bisogno di sentirsi accolti ed amati e di ritrovare la tranquillità di un’infanzia serena.

L’inizio della pandemia prima e la didattica a distanza poi, hanno significato per lo staff di Casa Caterina, la riorganizzazione di tutto il lavoro attorno alla comunità, aiutati anche grazie all’utilizzo di tablet e strumenti elettronici ricevuti in dono da Ai.Bi da Syngenta, azienda dedicata all’agricoltura a livello globale, ed impiegati per permettere ai bambini di continuare le lezioni da remoto.

Istruzione ma anche relazione

Ma il problema della scuola durante l’emergenza covid non si ferma solamente all’istruzione, coinvolge anche la socialità e la relazione, così importanti per la crescita dei bambini e degli adolescenti.

Oltre l’aspetto della didattica, per la quale mamme, educatori e scuola si sono impegnati per dare continuità, la cosa che ha colpito maggiormente i bambini è stata la mancanza di contatto con i loro coetanei – sottolinea Rosa Flauto –e capire che cos’era questo virus, perché c’era, quando sarebbero potuti tornare alla normalità”.

Una mancanza di contatto acuita anche dal fatto che, per motivi di sicurezza, nella prima fase dell’emergenza, gli incontri con gli altri familiari e a volte  con i papà sono stati sospesi per diversi mesi.

“Sono bambini provenienti da situazioni di fragilità familiare, psicologicamente ne hanno risentito moltissimo – chiarisce Rosa Flauto – Erano stanchi di stare in casa, volevano rivedere i loro amici. Ci siamo dovuti inventare una nuova normalità. Quando sei piccolo i riti sono fondamentali. Quando sei piccolo hai bisogno di normalità e tutto quello che è regolare nella vita di un bambino da certezza e sicurezza. Da marzo queste certezze sono crollate. A partire dalla frequenza scolastica a quando avrebbe potuto vedere i loro papà. Il rischio delle malattie, il tenere la distanza con i bambini più piccoli. L’impossibilità di poter salutare in presenza le maestre alla fine dell’iter scolastico…”.

 Per fortuna ci sono le maestre!

 Si perché nelle giornate trascorse a scuola ogni piccolo studente non si raffronta solo con i propri compagni di classe. Un ruolo importante per ogni bambino lo svolgono anche gli insegnanti, che spesso si trasformano per i minori, in figure di riferimento, punti fermi nella vita dei bimbi.

E le maestre durante la prima fase dell’emergenza non si sono perse d’animo: “Sono state bravissime, hanno realizzato degli incontri, anche per quelli più piccoli che andavano all’asilo, con i quali puoi fare poco per quanto riguarda le attività didattiche, ma una volta a settimana chiamavano ogni nucleo familiare e li coinvolgevano in attività, o gli facevano vedere tutta la classe sulle piattaforme multimedialiInsomma hanno trovato delle modalità per stargli vicino in modo differente. Sono state presenti nella didattica, perché l’aspetto dei compiti è stato un po’ impegnativo. Tutte le famiglie sono state contattate dalla scuola per riunirsi e per confrontarsi” racconta la pedagogista.

L’estate prima della ripresa delle lezioni…

Poi l’anno scolastico ha avuto termine ed è arrivata l’estate caratterizzata dall’attesa di conoscere l’esito e le modalità del ritorno in aula: “I bimbi erano tutti entusiasti di tornare a scuola– sottolinea Rosa Flauto – Le scuole sono state molto puntuali a fornire informazioni anche a noi che gestiamo questi servizi. Per un bambino che era felicissimo di iniziare l’asilo abbiamo comprato zainetto, colori, astuccio, materiale scolastico. Insomma abbiamo fatto quello che si fa un po’ in tutte le famiglie, ma con un po’ di enfasi in più, perché in alcuni casi i bambini hanno necessità di essere motivati e in altri di essere accolti nel loro entusiasmo, se sei entusiasta tu contagi anche loro. Hanno molto bisogno di sentire che sono visti e pensati. La comunità non è un posto asettico, non lavori solo sulla difficoltà della mamma”.

La scuola si è anche attivata, alcuni giorni prima dell’inizio delle lezioni, per accompagnare il rientro dei bambini che presentavano qualche carenza nel linguaggio con dei corsi di recupero e spiegando bene alle mamme di cosa dovessero dotare i piccoli studenti per l’inizio delle lezioni, come le mascherine, l’importanza dell’igiene e del distanziamento.

E i bimbi alla ripresa delle lezioni non si sono lasciati intimorire dalle nuove regole e anzi sono stati molto collaborativi capendo la difficoltà della situazione.

Merito loro, delle famiglie e dei professori che sono stati vicini ai loro studenti anche nella prima fase dell’emergenza facendogli capire che erano nella loro testa e  nel loro cuore.

Perché “Vedere un professore che ti accoglie con un sorriso, un insegnante che ha voglia di tornare a fare il proprio lavoro in presenza- racconta-Rosa Flauto– Mette in atto solo energie positive!”.

 

Maria Cristina Sabatini