Conseguenze psicologiche del virus e del lockdown sui giovani: un’epidemia di solitudine e stress

Le fasce di età più legate a una visione di progettualità e di futuro soffrono più delle altre il confinamento e la lontananza da amici e parenti

A causa della pandemia da Coronavirus e delle conseguenti misure di contenimento, il 55% degli italiani soffre di solitudine e isolamento. Secondo un sondaggio de Il Sole 24 Ore a subire maggiormente questa situazione sarebbero però i giovani: nella fascia di età tra 18 e 34 anni si riscontra la quota più alta (32%) di coloro che dichiarano di partire questa sensazione “spesso”. “Un livello – spiega un articolo lo stesso quotidiano – che scende al 21% tra chi ha invece più di 55 anni. L’età più protesa verso la progettualità è, dunque, quella a cui la solitudine sta erodendo prospettive, mentre gli anziani sembrano reagire meglio”.

Tra coloro che soffrono la solitudine in generale, anche con frequenza inferiore, al primo posto ci sono ancora i giovani, con una quota del 70%. Giovani che, spiega ancora Il Sole, “sono ostacolati nel loro percorso di studio e obbligati a rinunciare alle consuete relazioni sociali, le uscite con gli amici, i viaggi e lo sport preferito”. A proposito delle relazioni, bisogna notare cha “la difficoltà nel riuscire a frequentare i propri amici, il partner o i parenti” risulta la motivazione principale di questo senso di isolamento e tristezza nel 61% dei casi. Questa situazione, per paradosso, rischia anche di sospingere chi è colpito da queste sensazioni verso l’isolamento. Nel 77% dei casi infatti le “persone estranee” sarebbero infatti percepite come “ostili e minacciose”.

E, nonostante tra i giovani il loro utilizzo sia come noto diffusissimo, anche i social sono vissuti con fastidio tra chi soffre di solitudine.“Il 53%” di loro, “pur utilizzandoli, avverte disagio nel doversene servire come canale di contatto con le altre persone”. E anche secondo uno studio pubblicato su Public Health e condotto durante le prime sei settimane di lockdown in Gran Bretagna ha evidenziato come siano proprio i giovani a essere a rischio di depressione.

L’allarme-giovani è stato rilanciato, nei giorni scorsi, dal presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari. “In Italia, purtroppo, siamo molto in ritardo, con una visione obsoleta riguardo al benessere emotivo delle persone – ha commentato in un’intervista con Il Quotidiano del Sud – Circa dieci giorni fa ho scritto al Premier Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere l’inserimento di una competenza psicologica nel Comitato Tecnico Scientifico(…)”.

“Nel definire le chiusure, le strategie, il Governo, le Regioni, il CTS dovrebbero considerare anche l’impatto psicologico“, ha aggiunto.

Chiunque volesse approfondire o avesse necessità di supporto professionale, può contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori al numero 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.