Secondo la ricerca, da marzo ad agosto 2020, sono stati 338 i minori ad aver raggiunto la pubertà anticipatamente, rispetto ai 152 casi dell’anno precedente. Il fenomeno ha interessato soprattutto le bambine intorno ai 7 anni.
In Italia, nel 2020, è aumentato del 122% il numero di minori che hanno raggiunto precocemente la pubertà (viene definita pubertà precoce quella raggiunta dalle bambine prima degli 8 anni e dei bambini prima dei 9 anni di età). Secondo, infatti una ricerca promossa dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma insieme ad altri 4 Centri di Endocrinologia pediatrica, è stato rilevato come, da marzo ad agosto 2020, siano stati ben 338 i minori ad aver raggiunto la pubertà anticipatamente, rispetto ai 152 casi dell’anno precedente. Il fenomeno ha interessato soprattutto le bambine intorno ai 7 anni di età.
Lo studio, pubblicato da Endocrine Connections, conferma i numeri della precedente ricerca del Reparto di endocrinologia sempre del Bambino Gesù, (Italian Journal of Pediatrics 2021).
Pubertà anticipata: fattori scatenanti ambientali tra le possibili cause
Lo studio ha osservato un maggiore aumento dei casi nelle bambine soprattutto nella seconda metà del periodo di osservazione (236 bambine del periodo tra giugno e settembre rispetto alle 92 bambine tra marzo e maggio 2020, con un incremento del 156%). Non è stato invece rilevato un aumento significativo dei casi nei maschi (10 pazienti nel 2010 contro i 12 del 2019).
“Al momento – spiega Carla Bizzarri, pediatra endocrinologa del Bambino Gesù che ha coordinato lo studio- non abbiamo spiegazioni per questa differenza tra i sessi. Sappiamo però che la pubertà precoce è molto meno comune nel maschio rispetto alle femmina ed è più spesso il risultato di mutazioni genetiche predisponenti o disturbi organici dell’asse ipotalamo-ipofisario. Possiamo ipotizzare che l’impatto di fattori scatenanti ambientali, quali quelli correlati alla pandemia, sia meno significativo sui tempi della pubertà maschile”.
Nelle interviste effettuate alle famiglie delle bambine con pubertà precoce sono emersi alcuni elementi ricorrenti, tra i quali un aumento significativo dell’uso dei dispositivi elettronici, una drastica riduzione dell’attività fisica, dovuta alla pandemia e nel 63% dei casi un aumento dello stress.
“Sappiamo oggi – prosegue la dott.ssa Bizzarri – che la secrezione dell’ormone ipotalamico che dà inizio allo sviluppo puberale (GnRH) è regolata a livello del cervello, ma i meccanismi responsabili non sono ancora completamente noti. Potremmo presumere che una disregolazione dei neurotrasmettitori cerebrali indotta dallo stress sia alla base dell’aumento di nuovi casi di pubertà precoce osservati durante la pandemia. Lo stress potrebbe agire come un fattore scatenante più potente sui neuroni che secernono GnRH nelle ragazze con ulteriori fattori di rischio, come uno stile di vita sedentario e un eccessivo uso di dispositivi elettronici già evidenti prima della pandemia. La verifica di questa ipotesi apre interessanti prospettive di sviluppo per la ricerca clinica nel campo della pubertà precoce dei prossimi anni”.
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