L’ evoluzione delle lezioni on Line. Dalla DAD alla Didattica Digitale Integrata. Ecco cosa cambia

La DDI è una nuova idea di scuola, che va oltre la situazione emergenziale per garantire agli studenti e alle famiglie opportunità educative innovative e stimolanti ma è fondamentale investire nella formazione.

Il Covid ha sancito l’inizio di una nuova era della formazione ed educazione di bambini e ragazzi.

Se tra qualche anno ci chiedessero di raccontare questi tempi con delle parole chiave, una di queste sarebbe certamente DAD: didattica a distanza.

Il lockdown è uno spartiacque fondamentale che sancisce il superamento della scuola del passato: quella in cui si apprende solo seduti al banco, con carta, penna e calamaio.

DAD: la didattica dell’emergenza

La DAD è stata la modalità con cui scuola e istruzione hanno risposto all’emergenza, traghettando totalmente la dimensione dell’apprendimento su piattaforme on line.

La DAD presuppone strategie didattiche totalmente a distanza, perdendo, tra le altre cose, l’interazione propria delle lezioni in classe, la ricchezza della comunicazione non verbale, la relazione sociale diretta e reale con insegnanti e compagni.

Ma il limite principale della DAD è quello di aumentare le diseguaglianze, rendendo la scuola meno inclusiva per coloro che si trovano in situazioni di svantaggio, aggravando la povertà educativa.

La DAD è stata ed è una risposta immediata ad un’emergenza, che ha permesso di esplorare nuove metodologie e nuovi strumenti, ma che deve necessariamente evolversi in una modalità di tipo misto: la DDI.

DDI: Didattica Digitale Integrata… la nuova DAD 2.0

 La DDI – Didattica Digitale Integrata è, appunto, una modalità di tipo blended: si basa su una progettazione digitale che si affianca alla didattica in presenza integrandola e potenziandola dal punto di vista dell’offerta formativa.

Si tratta quindi di una nuova idea di scuola, che va oltre la situazione emergenziale per garantire agli studenti e alle famiglie opportunità educative innovative e stimolanti.

Perché  questo sia possibile, e perché  l’Italia non resti indietro rispetto agli altri Paesi europei, è fondamentale che si investa nella formazione dei docenti, nell’informazione delle famiglie e nelle infrastrutture informatiche, per garantire realmente equità nell’accesso a formazione, istruzione ed educazione.

La comunità educante ha un ruolo chiave in questo processo, a sostegno di un’innovazione digitale che sia a servizio di studenti, famiglie e educatori.