Lockdown e compiti a casa: come aiutare correttamente i propri figli?

Regolarità, pazienza, concentrazione sono fondamentali per creare le condizioni ideali

Sulla scuola e sulle famiglie si staglia, minacciosa, l’ombra di un nuovo lockdown a causa della pandemia da Coronavirus. Ecco che, allora, torna la necessità, per i genitori, di aiutare i propri figli nei compiti a casa. Comunque, lockdown o meno, ci sono delle “buone regole” che andrebbero sempre osservate. Anche perché ci sono bambini per i quali, trovando difficoltà nel concentrarsi a scuola, i compiti svolti nella tranquillità domestica sono fondamentali per comprendere concetti che altrimenti perderebbero. Bengy Maylis, del web magazine Aleteia.org, spiega quali possano essere i “trucchi” che i genitori devono applicare per aiutare correttamente i propri figli nell’apprendimento domiciliare.

Prima di tutto – scrive infatti – la regolarità paga; con tutti i bambini, ma ancora di più con quelli che hanno difficoltà”. In secondo luogo “per quanto riguarda la durata, il bambino non ha la stessa nozione di tempo dell’adulto e supera facilmente il limite di tempo. Per i più lenti, è meglio dare un tempo definito, e non mollare! Non si può superare la mezz’ora in prima e in seconda elementare, tre quarti d’ora in terza e quarta, e un’ora in quinta. Se è troppo, ci si ferma a discuterne con l’insegnante che riadatterà il lavoro”.

Inoltre, sembrerà banale ma “creare le condizioni ideali rende le cose più facili. Il silenzio è essenziale: niente musica, niente TV, niente videogiochi nelle vicinanze, per liberarsi da tutte le fonti di distrazione. L’obiettivo è la concentrazione, e solo su ciò che deve essere assimilato”. A questo si può aggiungere che “i bambini che si sentono meno a loro agio a scuola sono distratti da cose insignificanti. Una camera e una scrivania ordinate li aiuteranno a raccogliersi. Alcuni insegnanti sono abituati a praticare alcuni esercizi di rilassamento prima di lavorare. Perché non fare lo stesso a casa?”.

“Il bambino in difficoltà non è in grado di lavorare in modo autonomo, ha bisogno di un adulto che sia una guida rassicurante e incoraggiante”. Questo può essere sia il genitore che, nel caso questi non abbia la pazienza necessaria, una persona esterna. “Adottare un atteggiamento positivo – quindi – significa favorire tali incoraggiamenti”.

Nel libro “Aiutare il figlio con difficoltà scolastiche“, la psicologa Jeanne Siaud-Fachin ha spiegato che il bambino deve sapere dove sta andando e come: “Il quadro deve essere chiaro per non perdersi. Fissiamo obiettivi intermedi, e ogni tappa superata stimolerà lo sforzo da compiere in seguito. Infine, tenere spesso informato il figlio sulle sue performance, perché deve sapere subito se è sulla strada giusta”.

Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.