A Torino nasce il Family Sharing, dove le famiglie in difficoltà si aiutano tra loro

“La sfida è costruire un affidamento “TRA famiglie” e non più “DA famiglia A famiglia”, puntando sulla motivazione e sulla capacità delle famiglie di arrivare a soddisfare i propri bisogni a partire da una riattivazione delle proprie risorse personali”.

 A Torino è nato il “Family Sharing”, il “primo servizio di affido familiare reciproco tra famiglie in condizione di fragilità ideato e organizzato dalla cooperativa sociale il Margine, nell’ambito di “Torino Social Factory” con il cofinanziamento dell’Unione Europea.

Si tratta di un progetto che vuole mettere in rete “potenzialità e bisogni complementari” di famiglie in “condizione di fragilità” segnalate dai servizi sociali.

Tali famiglie divengono, per la prima volta, sia nuclei beneficiari di forme di sostegno, sia erogatrici concretamente di aiuto, in un’ottica “orizzontale” che non le vede solo beneficiarie passive ma anche soggetti attivi, risorse importanti per un’altra famiglia in difficoltà.

Un affidamento tra famiglie che, si legge sul sito della cooperativa: “nasce nel solco dell’istituto dell’affidamento diurno nato nel 2003 dal progetto “Dare una famiglia ad un’altra famiglia” per fare un passo avanti: la sfida è costruire un affidamento “TRA famiglie” e non più “DA famiglia A famiglia”, puntando sulla motivazione e sulla capacità delle famiglie di arrivare a soddisfare i propri bisogni a partire da una riattivazione delle proprie risorse personali”.

Le fasi del progetto

Il progetto, si legge sul web magazine L’Italia che cambia, prevede una prima fase, in cui, dopo un’attenta valutazione delle risorse e dei bisogni reciproci, i servizi sociali selezioneranno e abbineranno le famiglie interessate.

In una seconda fase, un family coach affiancherà i nuclei familiari con l’obiettivo finale di ridurre man mano il proprio intervento “grazie a un virtuoso processo rigenerativo attivato dall’interazione tra le due famiglie (che verranno comunque seguite per un periodo di follow-up)”.

Ad oggi, l’iniziativa, in via sperimentale, coinvolge i distretti sud-est e nord-est di Torino.