Riparte l’iter di discussione della legge sui “caregiver familiari” ma contributi figurativi o scivoli per il prepensionamento sembrano da escludersi
Secondo uno studio effettuato dall’ISTAT e riportato dal Corriere, sono circa 7,3 milioni i caregiver in Italia, di cui oltre due milioni con impegni pesanti, superiori alle venti ore settimanali.
Un lavoro quotidiano e a tempo pieno, che non ammette pause né distrazioni e che il coronavirus non ha di certo agevolato.
A fornire cure ed attenzioni sono principalmente le donne: “Oltre il 60% – riporta il Corriere- spesso con più ruoli familiari da sostenere perché si tratta di over 40 che lavorano e oltre a occuparsi di genitori o parenti malati devono occuparsi anche dei figli e della casa. Senza di loro, moltissime persone fragili sarebbero senza assistenza”.
Il loro è un ruolo faticoso e fondamentale per l’equilibrio della famiglia e della società stessa, ma purtroppo ancora non riconosciuto dal nostro ordinamento dal punto di vista legislativo, perché una vera e propria legge sui caregiver familiari ancora non esiste. O meglio un progetto di legge “Incardinato nel 2018 – spiega First, come riporta Orizzonte Scuola – è fermo dal mese di luglio 2020, in attesa di una pseudo relazione tecnica del Governo”.
Ora, la buona notizia, riporta Avvenire è che la legge sui “caregiver familiari” riprenderà finalmente ad essere discussa in Commissione Lavoro del Senato, ma purtroppo c’è anche una cattiva notizia: “le ipotesi di assicurare contributi figurativi – spiega il quotidiano– o scivoli per il prepensionamento ai familiari che si prendono cura di un parente convivente non autosufficiente, sono da escludersi”.
“Approvare così la legge – spiega Alessandro Chiarini, presidente di Confad, su Avvenire – senza agevolazioni previdenziali, significherebbe farla partire già zoppa. I caregiver molto spesso hanno dovuto abbandonare il lavoro e si ritrovano scoperti sul piano previdenziale. Per molte categorie di lavoratori vengono ipotizzati scivoli pensionistici significativi, ma quale lavoro è più usurante della cura per anni di una persona gravemente malata o con forti disabilità? Non si tratta di assicurare contributi figurativi a milioni di persone, ma a qualche centinaio di migliaia – 600mila secondo una stima – possibile che non ci siano risorse per questo?».
Possibile che non si riesca a trovare la quadra per i caregiver familiari?
Tra i dubbi sollevati da First come riportati da Orizzonte scuola ve ne anche uno legato alle risorse del PNNR.
“Visto che nel preambolo (del PNNR) si afferma che è importante il “riconoscimento del valore sociale di cura” – spiega FIRST– vogliamo immaginare in primis quello offerto dai CAREGIVERS; In quale parte del PNNR, nell’ambito delle missioni M5CI, (Politiche attive per l’occupazione e il lavoro), e M5C2 (Infrastrutture sociali – Famiglie – Comunità e Terzo settore), si intravedono degli interventi specificatamente indicati e miranti all’effettivo riconoscimento del valore sociale di cura? Infine, ritenute le ingentissime risorse previste dal PNNR ci chiediamo: se non ora quando?”