Catfishing. Una nuova trappola online per gli adolescenti?

Gentilissimi, qualche giorno fa ho sentito parlare di un nuovo rischio per gli adolescenti: il catfishing. Come madre di un maschietto di 16 anni, mi sono subito andata ad informare in quanto mio figlio passa spesso le ore sui social. Se ho capito bene, il catfishing è il furto dell’identità nelle modalità online.

Ci mancava pure questa! Come faccio a stare dietro a tutto per proteggere mio figlio? Aiutoooo!

Un genitore preoccupato

Eh si, caro genitore! Le nuove tecnologie e tutto il mondo virtuale a cui i nostri giovani sono sicuramente più avvezzi di noi, hanno portato alla nascita di nuove questioni educative. Negli ultimi giorni si è parlato proprio di catfishing, ovvero l’utilizzo di immagini e di informazione “prese” da account di social media di altre persone, al fine di creare una nuova e finta identità online. In sostanza, si utilizza l’identità di un’altra persona come se fosse la propria. E’ stata proprio un’indagine realizzata da Kaspersky, in collaborazione con Giffoni Innovation Hub, a mettere in luce alcuni dati inquietanti: a 6 ragazzi su 10 è capitato di imbattersi in profili falsi sui social e quasi metà di loro confessa di averli creati. Fra le motivazioni ci sono la voglia di divertirsi, di provare l’emozione di essere un’altra persona, commentare senza essere riconosciuti, la decisione di non apparire in prima persona per la paura di essere derisi (body shaming).

Catfishing: una trappola online per adolescenti? Cosa sapere

Al di là delle motivazioni, ciò si traduce in una maggior esposizione al rischio di truffe e di minacce. Dal punto di vista legale, il catfishing è un reato. Già solo la dichiarazione mendace di informazioni negli account dei social network è sufficiente per rispondere al reato di sostituzione di persona. L’articolo 494 del Codice Penale contempla tale reato in quanto relazionarsi con una falsa identità online trarrebbe in inganno gli altri utenti che sulle informazioni di quel profilo fanno affidamento. In sostanza, dichiarare informazioni false (es. stato civile, cittadinanza ecc.) viene qualificato già come reato, il quale può essere perseguito d’ufficio e punito con la reclusione fino ad un anno.

L’argomento è sicuramente complesso e deve essere trattato anche su altri livelli. La prevenzione: educare e formare i giovani all’utilizzo delle nuove tecnologie dovrebbe essere uno degli argomenti da trattare a Scuola perché essa è il principale ambito di formazione e di educazione. Tenendo conto di quanto il lockdown ha significato per tutti gli studenti (mi riferisco alla didattica online e all’utilizzo di nuove piattaforme/tecnologie), la Scuola non può più permettersi di essere “impreparata” e in “ritardo”. In secondo luogo, è bene che anche le famiglie si formino e si aggiornino: i Genitori devono interessarsi a queste nuove modalità per stare sul pezzo con i propri figli, altrimenti parlerebbero sempre più linguaggi differenti!

Il secondo livello al quale dobbiamo porre attenzione è quello della relazione: attraverso il dialogo, il mondo degli adulti può riconoscere i rischi che possono incontrare i loro ragazzi. Ciò deve essere fatto senza giudicare le nuove abitudini. Occorre stare loro affianco, accompagnandoli con discrezione e con intenzione educativa. Il mondo ormai è questo e noi possiamo solo dare buoni strumenti ai nostri figli, affinché possano affrontare la realtà in maniera preparata e competente

Infine vi è il livello di cura: una volta verificato che il proprio figlio è stato vittima di catfishing è opportuno rivolgersi a esperti in materia. Essi possono essere un legale, la pubblica sicurezza, l’autorità giudiziaria. Non sottovalutiamo anche le componenti psicologiche; spesso, le vittime hanno bisogno di sostegno per superare i traumi vissuti.

Chiedere aiuto come ha fatto lei in questa sua domanda non è mai banale. E’ una cosa seria ed importante.

Per questo motivo le lascio i nostri riferimenti: può contattarci allo 3400088431 o scrivendo una mail a cefam@coopaibc.it.

Diego Moretti

Pedagogista e responsabile d’area per i Servizi di sostegno alla famiglia offerti dal CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori