Blue Whale Challenge: ora si rischia la galera con il “gioco” della morte. Arriva la prima condanna per istigazione all’autolesionismo

Diciotto mesi di carcere per istigazione all’autolesionismo per la donna che ha costretto tramite i social una minorenne a infliggersi tagli sul corpo nel contesto del”gioco dell’orrore” Blue Whale Challenge

Ultimamente è uscito dai radar delle notizie, ma pochi anni fa il “Blue Whale Challenge” aveva creato non pochi allarmi e suscitato un acceso dibattito. Quello che venne definito il “gioco dell’orrore”, anche se le sue dinamiche non sono mai state chiarite fino in fondo, secondo le ricostruzioni dei più finiva per spingere gli adolescenti, attraverso 50 “prove” sempre più estreme, fino al suicidio.
Ora, a distanza di oltre due anni, è arrivata la condanna per una giovane donna di 25 anni rea, fingendosi “curatore” della Blue Whale Challenge, di avere spinto tramite i social una minorenne di Palermo a infliggersi dei tagli sul corpo, chiedendole inoltre delle prove fotografiche per compiere la prima delle 50 sfide previste. Il processo, celebrato dal Tribunale di Milano in seguito all’inchiesta coordinata dal pm Cristian Barilli, ha portato a una condanna di diciotto mesi di carcere, con pena sospesa, per le le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravati.

A riportare la notizia è Il Messaggero che sottolinea come la spinta conclusiva per un processo durato due anni sia stata data da genitori e insegnanti, preoccupati per la sicurezza di figli e alunni che frequentano i social network, nonché grazie all’inchiesta di una giornalista entrata in contatto tramite i social con una dodicenne che aveva iniziato a seguire le sfide dettate dall’imputata.

Al di là dell’episodio specifico, la sentenza ribadisce il pericolo che i social possono comportare per i più piccoli, specie se lasciati soli a utilizzarli e senza un adeguato sostegno, anche educativo, da parte delal famiglia e della scuola.