Coronavirus. Emergenza giovani: episodi di autolesionismo in crescita del 30% nella seconda ondata

“Se la scuola non c’è l’affermazione di se passa attraverso valori negativi: le risse per strada, l’autolesionismo, i litigi violenti”…

La seconda ondata del covid 19 ha trascinato con sé un dato allarmante riguardante la salute dei nostri giovani: i tentativi di suicidio e di autolesionismo in bambini ed adolescenti, da ottobre sono aumentati del 30%.

A renderlo noto il quotidiano La Verità:

Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo – commenta Stefano Vicari, direttore dell’unità complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ Ospedale Bambino Gesù di Roma sul quotidiano– al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per attività autolesionistiche”.

 Si tratta nella quasi totalità di casi (90%) di adolescenti e giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno tentato il suicidio.

Per renderci conto della gravità del dato è sufficiente rapportare il numero di ingressi al Bambino Gesù nel 2011 per attività autolesionistica, pari a 12 ingressi nell’anno, a quella del 2020 dove i casi sono balzati ad oltre 300.

Il motivo di questa tragica emergenza?

Il forte stress che la pandemia sta causando nei più giovani.

La pandemia– osserva il neuropsichiatra – sta facendo aumentare lo stress e lo stress facilita la comparsa di una serie di disturbi, principalmente disturbi d’ansia, disturbi del sonno e depressione”.

Ed ecco allora che i giovani si chiudono,  si infliggono delle ferite o divengono aggressivi verso il prossimo. Tutti sintomi del profondo disagio interno che li attanaglia.

Isolati. Senza poter condividere ansie e paure con i propri coetanei il disagio non fa che aumentare e la chiusura delle scuole non ha aiutato.

L’importanza della scuola

La scuola è: “il luogo di formazione del carattere e della conoscenza – afferma Vicari- se la scuola non c’è l’affermazione di se passa attraverso valori negativi: le risse per strada, l’autolesionismo, i litigi violenti, con compagni e genitori. I giovani hanno necessità di ribellarsi, ma più riduciamo gli spazi di possibile deragliamento, gli spazi in cui possono infrangere le regole sotto lo stretto controllo dell’adulto, più queste ribellioni diventano violente. In questa emergenza i giovani sono stati dimenticati. Devono invece essere rimessi al centro dell’attenzione”.