Può mia figlia minorenne scaricare una app di giochi dal cellulare senza il mio consenso?

Gentile redazione, mi chiamo Sara e sono mamma di una bambina di 6 anni di nome Matilde. Qualche settimana fa, giocando con il mio smartphone, che avevo lasciato sbadatamente incustodito, mia figlia ha scaricato da sola una app di giochi a pagamento. Allora mi sono chiesta, quanto queste applicazioni  dedicate ai bambini sono sicure per la privacy dei nostri figli? I minori possono veramente acquistarle così liberamente? Non corrono dei rischi?

Grazie Sara

 

Cara Sara,

secondo una ricerca di Federprivacy, riportata dal quotidiano Italia Oggi, dall’analisi di 500 app di giochi disponibili su google play store, è risultato che il 90% delle applicazioni, fornisce una qualche informativa sulla privacy ma allo stesso tempo, nell’87% dei casi manca un responsabile per la protezione dei dati incaricato di vigilare sul rispetto delle norme, a cui gli utenti possono rivolgersi in caso di necessità per esercitare i loro diritti. Senza considerare che il 42% delle app sono sviluppate in Paesi non considerati “sicuri” per quanto riguarda la tutela della privacy. Che nel 94% dei casi è presente nell’applicazione almeno uno strumento utile a raccogliere informazioni sull’utente utilizzatore del gioco e che nel 99,6%  è sempre riscontrabile almeno una richiesta dell’app di poter accedere al dispositivo per poter controllare ad esempio microfono o webcam.

Per venire alla sua domanda se sia legale e sicuro per i minori acquistare un app di giochi senza il consenso dei genitori, il nostro ordinamento stabilisce  che la capacità di agire, ossia la capacità di esercitare liberamente il contenuto dei propri diritti e di assumere obbligazioni, si acquisti al compimento del diciottesimo anno d’età. Prima di questa scadenza il minore è soggetto alla potestà dei genitori. Ciò vuol dire che il minore di età non può concludere un contratto senza il consenso di mamma e papà.

Anche l’articolo 8 del regolamento UE sulla privacy n.2016/679 che disciplina  “le condizioni applicabili al consenso dei minori in relazione ai servizi della società dell’informazione”,  al quale la legge italiana si attiene, stabilendo che il trattamento dei dati personali del minore sia lecito ove abbia compiuto almeno 14 anni, prevede all’ultimo paragrafo, che le regole speciali sul consenso relative al trattamento dei dati non pregiudicano “le disposizioni generali del diritto dei contratti degli Stati membri, quali le norme sulla validità, la formazione o l’efficacia di un contratto rispetto a un minore”.

Bisogna allora capire se l’acquisto di una app possa o meno essere considerato adesione ad un contratto anche se gratuito. Dato che come si legge su Italia Oggi “è evidente che anche quando una app è gratuita in realtà sta raccogliendo i dati dell’utilizzatore”.

Secondo una recente sentenza della prima sezione del TAR del Lazio, la n. 261 del 2020, è da considerare contratto anche lo scambio di servizi contro dati.

Insomma occorrerà valutare se dalla conclusione dell’accordo sorgano o meno obbligazioni a carico anche solo di una parte. In tal caso per l’acquisto dell’app occorrerà  il consenso del genitore.

Cara Sara, è bene sempre tenere a mente che le app possono raccogliere e trattare una grande quantità di dati personali, a volte anche di natura sensibile, possono avere accesso alla rubrica dei contatti, a foto, ai dati della carta di credito, registrare informazioni sulle abitudini di vita. È sempre quindi meglio evitare che i minori scarichino e utilizzino app da soli. Se  vostra figlia utilizza  dispositivi anche di altri familiari, meglio creare un profilo con impostazioni di utilizzo limitate in modo tale da rendere alcuni contenuti ed applicazioni installate a loro irraggiungibili.

Se vuole approfondire l’argomento, non esiti a contattarci al 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail  cefam@fondazioneaibi.it

 Cefam Ufficio Relazioni con il pubblico